Albania e Macedonia del Nord proveranno ufficialmente a entrare nell’UE
Martedì i paesi europei hanno trovato un accordo per iniziare i negoziati di adesione, che dureranno comunque diversi anni
Martedì pomeriggio il Consiglio dell’Unione Europea, l’organo che comprende i rappresentanti dei governi dei 27 paesi dell’UE, ha trovato un accordo per permettere ad Albania e Macedonia del Nord di avviare i negoziati per entrare nell’Unione Europea. L’accordo sarà approvato anche dal Consiglio Europeo, cioè l’organo che riunisce tutti i capi di stato e di governo, che si terrà domani in videoconferenza. I negoziati dovrebbero iniziare ufficialmente nei prossimi mesi. Era da circa sei anni che l’UE non autorizzava l’avvio di negoziati di questo tipo, tanto che secondo alcuni osservatori il processo di integrazione europea si era sostanzialmente bloccato.
A great step for #EU2020HR! EU Ministers reached a political agreement on opening accession talks with 🇲🇰 and 🇦🇱!
This is a recognition of significant reform efforts by the two countries which demonstrated a strong political will to move forward on their European path. pic.twitter.com/pVgcaNdJ5y
— Croatia in the EU (@CroatiaInEU) March 24, 2020
L’Albania e la Macedonia del Nord sono due piccoli paesi balcanici che da tempo si sono avvicinati alla sfera di influenza dell’Unione Europea, allontanandosi progressivamente dalla Russia e dal passato legato al comunismo. La Macedonia del Nord ha persino deciso di cambiare nome, per risolvere una storica questione con la Grecia che minacciava da anni di mettere il veto su una sua eventuale adesione all’UE. Il loro futuro ingresso nell’Unione fa parte di una strategia a lungo termine per stabilizzare la penisola balcanica, dove le tensioni etnico-religiose hanno causato secoli di guerre, l’ultima delle quali combattuta nella prima metà degli anni Novanta.
I negoziati per aderire all’Unione Europea durano diversi anni, a seconda di quanto sia pronto ciascun paese, e comprendono 35 “capitoli”, o temi, su cui il paese richiedente deve dimostrare all’Unione Europea di avere raggiunto alcuni obiettivi. I capitoli riguardano per esempio l’efficienza del sistema giudiziario e la sua indipendenza, la politica fiscale, la libertà di stampa, le norme sulla protezione dell’ambiente e la stabilità delle principali istituzioni del paese.
I tempi di adesione dipendono dalla condizione di partenza di ciascun paese e dal consenso politico attorno al processo. L’ultimo paese ad avere avviato i negoziati è stata la Serbia, nel 2014, ma da un paio d’anni i progressi si sono rarefatti e di recente il paese sembra essersi avvicinato alla Cina. La Croazia, l’ultimo paese ad essere entrato nell’UE, aveva iniziato i negoziati nel 2005 ed era stata ufficialmente ammessa nel 2013.
La decisione del Consiglio dell’UE è stata giudicata in maniera molto positiva dai governi dei due paesi coinvolti: il ministro degli Esteri macedone Nikola Dimitrov l’ha definita «un raggio di luce nell’oscurità di questi tempi», mentre il primo ministro albanese Edi Rama in un discorso pubblico ha detto che «le porte dell’Unione Europea si sono finalmente aperte».
Negli ultimi anni i paesi dell’Europa orientale e centrale che appartengono all’UE ne hanno beneficiato da moltissimi punti di vista, su tutti quello economico – essendo fra i paesi più poveri dell’Unione, ricevono parecchi fondi comunitari – e delle opportunità per i giovani, che hanno potuto studiare nei paesi più ricchi grazie alla libera circolazione delle persone prevista dai trattati europei.
Ma il progressivo allargamento a est dell’Unione ha causato anche diversi problemi: su tutti il variegato rispetto dello stato di diritto – l’Ungheria e la Polonia sono di fatto dei paesi a guida semi-autoritaria – e il fallimento di una politica comune sulla gestione dei migranti dall’Africa e dal Medio Oriente, a cui i paesi dell’Est si sono sempre opposti per ragioni perlopiù culturali.
Le istituzioni europee non hanno gli strumenti necessari per imporre cambiamenti radicali ai singoli stati una volta che hanno ufficialmente aderito all’UE, e negli ultimi anni è successo più volte che un blocco di paesi orientali abbia posto il veto a importanti decisioni che l’Unione doveva prendere all’unanimità o a maggioranza qualificata.
Per queste e altre ragioni diversi paesi dell’Europa occidentale – soprattutto la Francia e i Paesi Bassi – avevano espresso dei dubbi sull’opportunità di allargare l’Unione verso est. «Non funziona per 27 paesi, perché dovrebbe farlo per 32 o 33?», si era chiesto polemicamente alcuni mesi fa il presidente francese Emmanuel Macron.
Sembra che la Francia abbia superato il suo scetticismo dopo avere ottenuto delle rassicurazioni – non è ancora chiaro di quale tipo – sul testo che ufficializzerà i negoziati, che verrà scritto dalla Commissione e discusso dal Consiglio dell’UE.
Già da anni, comunque, Albania e Macedonia stanno ricevendo dei fondi europei a cui accedono i paesi considerati “candidati ufficiali” per l’adesione all’UE. Per il periodo 2014-2020 entrambi otterranno circa 600 milioni di euro a testa. Il paese che riceve più soldi di tutti fra i candidati ufficiali resta la Turchia, a cui nello stesso arco di tempo sono stati promessi 3,5 miliardi di euro nonostante i negoziati per la sua adesione siano inesistenti ormai da anni.