In Europa la frutta e la verdura cominceranno a scarseggiare
Soprattutto se non si trova un modo per sostituire le migliaia di lavoratori stranieri che ogni anno vengono impiegati nel raccolto e ora non possono viaggiare
Rifornire i supermercati di prodotti freschi come frutta e verdura sta diventando sempre più difficile in Europa, a causa delle rigide limitazioni alla circolazione – sia dei beni che delle persone – introdotte per limitare la diffusione di COVID-19. Se le attività legate al settore alimentare non sono state toccate direttamente dalle restrizioni imposte alle imprese nei vari stati, infatti, gli agricoltori stanno comunque risentendo delle limitazioni ai trasporti e, soprattutto, della scarsità di forza lavoro. Secondo Coldiretti quest’anno la chiusura delle frontiere impedirà a circa un milione di lavoratori stranieri di arrivare in Europa per la stagione del raccolto.
Freshfel Europe, l’associazione europea che raggruppa produttori e distributori di prodotti agricoli freschi, ha pubblicato ieri un comunicato stampa per sollecitare i ministri dell’Agricoltura dell’Unione Europea a prendere misure immediate per garantire la circolazione dei prodotti freschi nel territorio comunitario, e risolvere il problema della forza lavoro nel rispetto delle norme che regolano il mercato unico europeo.
Con l’avvicinarsi della primavera e della stagione del raccolto, in Europa, specialmente in Spagna, Italia, Francia e Germania, arrivano ogni anno migliaia di lavoratori stagionali, molti dei quali dall’Africa o dall’Est Europa. Nelle ultime settimane però gli agricoltori stanno facendo fatica a trovarne: molti che erano già in Europa per lavoro sono tornati da settimane nei loro paesi d’origine per paura di rimanere bloccati lontani da casa o di essere messi in quarantena al rientro, e tutti quelli che sarebbero arrivati in questo periodo sono stati bloccati dalla chiusura dei confini.
Il rischio è che tutto ciò che non viene raccolto in tempo utile venga buttato. Grandi quantità di fragole e asparagi, che quest’anno hanno cominciato a maturare a febbraio, sono già state lasciate marcire in Spagna, Italia e Francia. La Spagna, primo paese esportatore di frutta e verdura in Europa, accoglie ogni anno circa 16mila lavoratori dal Marocco solo per la raccolta di fragole e frutti rossi, ma quando ha chiuso le frontiere, il 12 marzo, ne erano arrivati meno della metà. Secondo le associazioni di agricoltori spagnoli inoltre tutta la produzione era già rallentata molto nelle settimane precedenti, quando circa la metà dei lavoratori già impiegati nei campi aveva smesso di presentarsi. Tra i vari problemi c’è il trasporto dei lavoratori dagli alloggi ai campi, che prima avveniva con dei minivan e che ora è impossibile continuare a fare senza violare le misure di sicurezza.
In Italia la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova ha prorogato fino al 15 giugno tutti i permessi dei lavoratori stagionali in scadenza. Questa misura è stata pensata anche per via delle calde temperature invernali che hanno anticipato la maturazione di alcuni vegetali proprio nel momento in cui l’Italia chiudeva le frontiere per l’emergenza sanitaria. Secondo le elaborazioni di Coldiretti, la comunità di lavoratori agricoli stranieri in Italia è composta da 370mila persone, tra i quali 107mila rumeni, 35mila marocchini, 34mila indiani, 32mila albanesi, 14mila senegalesi, 13mila polacchi, 13mila tunisini e 10mila pakistani, per citare solo i gruppi più numerosi.
La Francia si aspetta di avere 200mila lavoratori in meno quest’anno. Il ministro dell’Agricoltura francese Didier Guillame ha fatto appello agli studenti e a tutti coloro che non stanno lavorando a causa della chiusura di ristoranti, hotel e negozi perché si rendano disponibili a lavorare per riempire questo vuoto «così possiamo tutti mangiare». In Germania, dove solitamente arrivano 280mila lavoratori stagionali ogni anno, la ministra dell’Agricoltura Julia Kloeckner sta dialogando con la compagnia aerea Lufthansa per concordare dei voli che portino dall’estero i lavoratori che dimostrino di non essere infettati dal coronavirus e sta valutando, come in Italia, di prolungare la durata dei permessi di lavoro che solitamente è di 70 giorni.
La Germania ha creato un sito con migliaia di offerte di lavoro nell’agricoltura. Anche l’Austria ha messo in piedi un’iniziativa simile e ha ricevuto 7mila candidature, circa un terzo di quello di cui c’è bisogno per sostituire tutti i lavoratori agricoli e allevatori dell’Est Europa che nelle scorse settimane sono tornati a casa. La ministra del lavoro austriaca Christine Aschbacher ha lanciato un appello a tutte le persone giovani che non stanno lavorando e che non devono prendersi cura di figli e genitori. Norbert Lins, capo della Commissione agricola del Parlamento Europeo, ha sollecitato i capi di stato a trovare un modo per superare le restrizioni in materia di spostamenti e permettere il passaggio delle frontiere ai lavoratori agricoli in vista della stagione del raccolto.
Ma anche le imprese agricole che hanno abbastanza forza lavoro faticano a portare avanti l’attività con lavoratori inesperti e dovendo rispettare le distanze di sicurezza e le regole igieniche anti contagio.
Oltre al rallentamento nella produzione, anche il processo logistico del trasporto e della vendita è molto limitato dalla chiusura dei confini. Tra i provvedimenti più urgenti secondo Freshfel Europe c’è quello di garantire a chi trasporta prodotti freschi e quindi altamente deperibili l’attraversamento dei confini in non più di 15 minuti. Chi passa i confini in questi giorni infatti rischia di dover aspettare fino a 18 ore in coda. Lins ha aggiunto che una corsia preferenziale nella circolazione delle merci va aperta anche per prodotti per l’agricoltura come fertilizzanti e insetticidi.
Oltre alla scarsità di frutta e verdura proveniente dall’Europa, bisognerà fare i conti anche con il vuoto che lasceranno i prodotti freschi importati dall’Africa, dove la circolazione e l’esportazione delle merci sono a loro volta molto limitate da quando negli ultimi giorni la maggior parte dei paesi ha chiuso i confini. In Kenya, uno dei principali fornitori di fagioli e piselli, e in Sudafrica la maggior parte dei lavoratori è stata lasciata a casa per via dell’impossibilità di spedire le merci in Europa, nonostante la richiesta non sia diminuita.
I pochi voli che ancora partono dall’Africa fanno pagare i trasporti molto più di prima. Hosea Machuki, capo di un’associazione di esportatori di prodotti freschi in Kenya, ha detto a Reuters che gli operatori dei trasporti hanno triplicato il prezzo al chilo.