Cosa sta succedendo in Serie A
Proprio quando uno dei campionati più belli degli ultimi anni stava entrando nel vivo, il rinvio di sei partite ha creato polemiche e forse compromesso il resto della stagione
Dopo i rinvii di sei partite dell’ultimo turno di Serie A, il campionato italiano si trova in una situazione molto complicata. Nel periodo della stagione più fitto di impegni, tra coppe nazionali, competizioni europee e soste internazionali, in Serie A soltanto cinque squadre hanno disputato tutte le partite previste finora dal calendario. Altre dieci ne devono recuperare una, mentre cinque se ne trovano addirittura due in meno, senza avere spazi sufficienti nel calendario per recuperarle garantendo la parità di condizione fra tutte le partecipanti – indispensabile per il corretto svolgimento del campionato – e senza intralciare altre competizioni.
Su richiesta delle squadre, la Lega Serie A ha convocato un’assemblea generale mercoledì 4 marzo a mezzogiorno nella sede del CONI a Roma per trovare una soluzione che soddisfi tutti: cosa non scontata, dato che il malumore fra i dirigenti è abbastanza diffuso a causa dei modi e dei tempi con cui sono stati decisi e comunicati i rinvii delle partite nel fine settimana. Le stesse decisioni prese dalla Lega hanno inoltre delegittimato lo svolgimento di altre partite a porte chiuse: le squadre che nei prossimi giorni si ritroveranno a giocare senza pubblico potrebbero richiedere lo stesso trattamento usato nel fine settimana, ossia il rinvio, per non perdere incassi.
Come si è arrivati a questo punto
Giovedì scorso la Lega Serie A, in conformità con il decreto del Consiglio dei ministri riguardante il contenimento della diffusione del coronavirus (SARS-CoV-2) in Italia, aveva comunicato che cinque partite di campionato si sarebbero giocate senza pubblico: Udinese-Fiorentina, Milan-Genoa, Parma-Spal, Sassuolo-Brescia e Juventus-Inter. Sabato mattina, però, a poche ore dalla prima partita prevista a porte chiuse (Udinese-Fiorentina), la Lega è tornata su una decisione già presa e accettata da tutti, imponendo il rinvio delle cinque partite previste a porte chiuse al prossimo 13 maggio: di fatto alla terzultima giornata di campionato.
Prima di comunicare i rinvii il presidente della Lega, Paolo Dal Pino, non avrebbe interpellato le squadre coinvolte. L’amministratore delegato dell’Inter, Giuseppe Marotta, ha spiegato domenica in serata: «Lunedì la Lega ha chiesto al governo le porte chiuse. Giovedì le ha ufficializzate e poi improvvisamente sabato c’è stato un cambiamento repentino senza spiegazioni»; Joe Barone, direttore generale della Fiorentina, ha aggiunto, intervistato dalla Rai: «La Lega mi ha rassicurato e mi ha detto che la partita (Udinese-Fiorentina di sabato) si sarebbe giocata a porte chiuse. Sabato – con la squadra già a Udine – abbiamo cominciato a capire leggendo i social network e allora ho chiamato in Lega. Alle 12.20 mi hanno detto che non avremmo giocato».
Il malumore è stato inoltre provocato da altre misure contraddittorie adottate nel fine settimana. I tifosi dell’Atalanta, per esempio, sono potuti andare a Lecce domenica pomeriggio nonostante provenissero dalla Lombardia, regione della “zona gialla” ai cui tifosi sono state vietate temporaneamente le trasferte nel resto d’Italia. Nel campionato di Serie B, invece, quattro partite giocate tra Veneto e Liguria si sono disputate a porte chiuse come stabilito per tempo in settimana.
I motivi dei rinvii
Stando alle sue spiegazioni — condivise dal ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora — Dal Pino ha disposto il rinvio delle partite per non arrecare un danno d’immagine al paese e alla stessa Lega: la trasmissione di Juventus-Inter, l’incontro più atteso della stagione, a porte chiuse, avrebbe potuto incidere negativamente nelle trattative per la vendita dei diritti televisivi per il triennio 2021-2024, considerando inoltre che all’ora prevista per Juventus-Inter ci sarebbe stato anche il Classico del campionato spagnolo tra Real Madrid e Barcellona, una delle partite più viste al mondo.
Dal Pino ha poi spiegato di aver proposto all’Inter il rinvio della partita contro la Juventus a lunedì sera con lo stadio aperto ai soli tifosi piemontesi. L’amministratore delegato dell’Inter, Giuseppe Marotta, ha però rifiutato, continuando a ribadire la propria contrarietà alle decisioni prese in maniera univoca dalla Lega e aggiungendo altri tre motivi: la priorità del recupero di Inter-Sampdoria, rinviata una settimana fa, la delegittimazione delle misure di contenimento del contagio e le variazioni che avrebbero riguardato anche la semifinale di ritorno di Coppa Italia che l’Inter dovrebbe giocare giovedì a Napoli.
Le reazioni delle squadre
Oltre all’Inter, sono diverse le squadre del campionato che hanno protestato. La Fiorentina ha fatto sapere che richiederà il rimborso della trasferta a Udine, cosa che potrebbe fare anche l’Hellas Verona, la cui partita a Genova contro la Sampdoria di lunedì sera è stata rinviata con meno di un giorno di preavviso. Ieri, il centrocampista dei veronesi Miguel Veloso ha commentato la vicenda scrivendo: «Una settimana per decidere se scendere in campo o meno. La squadra, lo staff, gli addetti ai lavori… eravamo a Genova dalle 17 senza avere notizie certe. Ora tutti sul pullman direzione Verona. Trovo che tutta questa situazione sia vergognosa e una grandissima mancanza di rispetto per tutte le persone coinvolte».
Critiche molte dure sono arrivate anche dagli allenatori di due squadre che hanno potuto giocare le loro partite. Sabato sera l’allenatore del Napoli Gennaro Gattuso ha detto in conferenza stampa: «Se si fa una scelta precisa, o si gioca tutti o nessuno, perché per me il campionato è falsato in questo modo. Tra due mesi saranno partite totalmente diverse e poi c’è chi non gioca due settimane e chi gioca ed ha un dispendio energetico. Non è uguale per tutti». L’allenatore del Lecce, Fabio Liverani, è stato dello stesso parere: «Nel calcio dovrebbero essere prese decisioni in tempi e modi giusti. Ci sono gerarchie, il Governo ha preso una decisione giovedì e deve valere per tutte le squadre. La Lega fa da garante per venti squadre, non per quattro o cinque».
Il presidente del Brescia, Massimo Cellino, ci è andato più pesante: «È stato falsato il campionato per l’ennesima volta. Sono abbastanza disgustato e preferisco non aggiungere altro». Domenica, inoltre, il club bresciano ha inviato una lettera di diffida alla Lega, riservandosi “ogni più opportuna azione risarcitoria”.