La Lombardia ha chiesto di poter chiudere tutte le attività non essenziali
Con una lettera inviata al governo per rendere più drastico l'intervento contro l'epidemia del coronavirus: si parla di negozi, bar, ristoranti, alberghi e tanto altro
Mercoledì il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha inviato al governo una lettera per proporre di chiudere tutte le attività “non essenziali” nella regione per contenere l’epidemia di coronavirus. Le proposte valgono soltanto per il territorio della Lombardia, il più interessato dal contagio, che sta avvicinando al collasso il sistema sanitario. Si parla di tutti i negozi che non vendono generi alimentari o di prima necessità, bar, ristoranti, alberghi e i servizi terziari.
Questa mattina, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva invitato la Lombardia e le altre regioni a fare richiesta ufficiale di misure più restrittive in caso le ritenessero necessarie. Le richieste saranno valutate, ha detto Conte, aggiungendo che però, oltre alle necessità della salute, ci sono anche altri interessi che vanno valutati, come ad esempio la libertà dei cittadini. Su questi temi, ha concluso: «Non affidiamoci a istanze emotive».
Poche ore dopo, la regione Lombardia ha formalizzato la sua richiesta di ulteriori restrizioni. Sui dettagli però alcuni punti sono ancora poco chiari, soprattutto per quanto riguarda l’individuazione di quelle attività ritenute essenziali e di pubblica utilità, che saranno comunicate meglio se la proposta verrà accolta dal governo.
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Nella lettera, la Lombardia chiede di chiudere:
• le attività commerciali al dettaglio, tranne quelle relative ai servizi di pubblica utilità e ai servizi essenziali, alla vendita di beni di prima necessità, in cui include anche le edicole. Le farmacie e le parafarmacie resteranno aperte;
• i centri commerciali e tutti gli esercizi al loro interno, esclusi quelli che vendono generi alimentari e beni di prima necessità;
• i mercati aperti e coperti;
• le «medie e grandi strutture di vendita»;
• bar, pub e ristoranti di ogni genere;
• le attività artigianali come parrucchieri e centri estetici, a eccezione «dei servizi emergenziali e di urgenza»;
• gli alberghi, ostelli, agriturismi e le altre strutture di accoglienza turistica, tranne quelle «rilevate come necessarie ai fini dell’espletamento delle attività di pubblico servizio»;
• tutti i servizi mensa nelle strutture pubbliche e private;
• tutti i servizi terziari e professionali, esclusi quelli considerati di pubblica utilità.
Chiede anche di sospendere le attività processuali e quelle amministrative e legate alle assicurazioni.
Il servizio di trasporto pubblico, chiede la Lombardia, dovrà essere variato per adattarlo al ridotto numero di attività lavorative ancora in funzione.
Il lavoro agile, cioè da casa, continua a essere incentivato.