Anche la quarantena fa male alla salute
Solitudine, depressione, mancanza di esercizio fisico e i conflitti e le violenze che contribuisce a generare – o esasperare – possono essere pericolose quasi quanto la malattia
Man mano che un numero sempre più alto di paesi adotta misure di quarantena per affrontare la pandemia da coronavirus, cresce il numero di persone che si trovano a fare i conti con gli effetti secondari e indiretti di questo regime di autosegregazione. Medici ed esperti avvertono che per gli individui particolarmente fragili questi rischi possono essere persino superiori a quelli causati dal contagio.
Gli effetti psicologici che può avere l’isolamento e la mancanza di contatti sociali sono molto noti: rabbia, stress, ansia, depressione. Più a lungo dura l’isolamento e più dure sono le sue condizioni. Questi sintomi andrebbero considerati una reazione normale a una situazione eccezionale: insomma, non allarmatevi se il vostro partner o coinquilino ha un attacco di panico. In questo momento è una reazione che può accadere.
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È una situazione, quella in cui ci troviamo, apparentemente paradossale. «In un momento in cui il distanziamento sociale è necessario per fermare il diffondersi del coronavirus», ha scritto sul New York Times Abdullah Shihipar, ricercatore di salute pubblica alla Brown University, «questa stessa misura può contribuire a peggiorare la salute sul lungo periodo».
Chi ha provato a misurare questo peggioramento di salute, come la Health Resources and Services Administration, un’agenzia del dipartimento della Salute degli Stati Uniti, sostiene che la solitudine sia dannosa come fumare 15 sigarette al giorno. Le ricerche mostrano che gli anziani che dicono di sentirsi soli, per esempio, hanno una mortalità superiore del 45 per cento rispetto ai loro coetanei che non si sentono trascurati. «La solitudine aumenta la possibilità di una morte prematura del 26 per cento, l’isolamento sociale del 29 per cento e vivere da soli del 32 per cento», ha spiegato al Guardian Julianne Holt-Lunstad, professoressa di psicologia e neuroscienze della Brigham Young University, nello Utah.
Una delle ragioni per cui la quarantena può essere pericolosa è che obbliga a rimanere a casa, il che rischia di limitare la quantità di esercizio fisico fatto da ognuno di noi (che spesso è già insufficiente). L’inattività forzata è particolarmente pericolosa per le persone affette da patologie precedenti, ma può essere un problema anche per persone fisicamente sane. Alle persone abituate a fare esercizio bastano un paio di settimane di inattività per iniziare a mostrare effetti negativi, sia fisici che psicologici.
Per questa ragione, molte autorità sanitarie hanno avvisato i loro governi di continuare a permettere l’attività fisica all’aperto, a patto di rispettare le distanze di sicurezza per evitare la trasmissione del coronavirus (una distanza che è tra gli uno e i due metri). Il New York Times, per esempio, ha ricordato l’ordinanza del dipartimento della salute della contea di San Francisco secondo cui, quando vengono rispettate le distanze, l’esercizio all’aperto è addirittura consigliato.
In Italia diversi esponenti del governo hanno detto che sono state le autorità mediche a suggerire di consentire la possibilità di fare attività fisica all’aperto all’interno del decreto che stabilisce la quarantena, in quanto l’esercizio è molto importante per combattere altre patologie. Sotto la pressione di una parte dell’opinione pubblica e di molti politici, e in particolare degli amministratori della regione Lombardia, questa apertura sembra però destinata a subire una limitazione nei prossimi giorni. Se la proibizione sarà totale e valida per chiunque, non poche persone ne saranno fisicamente danneggiate (in quel caso diventerà importante avere una routine di esercizi da fare all’interno delle proprie abitazioni).
Secondo Shihipar, la mancanza di esercizio, l’isolamento e l’assenza di contatti con altre persone non soltanto aumentano il rischio di depressione, ma hanno anche conseguenze fisiche dirette e tangibili, come l’aumento delle complicazioni cardiache, dell’alta pressione e, secondo alcune ricerche, possono persino contribuire alla riduzione della capacità del sistema immunitario di combattere le infezioni (questi due ultimi effetti sono particolarmente importanti durante una pandemia come questa, visto che in un caso rendono l’infezione più probabile e nell’altro la rendono più pericolosa).
Al contrario, il senso di vicinanza e comunità aiuta la salute e rende più facile adottare e mantenere abitudini salutari. Secondo una recente ricerca svolta a Taiwan, i membri di una comunità che dicevano di avere un buon rapporto con i propri vicini di casa e di sentirsi inseriti in una rete sociale erano più inclini a vaccinarsi e a lavarsi le mani. D’altro canto, la sensazione di isolamento produce effetti opposti. In Germania una ricerca effettuata tra over 60 ha mostrato che più le persone si sentivano sole, meno erano inclini a vaccinarsi contro l’influenza.
Messe di fronte a un isolamento forzato, le persone cercano naturalmente di mantenere in funzione le loro reti di supporto sociale. Prima in Cina, poi in Italia e ora sempre più spesso anche nel resto d’Europa, le persone hanno iniziato a organizzare attività in videochat: concerti, cene, lezioni di ginnastica e molto altro. Parlare al telefono con amici e parenti è consigliato da tutti gli esperti ed è ritenuto uno dei mezzi più efficaci per contrastare gli effetti dell’isolamento.
Ma anche il senso di comunità più ampio è considerato molto importante. Moltissime persone in tutto il mondo, per esempio, hanno iniziato ad affacciarsi alle finestre per condividere un po’ di solidarietà. In Cina migliaia di persone si sono affacciate ogni sera alle finestre per gridare “Wuhan, jiayou!”, che significa più o meno “Forza Wuhan”. In Italia e nel resto d’Europa per applaudire i medici, cantare gli inni nazionali e altre canzoni.
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Ma non a tutte le difficoltà causate dalla quarantena si può sfuggire con la creatività e la solidarietà all’interno di una comunità. Uno dei problemi principali della convivenza forzata imposta dalla quarantena è che rende molto più complicate le situazioni dove la convivenza è già difficile. Famiglie problematiche, in cui ci sono componenti violenti o con problemi di dipendenze, si trovano a soffrire particolarmente la quarantena, così come le persone che vivono in alloggi non adeguati o troppo affollati.
Oltre ai bambini, le più esposte a questa situazione sono le donne: in molti prevedono un aumento delle violenze domestiche a causa della quarantena. Secondo un’organizzazione non governativa cinese che lavora con le donne, durante la quarantena il numero totale di casi di violenza domestica nella prefettura di Jingzhou, nella provincia di Hubei (quella che ha per capitale Wuhan), è salito a oltre 300, e a febbraio il numero di casi è raddoppiato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In America circolano già racconti coerenti con questo scenario.
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In Italia chi si trova vittima di violenza domestica o pensa di essere a rischio può utilizzare il numero antiviolenza e stalking 1522, che è attivo anche in questi giorni 24 ore su 24 ed è gratuito. Dal sito del movimento femminista “Non una di meno” è inoltre possibile chattare direttamente con un’operatrice. La rete dei centri antiviolenza sta poi segnalando le possibilità rimaste attive sul territorio italiano, e in alcuni spazi femministi sono stati aperti canali diretti via chat, perché chiuse in casa non sempre sarà possibile telefonare.