No, la vitamina C non cura il coronavirus
Un messaggio diffuso su WhatsApp sostiene che assumerne un grammo al giorno può persino prevenire il contagio, ma è una bufala
Un audio che circola in queste ore su WhatsApp parla degli incredibili risultati che avrebbe dato la somministrazione di vitamina C ad alcuni pazienti con il coronavirus e consiglia di assumerne almeno un grammo al giorno come forma di protezione contro il contagio. Il messaggio potrebbe apparire affidabile, poiché parla di risultati che sarebbero arrivati dopo una sperimentazione negli ospedali lombardi, i più colpiti dall’epidemia, ma in realtà non ha alcun fondamento.
È importante avere una alimentazione equilibrata, compreso il giusto apporto di vitamina C (acido ascorbico), ma non ci sono prove che abbia effetti nel contrastare il virus. Inoltre, esiste anche il rischio di prendere troppa vitamina C, la cosiddetta “ipervitaminosi” che può capitare soprattutto quando la vitamina viene assunta tramite integratori (tra le possibili conseguenze c’è ad esempio una maggior frequenza di calcoli renali). A oggi non ci sono inoltre prove scientifiche chiare circa la sua utilità per trattare o prevenire malattie (come il comune raffreddore), fatta eccezione per lo scorbuto, una malattia dovuta proprio alla scarsa assunzione di acido ascorbico.
– Leggi anche: Le cose false che girano sul coronavirus su Whatsapp
Il messaggio è circolato molto ed è stato diffuso anche da alcuni personaggi famosi sui social network. Non è la prima volta che la vitamina C viene indicata come potenziale “cura miracolosa” del virus. Altre soluzioni proposte in queste settimana, e sempre senza alcun fondamento scientifico, includevano la candeggina, l’alcol e le bevande calde. Un’altra bufala circolata su WhatsApp sosteneva che il governo si prepari a introdurre un fantomatico “protocollo BSL-4” che includerebbe il divieto totale di uscita dall’abitazione e la distribuzione di cibo solo in alcuni checkpoint militari.
– Leggi anche: Le risposte del governo sulle limitazioni per il coronavirus