In Israele si sta votando, di nuovo
Sono le terze elezioni in un anno, e non è detto che vadano a finire diversamente
In Israele sono in corso le terze elezioni parlamentari in meno di un anno, dopo che le prime due – organizzate ad aprile e a settembre del 2019 – non avevano prodotto risultati che consentissero di formare una maggioranza in grado di sostenere un governo, soprattutto a causa della notevole frammentazione del quadro politico. Diversi osservatori temono che anche le elezioni di oggi si concluderanno con un nulla di fatto: i dati dei sondaggi non sono cambiati più di tanto rispetto a sei mesi fa, e i leader di partito hanno mantenuto più o meno le stesse alleanze e soprattutto gli stessi veti nei confronti degli avversari. I seggi chiuderanno alle 21 ora italiana, e già dalle ore successive si capirà se la situazione si sarà sbloccata o meno.
Come quelle precedenti, la campagna elettorale delle ultime settimane è stata segnata soprattutto dai processi per truffa e corruzione contro il primo ministro uscente Benjamin Netanyahu, che inizieranno fra due settimane. Netanyahu si è difeso sostenendo che i processi siano stati avviati per ragioni politiche, e nelle ultime settimane ha cercato di compattare il suo elettorato – dicendo che nessuno dei suoi avversari ha lo spessore necessario per fare il primo ministro – e cercando di ottenere i voti di alcuni segmenti particolari dell’elettorato, come le persone che usano frequentemente la marijuana (che ha promesso di legalizzare) e i tassisti.
L’opposizione a Netanyahu si presenta assai divisa, come già accaduto nelle due precedenti elezioni. Sia Blu e Bianco, il partito centrista che a settembre aveva ottenuto la maggioranza relativa dei voti, sia Israel Beitenu, il partito laico e nazionalista di Avigdor Lieberman, hanno già fatto sapere che non intendono formare un governo con la Lista Unita, il partito di centrosinistra che rappresenta gli arabo-israeliani e che era andato molto bene sia ad aprile sia a settembre. A loro volta il Likud, cioè il partito di Netanyahu, e i suoi alleati della destra religiosa e nazionalista hanno ribadito che non sosterranno un governo a meno che sia guidato dal primo ministro uscente.
Per formare una maggioranza alla Knesset, il parlamento israeliano, serve avere il sostegno di 61 parlamentari (uno in più della metà). Secondo gli ultimi sondaggi la coalizione di destra ne dovrebbe ottenere 58, mentre gli altri 62 sarebbero divisi fra i partiti di opposizione. Alle elezioni di settembre la destra ne ottenne 55, e nel caso si avvicinasse ulteriormente alla soglia dei 61 potrebbe fare pressione su Lieberman – ex alleato strettissimo di Netanyahu – per sostenere un nuovo governo.
Se Netanyahu riuscisse a riconfermarsi primo ministro, con o senza Lieberman, ci sono pochi dubbi sul fatto che cercherà di cancellare i suoi processi: il quotidiano israeliano progressista Haaretz scrive che potrebbe far approvare un’apposita legge, ma da settimane circolano voci sul fatto che potrebbe sostituire il procuratore generale – che in Israele ha la facoltà di fermare ogni processo – e riformare la Corte Suprema per renderla maggiormente vincolata alla politica.
Le possibilità che l’opposizione riesca a formare un governo di centrosinistra rimangono invece piuttosto basse: alle scorse elezioni, Blu e Bianco, la lista dei Laburisti – che a questo giro comprende anche il partito laico di sinistra Meretz – e la Lista Unita arrivarono a 56 seggi, senza la possibilità di ottenere l’appoggio di altri partiti.
Lo scenario migliore per Blu e Bianco resta un governo con i soli Laburisti e Israel Beiteinu, dato che il partito ha molte più posizioni in comune con i partiti istituzionali che con la Lista Unita. Nel caso in cui Blu e Bianco, i Laburisti e Isareli Beitenu riescano ad ottenere più seggi della coalizione di destra – improbabile, visto che alle scorse elezioni finì 51 a 55 – potrebbero invece chiedere l’appoggio esterno della Lista Unita, che consentirebbe di formare un governo di minoranza.
Le elezioni di oggi rischiano di essere ricordate soprattutto per la dozzina di seggi speciali costruiti per le persone in isolamento per il coronavirus, in cui possono votare in un ambiente sanificato e circondati da scrutatori completamente coperti.