Il primo rapporto sui morti che avevano il coronavirus
Avevano in media 81 anni, erano per la maggioranza uomini e nella maggior parte dei casi avevano già problemi di salute, dice l'Istituto Superiore di Sanità
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha diffuso uno studio sulle prime 105 persone morte in Italia che avevano contratto il coronavirus (SARS-CoV-2), per spiegare che pazienti fossero e aiutare a comprendere meglio l’epidemia che si è sviluppata nelle ultime settimane.
In tutto, secondo i dati diffusi giovedì 5 marzo dalla Protezione Civile, in Italia sono risultate positive al coronavirus 3.858 persone e 148 di loro sono morte. Va però tenuta in mente una cosa importante: il legame tra il coronavirus e un eventuale decesso non è sempre facile da stabilire. In molti casi il coronavirus causa complicazioni che rendono peggiore una situazione già grave e precaria. Lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità aiuta a capire la situazione.
In sintesi:
- I 105 morti con coronavirus avevano in media 81 anni, erano in maggioranza uomini e più di due terzi di loro avevano tre o più patologie al momento dell’infezione.
- Il 42,2 per cento dei morti aveva tra gli 80 e gli 89 anni; il 32,4 per cento aveva tra i 70 e i 79 anni; l’8,4 per cento aveva tra i 60 e i 69 anni, il 2,8 per cento aveva tra i 50 e i 59 anni e il 14,1 per cento aveva più di 90 anni.
- La patologia pregressa più diffusa era l’ipertensione (74,6 per cento dei casi), seguita da cardiopatia ischemica (70,4 per cento) e dal diabete mellito (33,8 per cento).
L’Istituto Superiore di Sanità è tra le più importanti istituzioni scientifiche in Italia a occuparsi della ricerca sul coronavirus, eseguendo controanalisi per confermare i risultati dei test che si fanno in tutta Italia sui casi sospetti, e raccogliendo informazioni sugli esiti clinici dei casi confermati. Lo studio diffuso ieri è basato sui dati raccolti fino al 4 marzo grazie a un questionario preparato dall’ISS e compilato dai medici degli ospedali che avevano in cura i pazienti.
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Il testo completo diffuso dall’ISS mercoledì 5 marzo:
Studio ISS Su 105 deceduti con Covid-2019, età media 81 anni e patologie preesistenti in due terzi dei casi
ISS, 5 marzo 2020
L’età media dei pazienti deceduti e positivi a COVID-2019 è 81 anni, sono in maggioranza uomini e in più di due terzi dei casi hanno tre o più patologie preesistenti. Lo afferma una analisi sui dati di
105 pazienti italiani deceduti al 4 marzo, condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, che sottolinea come ci siano 20 anni di differenza tra l’età media dei deceduti e quella dei pazienti positivi al virus.
Il report riguarda 73 pazienti deceduti in Lombardia, 21 in Emilia Romagna, 7 in Veneto e 3 nelle Marche, ed è basato sui dati ottenuti tramite la compilazione di un questionario sviluppato ad hoc ai fini della rilevazione dei casi di morte.
L’età media dei pazienti presi in esame è 81 anni, circa 20 anni superiore a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione, e le donne sono 28 (26.7%). La maggior parte dei decessi 42.2% si è avuta nella fascia di età tra 80 e 89 anni, mentre 32.4% erano tra 70 e 79, 8.4% tra 60 e 69, 2.8% tra 50 e 59 e 14.1% sopra i 90 anni.
Le donne decedute dopo aver contratto infezione da COVID-2019 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediana donne 83.4 – età mediana uomini 79.9).
Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3.4 (mediana 3, Deviazione Standard 2.1). Complessivamente, l’15.5% del campione presentavano 0 o 1 patologie, il 18.3% presentavano 2 patologie e 67.2% presentavano 3 o più patologie.
La comorbidità più rappresentata è l’ipertensione (presente nel 74,6% del campione), seguita dalla cardiopatia ischemica (70,4%) e dal diabete mellito (33,8%).
Il tempo mediano dall’insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale è stato di 5 giorni e la mediana del tempo intercorso tra il ricovero e il decesso è stato di 4 giorni.
“Anche se preliminari, questi dati confermano le osservazioni fatte fino a questo momento nel resto del mondo sulle caratteristiche principali dei pazienti – commenta il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro -, in particolare sul fatto che gli anziani e le persone con patologie preesistenti sono più a rischio. Si tratta di persone molto fragili, che spesso vivono a stretto contatto e che dobbiamo proteggere il più possibile”.