Putin si è preparato la possibilità di rimanere al potere fino al 2036
Con un inaspettato emendamento approvato dal Parlamento russo, che gli permetterebbe di ricandidarsi per altri due mandati superando potenzialmente Stalin
Il parlamento russo ha approvato oggi un emendamento a una legge costituzionale che, se supererà i passaggi praticamente scontati alla Corte costituzionale e a un referendum popolare, darà la possibilità all’attuale presidente Vladimir Putin di rimanere al potere fino al 2036. È l’ultimo sviluppo di un piano che gli osservatori seguivano e commentavano da tempo, cioè quello preparato da Putin per poter rimanere presidente oltre il 2024, termine oltre il quale al momento non potrebbe ricandidarsi.
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L’emendamento approvato dal parlamento è molto più semplice dei sofisticati piani che in tanti avevano ipotizzato, e ha sorpreso la maggior parte degli esperti di Russia e politica internazionale. Di fatto, azzera il conteggio dei mandati di Putin, consentendogli di farne altri due, estendendo così potenzialmente di dodici anni la sua presidenza. Dopo la conferma della Corte costituzionale, considerata una formalità, e di un referendum a fine aprile, Putin avrà eventualmente bisogno, ovviamente, di vincere le elezioni: ma il consenso popolare non è finora mai stata una sua preoccupazione.
Putin è al potere in Russia da più di vent’anni: eletto presidente nel 1999, fu rieletto nel 2004, esaurendo il limite dei due mandati consecutivi. Ma con l’enorme influenza e potere costruiti nei suoi primi otto anni promosse con successo la candidatura del suo fedele alleato Dimitri Medvedev, facendosi nominare primo ministro e di fatto controllando la politica russa per i successivi quattro anni. Nel 2012, dopo aver fatto cambiare la Costituzione per aumentare la durata dei mandati presidenziali a sei anni, si candidò di nuovo a presidente, vincendo e ottenendo poi la rielezione nel 2018. La Costituzione russa non prevede un limite massimo di mandati.
Nel 2024 però scadrà il suo secondo mandato consecutivo, e da mesi gli osservatori si chiedevano come avrebbe fatto a mantenere il potere, cosa che sembrava in qualche modo intenzionato a fare. A gennaio aveva annunciato dei misteriosi piani per cambiare la costituzione in modo da diminuire i poteri del presidente e rafforzare quelli del parlamento e del Consiglio di stato, organo che è presieduto da Putin ma che oggi ha un ruolo marginale. L’impressione era che volesse prepararsi la strada per diventare di nuovo primo ministro, oppure per mantenere la guida del Consiglio di stato.
Ma quello che è successo martedì ha rivelato una strategia diversa e inaspettata, e non è chiaro se dipenda da una decisione successiva di Putin o se fosse pianificata fin dall’inizio. A proporre l’emendamento è stata Valentina Tereshkova, prima cosmonauta donna nello Spazio e parlamentare fedele a Putin, aggiungendolo alla riforma costituzionale approvata poco dopo dalla Duma, il parlamento russo. Col senno di poi, secondo qualcuno la riforma serviva soltanto a includere l’emendamento.
L’emendamento interviene su un punto della riforma che prevede un limite complessivo di due mandati per ciascun presidente, rendendolo valido soltanto dall’approvazione in avanti: cioè escludendone la retroattività. Come ha notato il Guardian di fatto le uniche due persone interessate dall’emendamento sono Putin e Medvedev, visto che l’unico altro russo a esser stato presidente è Boris Eltsin, morto nel 2007.
Dopo la proposta dell’emendamento ci sono stati un po’ di passaggi piuttosto coreografici. Tra le proteste dell’opposizione, un parlamentare della maggioranza ha detto in un’intervista televisiva che «nessuno sta dicendo» che Putin si ricandiderà nel 2024. Il presidente si è quindi presentato senza preavviso in Parlamento, dicendo di voler subito commentare l’accaduto e spiegando che secondo lui la Russia dovrà in futuro dotarsi di un sistema politico in cui il presidente cambia regolarmente. Ma forse, ha detto, non è ancora pronta, e nel frattempo sono necessarie misure che garantiscano la stabilità. Putin ha detto di auspicarsi che un giorno la presidenza russa non sarà più così personalizzata: «ma è dove ci ha portato la nostra storia, e non possiamo non tenerne conto».
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Alla fine del discorso, parlando dell’emendamento, ha detto che «in linea di principio, questa opzione sarebbe possibile. Ma a una condizione, e cioè che si esprima ufficialmente la Corte costituzionale, assicurandosi che un emendamento simile non contraddica i principi e le regole della Costituzione».
Alexei Navalny, uno dei più noti oppositori politici di Putin, ha sostenuto che il suo è un tentativo di farsi presidente a vita: nel 2036, Putin avrà 83 anni. Nel caso in cui riuscisse davvero a farsi eleggere presidente per altre due volte, supererà Josip Stalin in quanto a permanenza al potere. Non gli basterà tuttavia per raggiungere Pietro il Grande, che fu zar e imperatore per 43 anni.
Un gruppo politico di opposizione ha detto di aver chiesto il permesso per una protesta, ma attualmente le manifestazioni con oltre 5.000 persone sono vietate in Russia per via del coronavirus (SARS-CoV-2).
«Sono sicuro che insieme faremo grandi cose, almeno fino al 2024» ha detto Putin concludendo il discorso alla Duma. «Poi vedremo».
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