Quanti test stanno facendo gli altri paesi
Fare paragoni è complicato, ma si può: il Regno Unito sta facendo più o meno come noi, la Germania meglio, la Spagna peggio
In numeri assoluti, l’Italia è il terzo paese al mondo ad aver fatto più test per rilevare i casi di contagio da coronavirus (SARS-CoV-2), dietro soltanto a Stati Uniti e Germania (i dati sulla Cina non sono disponibili). Ma l’Italia è stato anche il primo paese a essere stato colpito massicciamente dall’epidemia dopo la Cina, e quindi ha cominciato a fare i test su larga scala con settimane di anticipo rispetto alla maggior parte degli altri paesi del mondo (compresi Stati Uniti e Germania). Inoltre, confrontare i numeri assoluti dei tamponi analizzati dai vari stati non dà un’idea completa di chi sta testando più persone: semplicemente perché ogni paese ha una diversa popolazione e poi perché in paesi in cui il contagio è molto diffuso, come in Italia, è normale fare molti più test rispetto a paesi meno colpiti.
Da settimane si discute del numero di test fatti in Italia, giudicato insufficiente da molti esperti e limitato concretamente dalle capacità di analisi dei laboratori di microbiologia coinvolti finora nel circuito di quelli che fanno i test per il coronavirus, e dalla carenza dei reagenti chimici necessari per processare i tamponi sul mercato internazionale. Per questo in tanti si sono chiesti come sia la situazione rispetto agli altri paesi. Fare il confronto non è semplice, per vari motivi, ma possiamo dire che stiamo facendo meglio della Spagna, più o meno come Francia, Regno Unito e Stati Uniti, nettamente peggio di Germania, Canada, Australia e Corea del Sud.
Come fare i paragoni
Non c’è un modo semplice per capire precisamente quanti test stia facendo l’Italia rispetto agli altri paesi nel mondo, perché ci sono molte cose da tenere in considerazione. Il numero di test eseguiti sul totale della popolazione o il numero di test per milione di abitanti fornisce un quadro parziale, perché in paesi poco contagiati, o contagiati più di recente, è un valore per forza di cose ancora basso. La Corea del Sud, per esempio, ha fatto molti meno test dell’Italia: ma avendo anche molti meno contagi, ha comunque testato più massicciamente la popolazione.
Bisogna quindi considerare anche il numero di casi positivi scoperti dai vari paesi. Un buon modo per capire quanto sia ampio il bacino di persone testate è il numero di tamponi eseguiti per ogni caso positivo rilevato. Ricordando, però, che il numero di tamponi è sempre maggiore del numero di persone realmente testate, in tutti i paesi: perché ci sono i tamponi ripetuti per accertare un esito poco chiaro, e soprattutto i “doppi tamponi” eseguiti sui pazienti dichiarati guariti, che in un paese come l’Italia, dove l’epidemia è iniziata con settimane di anticipo, sono peraltro di più che altrove.
In Italia, in ogni caso, siamo a circa 5,4 test per ogni contagiato rilevato, mentre in Corea del Sud, dove hanno fatto i test a tappeto, ne hanno eseguiti quasi 45 per ogni contagiato. Fare tanti tamponi per ogni caso scoperto è un buon indice del fatto che il paese stia testando un bacino ampio di popolazione, e quindi abbia un’idea più chiara dell’estensione del contagio tra i suoi confini.
Un altro modo che è stato proposto è considerare il tasso di letalità della COVID-19, cioè il numero di morti in relazione al totale degli ammalati. In Italia la percentuale è altissima, di circa il 12,5 per cento, e da questo si può dedurre che il numero di contagi reali sia molto più alto di quello ufficiale. Ma a determinare la percentuale di persone che muoiono in un paese rispetto a un altro contribuiscono anche altri fattori: il sovraccarico dei reparti di terapia intensiva, per esempio, o l’età media della popolazione. In Germania, messa meglio di noi su entrambi i fronti, il tasso di letalità della COVID-19 è dell’1,75 per cento. C’entra certamente il fatto che ha rilevato in proporzione più contagi di noi, ma anche il fatto che i suoi reparti di terapia intensiva non hanno raggiunto la capacità massima.
Quindi?
Possiamo comunque farci un’idea del numero di test fatti in Italia rispetto agli altri paesi considerando un po’ tutti questi valori: principalmente il numero di test per ogni caso positivo, ma anche il tasso di letalità rilevato e il numero di test per milione di abitante.
In Italia siamo a 721.731 test eseguiti, 132.547 casi di contagio accertati e 16.523 morti. Significa: circa 5,5 tamponi per caso scoperto, 12,5% di tasso di letalità e circa 12.000 test per milione di abitanti.
Un’altra difficoltà da tenere presente: a differenza dell’Italia, la maggior parte degli altri paesi è poco trasparente sul numero dei tamponi eseguiti. In certi casi questo dato manca del tutto – la Cina – mentre in altri è poco aggiornato e difficile da ricostruire.
Il primo confronto che sarebbe utile fare è con la Spagna, il paese europeo dove la situazione del contagio sembra più simile all’Italia. Il governo spagnolo però è stato finora molto reticente nella diffusione dei dati pubblici, un tema di cui si sono lamentati anche i maggiori quotidiani locali. Oggi non si sa ufficialmente quanti tamponi abbia fatto la Spagna. Il 21 marzo il governo aveva annunciato di aver fatto 355mila test: un numero che però era stato ritenuto irrealistico se confrontato alla capacità di 15-20mila tamponi giornalieri dichiarata dal governo e al numero di casi positivi rilevati. Si era capito così che il numero di 355mila test si riferiva con ogni probabilità a quelli distribuiti.
Secondo i dati raccolti dal País mettendo assieme quelli delle singole comunità autonome (da cui però ne mancano alcune), a metà della scorsa settimana i tamponi fatti erano probabilmente tra i 250mila e i 300mila. Cioè circa 5.900 test ogni milione di abitanti (considerando ne avessero fatti 275mila). Mercoledì scorso, l’Italia era a circa 9.000 tamponi ogni milione di abitanti.
Volendo stimare a spanne il numero di tamponi fatti per caso positivo in Spagna, la scorsa settimana era probabilmente tra i 2,5 e i 3 test per caso positivo. Pochi. Per quanto riguarda il tasso letalità rilevato dai dati ufficiali, la Spagna è in una situazione simile all’Italia: è al 9,8 per cento, una percentuale altissima che lascia supporre che il numero di contagi reali sia diverse volte superiore a quello ufficiale di circa 140mila.
In Germania la situazione è diversa. I contagi registrati ufficialmente sono 103mila circa. Più o meno una settimana fa i test fatti erano almeno 918mila, su una popolazione di 83 milioni di persone: cioè 11.060 test per milione di abitanti. Di per sé non è un numero molto più alto dell’Italia, ma è molto più alto in proporzione ai casi positivi trovati e soprattutto al numero di morti. Una settimana fa, cioè a quando risale il dato dei 918mila test, i casi positivi erano circa 80mila: cioè erano stati fatti oltre 11 tamponi per ogni caso positivo. Il tasso di letalità in Germania è dell’1,75 per cento, in Italia del 12,5 per cento.
Non è ancora chiaro quanto sia ampia la capacità di analisi del sistema sanitario tedesco: si parla di almeno 350mila tamponi analizzati a settimana, ma potrebbero anche avvicinarsi ai 500mila. Attualmente l’Italia ne analizza circa 230-250mila a settimana.
Anche la Francia non diffonde pubblicamente la situazione aggiornata sul numero di tamponi. È possibile dire che, negli ultimi giorni di marzo, il numero di test eseguiti era certamente superiore a 225mila. Per fare un paragone a spanne con l’Italia bisogna andare indietro al periodo in cui noi avevamo un numero di casi rilevati e di morti registrati simile a quello avuto dalla Francia negli ultimi giorni di marzo, e cioè una decina di giorni prima, intorno al 19-20 marzo: avevamo fatto meno di 200mila tamponi, quindi un po’ di meno della Francia. Il tasso di letalità della COVID-19 in Francia, attualmente, è intorno al 9 per cento.
Il Regno Unito è di gran lunga tra i paesi più trasparenti nel comunicare i dati sul contagio e sulla sua sorveglianza. Sappiamo che al 6 aprile sono stati fatti 252.958 test su 208.837 persone diverse. Già questo è un dato molto interessante, perché tanti paesi, tra cui l’Italia, non comunicano ufficialmente il numero di persone testate, ma soltanto quello dei tamponi effettuati. Sappiamo però che il primo numero è significativamente più basso del secondo: il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli ha stimato questa differenza nel 10-15 per cento. Per come è stata organizzata l’esecuzione dei tamponi nel Regno Unito, le persone testate sono l’83 per cento dei tamponi eseguiti.
Il numero di casi confermati, in ogni caso, è 51.608; il numero di morti è 5.373. Sempre per fare un paragone con l’Italia: i dati britannici sono simili a quelli che avevamo registrato tra il 21 e il 22 marzo, quando avevamo fatto 258mila tamponi, cioè circa 5 tamponi per caso positivo, e anche il tasso di letalità è simile, 10,4 per cento.
Gli Stati Uniti sono di gran lunga il paese che ha fatto più test, in numero assoluto. Secondo il Covid Tracking Project, un sito che aggrega i dati provenienti dai singoli stati, sono stati fatti 1.917.095 test, scoprendo 361.331 casi di contagio. Il bilancio dei morti è di 10.680. Il numero di tamponi per milione di abitanti negli Stati Uniti è di circa 6.000, mentre la percentuale di casi positivi sui test totali è del 19 per cento, cioè di poco superiore a quella italiana mentre i test eseguiti per caso positivo sono 5,3, in linea con il dato italiano. Il tasso di letalità registrato è però molto più basso, intorno al 3 per cento.
La Corea del Sud non ha fatto tantissimi test in numero assoluto: circa 460mila, su una popolazione di 51 milioni di abitanti. Ma ha rilevato un numero di contagi molto più basso: poco più di 10mila, con meno di 200 morti. La percentuale di casi positivi sui tamponi totali è stata del 2,2 per cento, e il tasso di letalità registrato della COVID-19 dell’1,86 per cento. Per ogni caso positivo, insomma, la Corea del Sud ha fatto oltre 44 tamponi. Il modello applicato in Corea del Sud, basato su moltissimi test e su una politica estensiva di “contact tracing”, è stato considerato il più virtuoso al mondo.
Il Canada ha testato 336.806 persone, scoprendo 16.667 casi di contagio e registrando 323 morti. Non abbiamo il numero dei test totali, che si può ipotizzare intorno ai 370-380mila. Anche considerando il numero delle persone testate, si può dire che il Canada sta facendo molti tamponi: più di venti per ogni caso positivo. Al momento, il Canada è a quasi 9.000 test per milione di abitanti, pur avendo una diffusione del contagio molto limitata. Il tasso di letalità è dell’1,94 per cento.
L’Australia è a oltre 310mila test fatti. Ha registrato 5.908 casi di contagio e 45 morti. I tamponi fatti sono stati quindi tantissimi: 12.600 per milione di abitanti, ma soprattutto 52,5 per ciascun contagiato. Il tasso di letalità della COVID-19 in Australia è dello 0,76 per cento.
La Russia sostiene di aver fatto 795mila test, rilevando circa 7.500 casi positivi e soltanto 58 morti. Sono numeri strani: i test sono tantissimi, soprattutto considerata la limitata diffusione del contagio, perlomeno quella che emerge dai dati ufficiali. Quando in Italia i casi erano come quelli in Russia, i morti erano già stati oltre 350. E se la Russia avesse fatto davvero quasi 800mila test, vorrebbe dire che ha trovato una percentuale di positivi pari allo 0,94 per cento, cioè in proporzione meno della metà di quelli scoperti dalla Corea del Sud. Possiamo quindi supporre con ragionevole certezza che i numeri sui test (e forse anche sul contagio) in Russia non siano veri.
La Svizzera ha registrato 21.652 casi di contagio, con 765 morti. Il numero di test fatti è stato di 162.500, cioè di 7,5 tamponi per caso positivo. Il tasso di letalità è del 3,5 per cento.
Come ultima considerazione, si può segnalare che in cima alla classifica dei tamponi fatti per milione di abitanti ci sono, comprensibilmente, paesi molto piccoli, a cui è bastato fare poche migliaia di tamponi: come le Isole Faroe, o il Lussemburgo, o Malta. Altri paesi hanno dati più allarmanti: in Bangladesh, un paese da più di 160 milioni di abitanti, risultano eseguiti meno di 4.000 test, che hanno scoperto 123 casi di contagio. In Indonesia ne risultano poco più di 13mila, con 2.491 contagi, su una popolazione di 264 milioni di persone. In India sono stati fatti circa 100mila test, che hanno scoperto 4.135 casi di contagio: pochi, in proporzione, ma va considerato che la popolazione totale è di oltre 1,3 miliardi di persone.