• Mondo
  • Martedì 3 marzo 2020

Come vivono le persone bloccate fra Turchia e Grecia

È uno di quei casi in cui guardare le fotografie dice più di molti articoli

(Chris McGrath/Getty Images)
(Chris McGrath/Getty Images)

Negli ultimi giorni migliaia di persone – migranti e richiedenti asilo – che si trovavano in Turchia si sono dirette alla frontiera terrestre con la Grecia, dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan aveva annunciato di aver aperto i confini a chi volesse raggiungere l’Europa. La Grecia però non ha nessuna intenzione di aprire i suoi confini, appoggiata dai paesi europei che temono un flusso migratorio simile a quello del 2015. Il risultato è che migliaia di persone stanno aspettando che la situazione si sblocchi in una remota zona della Turchia occidentale, in pessime condizioni igieniche e sanitarie, e con una limitatissima assistenza.

La Turchia condivide con la Grecia un confine terrestre di 120 chilometri delimitato in gran parte dal fiume Evros e in una zona piena di campi agricoli e boschi, scarsamente abitata. La zona più interessata dal flusso di questi giorni è compresa fra la città turca di Edirne e quella greca di Kastanies, dove l’Evros ha un’ansa e il confine corre su una striscia di terra lunga una dozzina di chilometri.

Diversi gruppi di persone si sono accampate nel bosco vicino al confine, che in parte è delimitato da una recinzione. Alcuni si sono portati dietro tende e teli per costruire una specie di accampamento. Nel bosco, ovviamente, non c’è alcun tipo di fonte elettrica.

(Chris McGrath/Getty Images)

Il momento più complicato è la notte, quando le temperature scendono a pochi gradi sopra lo zero. Alcuni trovano riparo nella stazione dei bus di Edirne, qualcun altro dorme per terra infagottato dentro alle coperte fornite dall’agenzia ONU per i rifugiati. In molti accendono falò per riscaldare loro e il cibo che hanno a disposizione.

(AP Photo/Emrah Gurel)

(Burak Kara/Getty Images)

(Burak Kara/Getty Images)

Altri hanno scelto di accamparsi fra i boschi e i campi, dove c’è più spazio per le proprie famiglie e le proprie cose.

(Chris McGrath/Getty Images)

 

Durante viaggi così complicati, portarsi dietro valigie e altri averi può essere d’intralcio: molte persone mettono tutto quello che hanno in enormi sacchetti, di quelli che normalmente si usano per la spazzatura, o borse di plastica.

(Osman Orsal/Getty Images)

Qualcuno cerca ancora di superare il fiume Evros ed entrare in Grecia in un punto diverso dalla frontiera fra Edirne e Kastanies. L’attraversamento è particolarmente complicato perché le acque sono fredde e poco trasparenti. Prima del recente flusso Pavlos Pavlidis, che insegna medicina legale nella vicina università di Alexandroupoli, aveva stimato che dal 2000 siano stati recuperati nell’Evros circa 350 corpi di migranti, mentre più di 1.500 sono stati dispersi e mai più ritrovati.

– leggi anche: La crisi dei migranti fra Turchia e Grecia, spiegata bene

(Burak Kara/Getty Images)

Fra le persone bloccate ci sono anche diverse famiglie con bambini: li si vede giocare sulla riva del fiume, ricevere cure mediche o cartoni di latte dalle ONG, oppure finire nel raggio dei gas lacrimogeni usati dalla polizia greca.

(AP Photo/Darko Bandic)

(Chris McGrath/Getty Images)

(Michael Bunel/Le Pictorium Agency via ZUMA Press)

Nei primi giorni gruppi di maschi giovani si erano scontrati più volte con la polizia greca, a cui hanno tirato sassi e altre cose. La polizia ha risposto utilizzando manganelli e gas lacrimogeni.

(AP Photo/Emrah Gurel)

(EPA/DIMITRIS TOSIDIS)

(EPA/ERDEM SAHIN)

Di recente gli scontri si sono progressivamente attenuati, anche perché le autorità greche hanno rafforzato controlli e forze al confine, e chiesto rinforzi all’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (un tempo nota come Frontex).

(Dimitris Tosidis/Xinhua via ZUMA Wire)