Le notizie di venerdì sul coronavirus in Italia
Dall'inizio dell'epidemia le persone risultate contagiate sono 119.827, mentre i morti sono 14.681, 766 in più di ieri
Secondo i dati diffusi venerdì dalla Protezione Civile, i contagi totali registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia di COVID-19 in Italia sono stati 119.827: 4585 in più rispetto a ieri, quando erano aumentati di 4.668. Le morti registrate oggi sono state 766 (ieri erano state 760), portando il totale a 14.681. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” registrati sono 1.480 per un totale di 19.758. Le persone attualmente positive sono 85.388 (ieri erano 83.049) e quelle ricoverate in terapia intensiva sono 4.068, 15 più di ieri che erano 4.053.
La situazione peggiore è sempre in Lombardia, dove fino a oggi sono stati rilevati in tutto 47.520 casi di contagio (ieri erano 46.056) e 8.311 morti. I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 1.381, 30 in più di ieri. Come si dice ormai da giorni, però, le modalità con cui vengono fatti i tamponi per rilevare i casi di coronavirus in tutta Italia e in particolare in Lombardia sottostimano il dato dei contagiati: nonostante quanto dica il presidente della regione Attilio Fontana, molti medici, malati e amministratori locali sostengono che non si stiano facendo a gran parte delle persone che presentano sintomi sospetti.
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Come leggere i dati
Leggendo questi dati bisogna tenere presente la differenza tra il numero delle persone attualmente positive e il numero complessivo dei contagiati, che vengono entrambi comunicati quotidianamente dalla Protezione Civile e possono generare qualche confusione. Per farla molto breve, il primo numero, quello più basso, si riferisce solo alle persone che sono in quel dato giorno “positive al coronavirus”, e quindi non comprende chi lo è stato ma non lo è più, cioè le persone guarite e le persone morte. Il secondo numero invece indica il totale delle tre categorie di persone, ovvero tutti coloro che sono stati contagiati finora (se vuoi approfondire, ne abbiamo scritto qui).
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Come detto, inoltre, ci sono elementi per sostenere che questi dati siano largamente sottostimati, sia per quanto riguarda le persone contagiate sia quelle morte. Le diverse scelte e politiche regionali su quanti test eseguire e a chi non permettono di avere un quadro chiaro di quante siano davvero le persone contagiate in Italia. I dati ISTAT diffusi sulle morti in Italia nelle ultime settimane hanno invece confermato i sospetti sul fatto che il numero di morti da coronavirus sia superiore a quello registrato dalla Protezione Civile.
C’è anche un altro punto poco chiaro riguardante la definizione di “guariti” data dalla Protezione Civile: da un’analisi svolta dalla Fondazione GIMBE in collaborazione con YouTrend è emerso che il dato non riflette la realtà, perché comprende al suo interno anche il totale delle persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate con sintomi tali da poter proseguire le terapie a casa. L’indicazione sui guariti e i dimessi è particolarmente ambigua per la Lombardia, la regione con il maggior numero di casi positivi rilevati finora e il maggior numero di decessi, dove i soli dimessi sono quasi il 70 per cento del totale.
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Le altre notizie di oggi
Diversi giornali oggi hanno riportato – con titoli piuttosto allarmistici – la notizia secondo cui il coronavirus “circola anche nell’aria” e si possa quindi rimanere infettati respirandola. In realtà, le cose sono un po’ più complicate: a oggi non ci sono elementi scientifici sufficienti per confermare o smentire completamente la circostanza. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha spiegato in più occasioni che per ora non sono emerse prove rilevanti che suggeriscano la capacità del SARS-CoV-2 di viaggiare e trasmettersi tramite l’aria, salvo casi molti rari come durante l’intubazione di un paziente in ospedale. Ne abbiamo scritto qui.
A questo proposito oggi anche il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, durante una conferenza stampa sull’andamento dell’epidemia, ha detto che «non abbiamo evidenze per dire che il virus circoli nell’aria. I dati che abbiamo a livello epidemiologico ci dicono che le principali vie di trasmissione sono per droplet (goccioline ndr) e per contatto. La trasmissione per via aerogena era stata ipotizzata e dimostrata in contesti particolari, specie in ambito sanitario. Ma la letteratura internazionale conferma il fatto che droplet e contatto sono i veicoli principali di infezione».
Brusaferro ha anche confermato che si sta assistendo a un andamento decrescente nei nuovi contagi, aggiungendo che però il virus «circola ovunque» anche se «ci sono aree del paese a più alta circolazione, altre a circolazione intermedia ed altre ancora a circolazione rallentata». Brusaferro ha anche detto che «il problema è l’intensità e la frequenza di circolazione del virus, che è elemento caratterizzante e che ci deve far presente come si debba mantenere elevata la soglia di attenzione e anche le raccomandazioni adottate».
A proposito delle misure restrittive finora adottate ed estese dal presidente del Consiglio fino al 13 aprile, il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli ha detto in un’intervista a Radio Anch’io, su Radio 1 Rai, di ritenere che questa situazione di emergenza non passerà prima di diverse settimane e che probabilmente le misure rimarranno in vigore almeno fino all’1 maggio. Successivamente Borrelli ha chiarito la sua dichiarazione dicendo all’ANSA che «nell’intervista ho chiaramente detto di non voler dare date e ho ribadito ancora una volta che l’inizio della nuova fase dipenderà dai dati e dall’analisi degli scienziati». In un’altra intervista, a Radio Capital, alla richiesta del giornalista Massimo Giannini se il 16 maggio potrebbe essere la data giusta per l’inizio della “fase 2”, ovvero quella in cui le misure verranno allentate, Borrelli ha risposto che «se l’andamento non cambia potrebbe essere, come potrebbe essere prima o dopo, dipende dai dati».
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