Sono morte molte più persone di quanto dicano i dati ufficiali
Lo mostrano infine anche i dati dell'ISTAT, che permettono di confrontare i numeri di marzo con quelli degli scorsi cinque anni
Secondo l’ISTAT il numero di persone morte in Italia nel mese di marzo è molto superiore a quello registrato negli anni precedenti, una conferma importante di un sospetto che si era già diffuso nelle scorse settimane: i morti causati dalla pandemia di COVID-19 sono molto superiori a quelli descritti dai dati ufficiali.
Nella sola città di Bergamo, ad esempio, ISTAT ha certificato che i decessi nelle prime tre settimane di marzo sono passati dalla media di 91 casi nel periodo 2015-2019 a 398 nel 2020. Secondo le cifre ufficiali, i morti per COVID-19 in città sono 201.
I primi dati pubblicati dall’ISTAT, parte di un’indagine più ampia che sarà costantemente aggiornata nei prossimi giorni, prendono in esame soltanto un campione di comuni particolarmente colpito dall’epidemia. In questo guppo di comuni, l’istituto ha rilevato che il numero di morti nel mese di marzo nel Nord Italia è in media pari più o meno al doppio di quanto verificatosi nei cinque anni precedenti. In alcune aree particolarmente colpite, in provincia di Bergamo e Brescia, il numero di morti è addirittura quattro volte superiore.
Dati ISTAT sulla mortalità nelle prime tre settimane di marzo 2020 rispetto a marzo 2019 nei 1084 comuni italiani che hanno finora fornito dati verificati. Si passa da 8.054 a 16.216 morti. Ecco un grafico per le province con più morti. #COVIDー19 #Istat #coronavirus pic.twitter.com/eOWejSuUvk
— BrunoDeGuglielmo🇪🇺🇺🇦 (@bdeguglielmo) April 1, 2020
Questi numeri riguardano il totale dei morti, non solo quelli certificati per COVID-19, anche se con ogni probabilità una fetta molto consistente di questi decessi in eccesso si deve all’epidemia, e sono persone malate a cui le autorità sanitarie non sono riuscite a fare il tampone.
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Dalla metà di marzo i sindaci delle aree più colpite dall’epidemia sostengono che i numeri dei morti nei loro territori siano molto più alti di quelli diffusi ufficialmente. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, era stato tra i primi a parlarne con l’agenzia di stampa Reuters.
Nei giorni successivi l’Eco di Bergamo aveva confermato le parole di Gori, raccogliendo i dati sui decessi nelle prime settimane del mese in alcuni dei comuni più colpiti, come Nembro e Alzano, e confrontandoli con quelli degli anni precedenti. In tutti i comuni esaminati, la mortalità risultava moltiplicata rispetto all’anno precedente: quasi tutte le morti aggiuntive non risultavano dalle statistiche ufficiali sui morti a causa della COVID-19.
Secondo i dati raccolti e analizzati dai quotidiani locali, il numero di morti nella provincia di Bergamo sarebbe superiore al doppio del numero di morti ufficiali: 4.500 morti, contro i circa 2 mila morti secondo i dati ufficiali. I dati comunicati dall’ISTAT, ancora incompleti per confermare questo quadro, sembrano comunque renderlo molto plausibile.
Speechless (ISTAT) pic.twitter.com/8k5yPRYyKj
— L'Anomalia (@lanomalia69) April 1, 2020
Le ragioni dell’incompletezza delle statistiche ufficiali sono diverse. L’Italia, e in particolare la Lombardia, non sta seguendo le raccomandazioni dell’OMS sull’effettuare tamponi al numero più alto possibile di casi sospetti. A causa di questa scelta, centinaia di persone sono morte con sintomi riconducibili alla COVID-19 ma senza ricevere il tampone. Soltanto nelle case di cura e assistenza della provincia di Bergamo si calcola che ci siano stati 600 morti mai sottoposti a tampone.
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In seguito alla richiesta da parte di sindaci, medici e giornalisti di avere dati più affidabili, l’ISTAT ha deciso di diffondere in anticipo e di aggiornare quotidianamente i dati dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, il registro al quale i comuni comunicano nascite, decessi e cambi di residenza. «Il monitoraggio dell’andamento dei decessi nel loro complesso, indipendentemente dalla causa», ha scritto ISTAT in un comunicato, è «di assoluto rilievo».
I dati comunicati saranno i «decessi per qualunque causa (e non solo per Coronavirus) dal primo gennaio al 21 marzo 2020» accanto al «dato medio dello stesso periodo degli anni 2015-2019». Nel suo primo rapporto, pubblicato mercoledì sera, l’ISTAT «ha scelto di concentrare l’attenzione sui comuni con almeno dieci decessi da gennaio al 21 marzo 2020 che hanno fatto registrare un aumento dei morti superiore al 20 per cento nei primi 21 giorni di marzo 2020».
Oltre a Bergamo anche Brescia risulta una delle città più colpite. Qui i decessi sono più che raddoppiati: da 134 a 381, mentre incrementi superiori al 200 per cento sono stati riscontrati a Piacenza e Pesaro. Nel complesso, in più del 50 per cento dei comuni del Nord esaminati da ISTAT l’aumento di mortalità è superiore al 100 per cento rispetto alla media dei cinque anni precedenti. La situazione è meno grave nei comuni del Sud, dove poco meno del 40 per cento di quelli esaminati ha visto un incremento dei decessi tra il 20 e il 40 per cento.
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Al momento, quella dell’ISTAT è un’indagine che riguarda solo i comuni più colpiti (quelli che mostrano un incremento di almeno il 20 per cento nel numero di decessi rispetto all’anno precedente). Ci vorranno settimane e forse mesi per aver invece stime valide per tutto il territorio nazionale.