«Fate i test, fate i test, fate i test»
Lo ha chiesto il capo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità a tutti i paesi del mondo, per contenere meglio la diffusione del coronavirus
Lunedì durante una conferenza stampa il capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (l’agenzia ONU che si occupa di sanità e salute), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha ribadito le linee guida che ogni paese dovrebbe seguire per contenere la diffusione del coronavirus (SARS-CoV-2). Ghebreyesus ha insistito molto sulla necessità di eseguire il maggior numero possibile di test, il cosiddetto “tampone”, per individuare i contagiati e isolarli in modo da impedire un ulteriore contagio.
È un’indicazione che diversi paesi non stanno seguendo: in Italia, per esempio, l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda esplicitamente di fare il test solamente alle persone che presentano dei sintomi importanti compatibili con un’infezione da coronavirus, in estrema sintesi per concentrare le risorse sui malati più gravi, facendo sì quindi che molte persone possano venire contagiate anche senza accorgersene (contribuendo a spargere il virus) e rendendo in generale difficile avere un’idea della reale diffusione dell’epidemia nel paese. Per non parlare di altri paesi, come gli Stati Uniti, in cui i test sono così rari e poco praticati che secondo diversi esperti è praticamente impossibile stabilire quante persone siano state contagiate. Dice Ghebreyesus:
«Come continuo a ripetere, tutti i paesi devono adottare un approccio completo. Il modo più efficace per prevenire la diffusione [del coronavirus] e salvare vite umane è spezzare la catena del contagio. Per farlo, bisogna fare i test e isolare le persone contagiate. Non si può spegnere un fuoco se si è bendati. Allo stesso modo non possiamo fermare questa pandemia se non sappiamo chi viene contagiato e chi no. Abbiamo un semplice messaggio per tutti i paesi: fate i test, fate i test, fate i test»
‘You can’t fight a fire with a blindfold’ says @WHO chief @DrTedros renews call to countries to ‘test, test, test’ all cases of suspected infection.
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— UN News (@UN_News_Centre) March 16, 2020