La Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito 24 misure cautelari nei confronti di imprenditori e funzionari pubblici accusati di truffa e corruzione
La Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito 24 misure cautelari nei confronti di imprenditori e funzionari pubblici siciliani accusati a vario titolo di associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, falso in atto pubblico, rivelazione di segreto d’ufficio, soppressione e occultamento di atti pubblici. Nei confronti delle persone coinvolte sono state disposte 4 custodie cautelari in carcere, 12 arresti domiciliari e 8 obblighi di dimora.
Le indagini hanno ipotizzato l’esistenza di un’organizzazione criminale, ideata dai fratelli Giovanni e Francesco Di Liberto, finalizzata a ottenere in modo illecito finanziamenti pubblici concessi dalla Regione Siciliana, con la complicità di un ex funzionario dell’Ispettorato provinciale dell’Agricoltura (IPA) di Palermo, Filippo Cangialosi. Sono coinvolti nell’inchiesta anche Vincenzo Geluso, ex sindaco di San Cipirello, attualmente componente dell’Ufficio di gabinetto dell’assessore regionale all’Agricoltura, e Antonino Cosimo D’Amico, ex ispettore capo dell’IPA di Palermo e attualmente dirigente del Dipartimento agricoltura dell’assessorato regionale all’Agricoltura.
Secondo l’accusa ci sarebbe stata una truffa riguardante le concessioni di finanziamenti pubblici europei e nazionali nell’ambito dei Programmi di Sviluppo Rurale della Sicilia, che sarebbe stata compiuta grazie all’intervento illecito di funzionari dell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura della Regione Sicilia, l’ente che deve valutare l’ammissibilità delle istanze volte ad ottenere i finanziamenti europei e nazionali. Repubblica riporta che i fratelli Di Liberto sarebbero riusciti a ottenere 12,5 milioni di euro fra il 2012 e il 2018, e che a dicembre avrebbero ottenuto un’altra tranche di finanziamenti, al momento bloccata.
La Guardia di Finanza ha sequestrato in tutto beni per 12,5 milioni di euro, pari all’ammontare dei presunti contributi ottenuti illecitamente, e sono state sequestrate 14 aziende, tre delle quali si trovano in Ungheria, Austria e Romania.