I paesi europei ora si stanno spaventando
Spagna e Francia hanno annunciato sabato sera limitazioni estese alla vita pubblica e chiusure, gli altri governi sono ancora su interventi parziali
Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato sabato sera una quarantena di tutto il paese per attenuare la diffusione del coronavirus, proclamando lo stato di emergenza e iniziative tra cui la chiusura dei negozi per quindici giorni e limitazioni agli spostamenti. Poco prima anche il primo ministro francese Éduoard Philippe aveva comunicato al suo paese l’avvio di iniziative ugualmente drastiche a partire dalla mezzanotte: ma si terranno comunque – tra molte critiche – le elezioni municipali previste per domani. Le limitazioni in entrambi i paesi sono grossomodo le stesse adottate dall’Italia all’inizio della settimana. Il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva parlato in giornata dell’Europa come dell'”epicentro della pandemia” in questo momento. Gli Stati Uniti hanno annunciato di avere imposto il blocco dei voli in arrivo anche dal Regno Unito e dall’Irlanda, e non solo dagli altri paesi europei (il presidente Trump aveva anticipato la possibilità rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa di venerdì).
Limitazioni non ancora così drastiche sono state introdotte sabato da Lituania e Norvegia, che hanno chiuso rispettivamente i confini e gli aeroporti agli ingressi dall’estero. La Svezia si è limitata a sconsigliare ai suoi cittadini di lasciare il paese. Anche in Germania – dove i contagi contati sono oggi 3795 – crescono solo misure parziali e il ministro della Salute ha escluso per ora restrizioni agli spostamenti: a Berlino sono stati vietati raduni di oltre 50 persone, a Colonia ogni evento pubblico. La Romania ha dichiarato lo stato di emergenza, anche in questo caso per ora tradotto solo in limitazioni di assembramenti al chiuso maggiori di 50 persone. Il Belgio aveva deciso ieri la chiusura delle scuole, dei bar e dei ristoranti, insieme ad altri interventi.
Molti paesi europei sembrano quindi muoversi – scaglionati – nella direzione che molti suggerivano da giorni, soprattutto da paesi come l’Italia in cui la diffusione del contagio era già più avanzata, ipotizzando che l’aggravamento delle situazioni nazionali fosse solo questione di tempo. Anche nello stesso Regno Unito – che ha fatto scelte di quarantene e limitazioni ancora parziali – le pressioni per un maggior rigore stanno crescendo nelle ultime ore, dopo che in una giornata le morti legati al coronavirus sono aumentate da 10 a 21. Altrettanto simili e ritardate sembrano finora le reazioni dei cittadini in questi paesi, divisi tra i più preoccupati e obbedienti alle prescrizioni e quote numerose segnalate ancora in raduni e socialità pubbliche del fine settimana.