Ci sono più di 100 persone bloccate in Calabria, in attesa di andare in Sicilia
Sono persone residenti in Sicilia che lavorano in altre regioni d'Italia, ma le autorità siciliane vorrebbero che fossero messe in quarantena in Calabria
Più di 100 persone sono bloccate da ore nel porto di Villa San Giovanni, il comune nei pressi di Reggio Calabria da cui partono i traghetti per la Sicilia. All’inizio erano solo 80, arrivate lunedì dal Nord Italia, ma nel corso della giornata di martedì ne sono arrivate molte altre, fino a un massimo di 230 persone. Nella serata di martedì un centinaio di persone – famiglie con bambini, donne incinte e anziani – sono state autorizzate a partire con il traghetto delle 22, lasciando però a terra tutte le altre in attesa di autorizzazione da parte delle autorità siciliane.
Le persone bloccate sono formalmente residenti in Sicilia ma vivono e lavorano in altre regioni d’Italia: stanno tornando nei propri comuni di residenza in seguito al decreto, firmato domenica dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che impone la chiusura di tutte le “attività produttive non necessarie” al fine di contrastare la diffusione del coronavirus (SARS-CoV-2). Finora dall’inizio dell’emergenza sono tornate in Sicilia almeno 40mila persone, che si sono registrate sull’apposita piattaforma della regione, ma secondo l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ci sarebbero anche casi di persone rientrate senza segnalare il proprio arrivo. In tutto i casi di contagio registrati nella regione sono stati 846, di cui quasi 300 nella provincia di Catania, mentre i decessi sono stati 20. Il sindaco di Modica, un comune in provincia di Ragusa, ha detto che ieri nella sua città è arrivata da Milano una donna positiva al coronavirus, che ha viaggiato in aereo verso Catania e poi in taxi verso Modica, dove è stata ricoverata in gravi condizioni e poi denunciata.
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A tutte le persone bloccate a Villa San Giovanni è stato negato di prendere un traghetto per la Sicilia, sulla base dell’ordinanza emessa dai ministri della Salute e dell’Interno che vieta la possibilità di spostarsi tra comuni diversi, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza e per motivi di salute. Secondo le autorità siciliane, visti i divieti di spostamento, queste persone non sarebbero nemmeno dovute arrivare nel porto di Villa San Giovanni, e hanno accusato le forze dell’ordine di non aver effettuato i controlli necessari.
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Da giorni sia il presidente della Sicilia, Nello Musumeci, che il sindaco di Messina, Cateno De Luca, criticano il governo e il ministero dell’Interno per aver lasciato da sole le autorità siciliane nella gestione dei flussi di persone che sono tornate in questi giorni in Sicilia nonostante il rischio che fossero contagiate. Già domenica Musumeci aveva denunciato l’arrivo di molte persone non autorizzate, accusando le autorità nazionali di non fare abbastanza per controllare chi arriva nella regione: «Non è possibile e non accetto che questo accada. Noi siciliani non siamo carne da macello», aveva detto.
A Musumeci aveva risposto il ministero dell’Interno dicendo che non c’è stato nessun aumento del numero di persone arrivate in Sicilia dopo l’ultimo decreto del governo, anzi: «i transiti giornalieri per la Sicilia hanno fatto registrare una costante diminuzione dai 2.760 di venerdì 13 marzo ai 551 di ieri, domenica 22 marzo. La domenica precedente, 15 marzo, il traffico era consistito in circa il doppio di auto e quasi il triplo di passeggeri, rispettivamente 469 e 1.384», si legge nella nota del ministero.
Nonostante queste precisazioni, le polemiche sono proseguite anche nei giorni successivi, arrivando al blocco delle auto ieri a Villa San Giovanni. Il sindaco di Messina Cateno De Luca ha commentato i dati del ministero dell’Interno dicendo che «è in atto un depistaggio di Stato». Secondo De Luca, il ministero avrebbe sottostimato volutamente i dati degli spostamenti verso Messina per nascondere la realtà dei fatti. «Così assistiamo ad attacchi a Musumeci e a me, come quelli di ieri sera del Viminale, e a omissioni, oltre a un sistema di controlli farlocco», ha detto De Luca.
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In serata, prima che venisse autorizzata la partenza di circa 100 persone, Musumeci ha parlato della situazione dicendo di non avere alcun potere per fare entrare quelle persone in Sicilia: «Il potere è dello Stato ma il rigore deve sposarsi allo spirito umanitario, non possiamo fare finta di niente: abbiamo scritto al ministro dell’Interno, dicendo che lo Stato ha determinato questo assembramento a Villa San Giovanni e lo Stato deve risolvere problema». Musumeci ha anche suggerito di ospitare tutte le persone in una struttura di Reggio Calabria o di Villa San Giovanni, dove possano essere messe in quarantena obbligatoria: «Abbiamo il dovere di mettere questa gente in quarantena obbligatoria perché non sappiano le loro condizioni di salute, per cui vanno condotti in una struttura. Spero che il ministro voglia dare disposizioni al prefetto di Reggio Calabria in questo senso. Chi non accetta la quarantena si assume la responsabilità delle proprie scelte».
A Musumeci ha risposto la presidente della Calabria, Jole Santelli, chiedendo anche lei un intervento diretto dello Stato per sbloccare la situazione e respingendo l’idea di ospitare tutte le persone in Calabria: «Dev’essere chiaro che chi oggi si trova a Villa San Giovanni in attesa di un imbarco, vi è arrivato perché non hanno funzionato i controlli lungo il viaggio dalle città di provenienza. È giusto che lo Stato si assuma le proprie responsabilità e che quindi i nuclei familiari vengano scortati dalla Polizia fino alle residenze siciliane e lì giustamente posti in quarantena. Non è uno scontro tra le due regioni ma si tratta di una situazione in cui è necessario coniugare legalità e principi di civiltà».
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