I messaggi contraddittori sulle mascherine
Dall'inizio dell'epidemia le autorità italiane e internazionali hanno detto un po' di tutto, generando una confusione controproducente
La settimana scorsa, nella quotidiana conferenza stampa della Protezione Civile per annunciare i nuovi dati sui contagi e le morti per il coronavirus, è intervenuto il presidente della Società Italiana Pediatria, Alberto Villani, chiamato per un approfondimento sul contagio tra i bambini. Tra le altre cose Villani ha detto, riferendosi agli strumenti di protezione sanitaria e medica tecnicamente definiti “presìdi”, come le mascherine: «La preghiera che viene fatta alla popolazione è di usare i presìdi quando realmente necessari: perché i presìdi vanno riservati ai medici e agli infermieri, e siete ben a conoscenza di tutte le difficoltà che ci sono nel reperimento». Villani ha aggiunto che: «Non c’è motivo di usare la mascherina quando non serve: né io né il commissario la indossiamo perché siamo a un metro e mezzo di distanza».
Il suo messaggio è stato in linea con quanto detto ufficialmente dalle autorità italiane e internazionali nelle ultime settimane, nel complesso sforzo di spiegare alla popolazione i comportamenti e le precauzioni per prevenire il contagio da coronavirus. Pochi minuti dopo il discorso di Villani, però, il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli ha risposto a una domanda sulle mascherine che non sono certificate per un uso medico, dicendo: «Sono utilizzate da tutte le altre persone che vogliono in qualche modo evitare la diffusione del contagio, ma in quel caso vanno sempre rispettate una distanza e regole di prudenza. È un qualcosa di più, rispetto a non portare nulla. Sicuramente sono utili».
Messaggi contraddittori
Questo è soltanto uno degli esempi dei messaggi contraddittori arrivati – in Italia come all’estero – sulla reale utilità delle mascherine. A lungo si è detto che le uniche che garantivano qualche tipo di protezione erano quelle dotate dei filtri FFP2 e FFP3, ma che in ogni caso erano necessarie soltanto per chi era malato, per evitare di rilasciare nell’aria goccioline (droplet) di saliva o muco che avrebbero potuto contagiare gli altri. A lungo si è ripetuto che indossare per più giorni la stessa mascherina o posizionarla male sul volto le rendeva inutili se non dannose, e quindi la raccomandazione alle persone sane era di non usarle.
Tutt’oggi, sul sito della Regione Lombardia, tra le precauzioni per prevenire il contagio c’è scritto di indossare una mascherina «solo se sospetti di aver contratto il nuovo coronavirus, e presenti sintomi quali tosse o starnuti, o se ti prendi cura di una persona con sospetta infezione da nuovo coronavirus». Subito sotto, però, c’è scritto che la mascherina «aiuta a limitare la diffusione del virus, ma deve essere adottata in aggiunta ad altre misure di igiene». Nella campagna informativa portata avanti dalla regione, una delle immagini diffuse sui social network invitava esplicitamente a indossarla. In diverse città lombarde sono stati inoltre esposti manifesti e comunicazioni luminose della Regione, con raccomandazioni che comprendono l’uso della mascherina. Venerdì 20 marzo il presidente della regione Attilio Fontana ha tenuto una conferenza stampa indossando una mascherina malgrado fosse solo sul palco.
#Coronavirus #FermiamoloInsieme 4/5
La mascherina aiuta a limitare la diffusione del virus e non è una misura eccessiva. Ricorda di unire questa pratica igienica a tutte le altre. Basta poco per tutelarti. Per maggiori informazioni: https://t.co/l5JDMkWIdO pic.twitter.com/siZsxDXHQm— Regione Lombardia (@RegLombardia) March 7, 2020
Incertezze comunicative
Sul New York Times, l’accademica specializzata negli effetti sociali della tecnologia
Questo, ha spiegato, ha dato l’impressione che l’indicazione iniziale non si basasse su prove scientifiche, ma solo sulla necessità di destinare dei materiali che effettivamente servono a proteggersi al personale sanitario. Se le mascherine proteggono un infermiere, che è molto più esposto al contagio, perché non dovrebbero proteggere un normale cittadino? Questo messaggio ambiguo secondo Tufekci potrebbe aver spinto molte persone a non fidarsi delle indicazioni ufficiali, e a fare scorta di mascherine.
All’inizio uno dei motivi per cui si sconsigliava di indossare la mascherina era che avrebbe potuto alimentare il senso di ansia e di paura generale: ma ormai, con la dimensione presa dalla crisi, quel pericolo è stato superato dagli eventi. Poi tanti esperti hanno spiegato che le mascherine non servono perché sono spesso usate male: per esempio lasciando scoperto il naso, oppure toccate troppo di frequente e con le mani sporche, oppure utilizzate troppo a lungo. Anche questo messaggio, dice Tufekci, ha delle controindicazioni: «molte persone si lavano male le mani, per esempio: ma in quel caso non diciamo loro di lasciare perdere e non lavarsele del tutto». Ogni persona, secondo Tufekci, reagisce a questo messaggio pensando di essere l’unica a indossare e a utilizzare correttamente la mascherina.
Autorità sanitarie
Ma sia Tufekci sia del resto Borrelli nella conferenza stampa di giovedì suggeriscono che le mascherine – quelle con i filtri, quelle chirurgiche e anche quelle non certificate per uso medico – offrano almeno un po’ di protezione, e siano comunque meglio di niente. Del resto le indossano talvolta gli stessi funzionari dell’OMS nelle conferenze stampa, e medici ed esperti asiatici le hanno incluse tra le misure che hanno efficacemente ridotto la diffusione di epidemie, compresa quella da coronavirus.
L’OMS dice che: «Non ci sono prove che proteggano le persone che non sono malate», ma che allo stesso tempo vanno usate dalle persone sane che si occupano di pazienti che hanno contratto il coronavirus. Un messaggio che si presta a qualche ambiguità, suggerendo che in presenza di un malato la mascherina aiuti a proteggersi dal contagio.
La cosa che invece è molto chiara è che questa protezione c’è soltanto se, come raccomanda estesamente l’OMS nella pagina informativa, le mascherine sono usate bene: toccandole solo con le mani lavate di frequente, senza riutilizzarle, e posizionandole correttamente sul volto. Se questo non succede, utilizzare una mascherina può essere invece dannoso: se la si tocca con le mani infette, per esempio, si aumenta la probabilità che il virus ci finisca nelle vie aeree.
Usarle bene
Per chiunque non sia riuscito in qualche modo a procurarsene una scorta, cambiarle abbastanza di frequente da renderle efficaci è impensabile (bisognerebbe usarle come dispositivi usa e getta). E chiunque ne abbia accumulate abbastanza da poterlo fare le ha indirettamente sottratte a chi ne ha più bisogno, come i medici, che hanno maggiore necessità di proteggersi. In queste settimane i medici di famiglia del Nord Italia ne hanno ricevute soltanto una decina per uno, e hanno dovuto comprarle con grande difficoltà e strapagandole, per visitare i loro pazienti malati.
Tufekci sottolinea anche un’altra contraddizione nelle comunicazioni ufficiali sulle mascherine: si dice che servono soltanto per evitare che chi è malato contagi gli altri, ma al momento, seppure non ci siano prove certe e consenso unanime, sembra che la COVID-19 sia trasmissibile anche da chi è contagiato ma asintomatico. Una delle raccomandazioni principali di queste settimane è che non importa se ci si sente bene: si può essere contagiosi senza saperlo. In sostanza, dice Tufekci, vuol dire che tutti dovremmo indossare la mascherina, essendo tutti potenzialmente malati, o entrando tutti in contatto con potenziali malati.
Secondo Tufekci, in situazioni di emergenza come quella attuale è importante che la popolazione non si faccia l’impressione che le autorità stiano nascondendo qualcosa. Se quindi il problema delle mascherine è che sono utili ma ce ne sono poche, e che quindi vanno risparmiate per il personale sanitario, il messaggio dovrebbe essere semplicemente questo. Si potrebbe, per esempio, chiedere a chi ne ha comprate tante di donarle agli ospedali, ai medici di famiglia o a chi lavora in una casa di riposo. E nel frattempo aumentare la produzione e le importazioni, come del resto sta facendo l’Italia negli ultimi giorni.
Ma infine, servono o no?
Come per tutte le cose complesse, soprattutto in medicina, non c’è un’unica e categorica risposta.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e il ministero della Salute italiano dicono che le persone sane devono usare le mascherine solo se stanno fornendo assistenza a persone certamente malate di COVID-19, o con sintomi che facciano sospettare la malattia. Viene inoltre consigliato di indossare una mascherina nel caso in cui si abbiano tosse e altri problemi alle vie aeree.
Chi è sano ed è quindi privo di sintomi non ha motivo di indossare una mascherina, secondo le indicazioni dell’OMS. In molti si chiedono, però, come comportarsi considerato che la COVID-19 può presentarsi con sintomi molto lievi, tali da non accorgersi di avere la malattia, ma con il rischio di contagiare ulteriormente il prossimo. Anche se il confine è labile, avere sintomi molto blandi non equivale a essere asintomatici, condizione ancora indagata per il coronavirus per capire se si possa essere contagiosi anche senza alcun sintomo (alcune ricerche sostengono di sì, ma servono conferme). Questa incertezza spinge molti a usare una mascherina anche se sono sani, ma è opinione diffusa tra gli esperti che sia più utile praticare il mantenimento delle distanze (almeno un metro), non toccarsi la faccia con le mani sporche e lavarsi accuratamente le mani.
La maggior parte delle mascherine sono presìdi usa-e-getta, quindi devono essere sostituiti dopo ogni utilizzo e il loro stesso impiego non può superare qualche ora. Considerata la scarsità, molte persone le utilizzano per ore o giorni, senza procedere alla loro sostituzione. Devono essere indossate coprendo bene bocca e naso, applicate con le mani pulite e rimosse con le mani pulite, avendo cura di non mettere a contatto la loro parte esterna con occhi, naso e bocca.
Si è dimostrato, in altre circostanze nel passato, che le mascherine danno un eccessivo senso di protezione, che induce chi le indossa a trascurare altre importanti precauzioni per evitare il contagio. Molti indossandole pensano di poter ridurre la distanza dal prossimo, esponendosi a più rischi di contagio, oppure trascurano poi altre attività ancora più importanti – e apparentemente banali – come lavarsi bene le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi.
Le mascherine possono porre una limitata barriera tra bocca-naso e ambiente circostante, se si tossisce o starnutisce quando si è infetti, e possono quindi essere utili per chi è malato (a patto che non trascuri le buone pratiche che abbiamo elencato prima). Se invece si sta bene, per andare a fare la spesa non è necessaria alcuna mascherina. È molto più importante mantenere la distanza di almeno un metro dagli altri, non toccarsi mai la faccia e lavarsi le mani tornati dal supermercato.