Una canzone di Leonard Cohen

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera.
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Show me the place
Dirò questa cosa impopolare: negli ultimi anni i dischi di Leonard Cohen erano diventati una specie di unica maratona monocorde resa confortevole e familiare dalla formidabile voce di Cohen e dalla riconoscenza eterna che gli si deve, ma non è che emergessero singolari cose speciali (lui è morto tre anni fa). Però qualche giorno fa era il tramonto, eravamo tutti in questa condizione, e Fratelli d’Italia – con tutto il rispetto – non è che proprio risolvesse la serata: e invece dalla funzione random di iTunes per un fortunato accidente è uscito questo gospel che era esattamente la colonna sonora di quel guardare fuori dalla finestra.
Show me the place
Where you want your slave to go
Show me the place
I’ve forgotten, I don’t know
Non è solo la sua voce – ho detto formidabile? -: è il piano all’inizio, il violino, persino Jennifer Warnes che è meravigliosa, benché i cori femminili nelle cose Cohen di questo millennio sono diventati a volte stucchevoli (e per confondervi, metterò qui la cosa più famosa di Jennifer Warnes). Show me the place uscì a fine 2011 come anteprima del suo disco del 2012, piuttosto funebre e riflessivo sulla fine (lui aveva 77 anni), che vendette in tutto il mondo quanto nessun altro prima.
The troubles came I saved what I could save
A thread of light, a particle, a wave
Siamo noi che diamo un senso alle canzoni, tenendo duro fino a sera.

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