Negli Stati Uniti i neri muoiono più dei bianchi
I dati del Michigan, dell'Illinois e del North Carolina dicono che la COVID-19 colpisce gli afroamericani in percentuale maggiore: c'entrano le disuguaglianze
I dati sull’epidemia da coronavirus (SARS-CoV-2) diffusi dal governo degli Stati Uniti non dicono in quale percentuale contagiati e morti siano neri o di altre origini etniche, ma secondo i dati di alcuni stati e alcune città sembra che a causa della COVID-19 muoiano più afroamericani che bianchi.
L’Illinois, lo stato dove si trova Chicago e dove il 14 per cento della popolazione è nera, ha attualmente 12.262 casi confermati di infezione da SARS-CoV-2: il 29 per cento delle persone infettate è afroamericano; se si considerano i soli morti, la percentuale di afroamericani sale al 42 per cento. Le percentuali variano un po’ se si considera la sola Chicago, che è la città più grande dello stato e la terza città più popolosa degli Stati Uniti: ha poco meno della metà dei contagi confermati dell’Illinois (5.043), ma gli afroamericani sono più colpiti dalla COVID-19. Il 30 per cento degli abitanti di Chicago è afroamericano, ma tra i contagiati dal SARS-CoV-2 i neri sono più della metà (1.969). Dei 118 morti con il virus in città, 81 erano afroamericani: quasi il 70 per cento.
Anche nel Michigan solo il 14 per cento della popolazione è afroamericano, ma tra i contagiati dal SARS-CoV-2 i neri sono il 33 per cento. Tra i morti con COVID-19 la percentuale di afroamericani è pari al 41 per cento, secondo i dati diffusi dallo stato lunedì. I casi nella contea di Detroit, la città più popolosa dello stato, dove gli afroamericani sono l’80 per cento, sono quasi la metà del totale di tutto lo stato.
Nel North Carolina, dove gli afroamericani sono il 21 per cento della popolazione, il 37 per cento dei contagiati da SARS-CoV-2 di cui si conosce l’origine etnica sono neri. Tra i morti la percentuale di afroamericani per il momento è in linea con quella della popolazione: dei 31 morti dello stato, solo 6 erano neri, il 19 per cento.
Di tutti gli stati americani solo questi tre stanno diffondendo dati sul coronavirus che tengono conto dell’origine etnica dei contagiati. Distinguere tra malati di diverse etnie potrebbe sembrare discriminatorio in Europa, ma negli Stati Uniti viene generalmente fatto per individuare gli effetti delle differenze socio-economiche tra le diverse categorie della popolazione che hanno un peso, tra le altre cose, sull’accesso alle cure mediche.
Per questo cinque parlamentari americani, tra cui la senatrice Elizabeth Warren, hanno scritto una lettera ad Alex Azar, segretario alla Salute dell’amministrazione di Donald Trump, per chiedere ai Centers for Disease Control and Prevention (CDC), il più importante organo di controllo sulla sanità pubblica americana, di raccogliere dati sull’appartenenza etnica delle persone contagiate dal SARS-CoV-2, per accertare come le disparità socioeconomiche esistenti negli Stati Uniti si stiano intrecciando con l’epidemia.
Allison Arwady, assessora alla Salute pubblica del comune di Chicago, ha commentato i dati dicendo che anche prima dell’epidemia gli abitanti neri della città avevano un’aspettativa di vita minore di quella dei bianchi: 8,8 anni in meno. La sindaca Lori Lightfoot ha citato alcune malattie molto più diffuse nelle comunità afroamericane rispetto alla popolazione bianca, che rendono più vulnerabili rispetto alla COVID-19: il diabete, le patologie cardiache e respiratorie. Secondo Arwady, se anche tutti gli abitanti di Chicago avessero lo stesso accesso alle cure mediche, ci sarebbero comunque differenze tra bianchi e neri per via delle altre disparità negli stili di vita.
Come spiega un articolo di Mother Jones, «il coronavirus sta infettando persone di tutte le origini etniche e di tutti i livelli di reddito, ma sta anche evidenziando le note disuguaglianze che derivano dalla discriminazione sistemica nell’accesso al lavoro, alla casa e alle cure mediche». Ci sono varie possibili ragioni che potrebbero spiegare il maggior numero di contagi tra gli afroamericani, infatti, e tutte legate alle disparità preesistenti: tra i neri sono di più le persone che non possono svolgere il proprio lavoro da casa (molti lavorano nei settori considerati essenziali) e che per andare a lavorare usano il trasporto pubblico; tra i neri sono di più le persone senza assicurazione sanitaria e di più le persone con problemi di salute pregressi che rendono più vulnerabili alla COVID-19. Negli ospedali poi gli afroamericani subiscono altre discriminazioni: secondo un rapporto di Rubix Life Sciences, una società di analisi dati di Boston, per una persona con i sintomi da COVID-19 è più difficile avere accesso a un test – complicato da fare anche negli Stati Uniti – se afroamericana.
Anche al di fuori di Illinois, Michigan e North Carolina, ci sono segnali che gli afroamericani siano più colpiti dalla COVID-19 dei bianchi. Il giornale online ProPublica ha dedicato un’inchiesta a Milwaukee, in Wisconsin: è una delle città americane dove la comunità afroamericana vive più separata dal resto della popolazione, il reddito medio delle famiglie nere è la metà di quello delle famiglie bianche e l’aspettativa di vita dei neri è 14 anni minore di quella dei bianchi. Secondo dati aggiornati al 3 aprile, dei circa 1.000 contagiati da coronavirus della contea di Milwaukee, circa la metà erano afroamericani; dei 27 morti, l’81 per cento erano neri, nonostante gli afroamericani siano solo il 26 per cento del totale degli abitanti.