La situazione del coronavirus nel mondo
I contagi sono quasi 90.000 e i morti più di 3.000: c'è stato il primo caso confermato nello stato di New York
I casi di coronavirus (SARS-CoV-2) accertati nel mondo sono più di 89mila, mentre le morti legate in qualche modo al virus sono 3.049. La maggior parte dei contagi e delle morti è avvenuta in Cina – più di 80mila contagi e 3mila morti – e specificamente nella provincia di Hubei, dove la diffusione del virus è iniziata, mentre in Italia – il terzo paese con più contagi ufficialmente confermati dopo Cina e Corea del Sud – sono stati registrati 1.694 contagi e 34 morti. Tra gli altri paesi europei i più colpiti sono la Germania e la Francia con 130 casi, seguiti da Spagna (84), Regno Unito (36), Svizzera (24), Norvegia (19), Svezia (14), Austria (14), Paesi Bassi (10), San Marino (8), Croazia (7), Grecia (7), Finlandia (6), Danimarca (4), Romania (3), Islanda (3,) Repubblica Ceca (3), Belgio (2), Irlanda, Portogallo, Lituania, Estonia e Lettonia (1).
Nel frattempo sta aumentando il numero di contagi negli Stati Uniti, dove finora i casi confermati erano stati pochi anche perché il numero di tamponi eseguiti era stato molto più basso che in altri paesi. Al momento ci sono 89 persone positive al virus, di cui 44 sono tra quelle evacuate dalla nave Diamond Princess e che si trovano attualmente in quarantena.
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Domenica, inoltre, negli Stati Uniti è stata registrata la seconda morte legata al coronavirus: si tratta di un uomo di circa 70 anni di Seattle, nello stato di Washington, che era ricoverato in una casa di cura per anziani, la stessa dove era ricoverato anche l’uomo di 50 anni morto sabato. Per precauzione i centri per la prevenzione e il controllo delle malattie degli Stati Uniti (CDC) hanno chiesto di evitare tutti i viaggi non essenziali verso Cina, Corea del Sud e Italia, e sia la compagnia Delta che American Airlines hanno deciso di sospendere i propri voli da e verso Milano, a causa della diffusione del coronavirus.
Sempre domenica è stato registrato il primo caso di contagio a New York, una donna che, secondo quanto riferito dal governatore dello stato Andrew Cuomo, avrebbe contratto il virus durante un viaggio in Iran e che al momento si trova in isolamento nella sua abitazione. Anche prima della notizia di questo primo caso, negli ultimi giorni tra gli abitanti di New York ha iniziato a diffondersi la paura del contagio: il New York Times racconta che ci sono state grosse file nei negozi per accaparrarsi mascherine e disinfettanti, un po’ come successo anche in Italia nei primi giorni di diffusione del virus.
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In Iran, uno dei paesi che sta facendo più fatica a gestire la diffusione del coronavirus, sono stati registrati 978 casi di contagio e 54 morti: secondo i dati ufficiali dunque è morto il 5,5 per cento delle persone contagiate, un dato piuttosto alto considerando che negli altri paesi il tasso di letalità difficilmente supera il 2-3 per cento (e questo fa pensare che i contagi possano essere più di quelli comunicati dalle autorità). Tra le persone positive al virus ci sono almeno sette funzionari governativi, tra cui una dei vicepresidenti.
Lunedì, inoltre, sono stati annunciati i primi due casi di contagio in Indonesia: si tratta di una donna di 64 anni e di sua figlia di 31 anni che erano state a contatto con una persona giapponese risultata positiva dopo aver visitato l’Indonesia.
Sempre lunedì in Corea del Sud, il secondo paese più colpito dopo la Cina, sono stati registrati 476 nuovi casi di contagio, portando il numero totale delle persone positive al coronavirus a 4.212, con 26 morti. Più di mille casi accertati finora avrebbero a che fare con la congregazione Shincheonji di Gesù, un culto cristiano – qualcuno parla esplicitamente di una setta – con almeno 200mila seguaci.
La città di Seul ha deciso di fare causa alla congregazione, accusando in particolare il fondatore Lee Man-hee anche di omicidio, per non aver fornito le informazioni sulle persone contagiate alle autorità, per aver impedito che gli adepti si sottoponessero ai test e per aver impedito che venissero adottate misure di sicurezza e prevenzione, come l’utilizzo di mascherine: i membri del culto considerano infatti la malattia una debolezza e tendono quindi a nasconderla.
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In Giappone sono stati registrati 940 casi di contagio, tra cui 705 persone che si trovavano sulla Diamond Princess, e 11 morti. Il primo ministro Shinzo Abe ha detto che annuncerà entro il 10 marzo nuove misure d’emergenza per contenere la diffusione del virus e per contrastare gli effetti negativi che questo ha avuto sull’economia del paese nelle ultime settimane. Sempre in Giappone domenica si è corsa la maratona di Tokyo, uno degli appuntamenti sportivi più importanti dell’anno, a cui solitamente partecipano circa 40mila corridori: quest’anno, però, a causa della diffusione del coronavirus, la maratona è stata aperta solamente a circa 200 tra gli atleti più forti al mondo.