Qual è la puzza peggiore di tutte?
C'è una componente soggettiva che rende difficile rispondere, ma alcuni scienziati hanno provato a trovarla, scoprendo la “zuppa di puzza”
Da qualche mese il fumettista americano Randall Munroe ha una rubrica saltuaria sul New York Times in cui risponde a “buone domande”, prevalentemente buffe e un po’ assurde. Munroe è il creatore della striscia xkcd, quella che ha come protagoniste delle sagome stilizzate e tratta prevalentemente di internet e scienza. Lui è un programmatore che tra le altre cose ha lavorato per la NASA, prima di dedicarsi a tempo pieno a xkcd, inventato nel 2005.
L’ultima domanda a cui ha risposto Munroe gli è arrivata da Lizzie di Austin, Texas: “qual è la puzza peggiore del mondo?”.
Non è una domanda facile, ed è un tema a cui la scienza si è dedicata sporadicamente negli ultimi anni. La prima difficoltà è che la puzza è soggettiva: la vignetta di Munroe che introduce la risposta mostra due persone reagire in maniera opposta all’odore di aglio proveniente da una cucina. E così via fino ad arrivare all’annosa questione del perché le flatulenze non provochino generalmente disgusto tra chi le ha prodotte, spiegata definitivamente anni fa in un video del canale YouTube ASAPScience. C’entra il fatto che conosciamo molto bene l’odore prodotto dalla nostra flora batterica intestinale, differente da quella di ciascun altro.
Munroe racconta che nel 1998 la psicologa Pamela Dalton, specializzata nelle percezioni sensoriali, fu incaricata di sviluppare una bomba puzzolente dal dipartimento della Difesa americano. Condusse vari esperimenti, scoprendo che persone provenienti da posti del mondo diversi e che erano cresciute mangiando e odorando cose diverse erano spesso in disaccordo sul fatto se un odore fosse buono o cattivo. Un classico esempio di questo fenomeno è rappresentato dal durian, il frutto asiatico considerato una prelibatezza in posti come la Cina e il Vietnam ma sostanzialmente immangiabile per gran parte delle persone occidentali, che annusandolo sentono soprattutto odore di uova marce. Un discorso simile vale, al contrario, per formaggi come il gorgonzola o il roquefort.
Dalton trovò comunque un buon candidato a “puzza universale” in una sostanza chiamata U.S. Government Standard Bathroom Malodor, sviluppata combinando diversi componenti chimici per creare una puzza simile a quella delle latrine dell’esercito statunitense, ma molto più forte. Fu sintetizzata per testare l’efficacia di deodoranti e prodotti per l’igiene, e contiene otto molecole diverse, dall’acido tioglicolico allo scatolo, il componente chimico responsabile del tipico odore delle feci.
Partendo dall’U.S. Government Standard Bathroom Malodor, Dalton produsse l’aroma richiesto, chiamandolo Stench Soup, zuppa di puzza, che secondo Munroe potrebbe essere un ottimo candidato alla peggiore puzza del mondo. Non ci sono tante persone che l’hanno annusata, ma una di loro è Mary Roach, una giornalista scientifica che ha descritto l’odore della Stench Soup come «Satana seduto su un trono di cipolle marce».
Anche se è difficile – e probabilmente è un bene – verificarlo di persona, il fatto che uno degli odori peggiori del mondo sia una variazione di quello della cacca ha senso: il nostro corpo è geneticamente programmato per provare disgusto per le cose che possono fargli del male. È il motivo per cui troviamo maleodoranti le cose putrefatte, e anche gli scarti organici altrui, che possono contenere batteri in grado di farci ammalare. È un meccanismo in parte innato: è stato verificato che dei roditori di laboratorio che non hanno mai visto un gatto in vita loro si spaventano se esposti all’odore di felini.
Ma ci sono altri candidati a peggior puzza del mondo, spiega Munroe. Spesso, quando si parla dell’argomento, si cita il tioacetone, un composto chimico sintetizzato alla fine dell’Ottocento. Nel 1889 alcuni chimici stavano provando a sintetizzarlo in un laboratorio di Friburgo, in Germania, quando qualcosa andò storto e l’odore si diffuse per la città, causando panico, nausee e facendo vomitare la gente per strada. Non è chiaro tutt’oggi cosa successe, ma d’altronde non sono in molti a voler replicare l’esperimento.
Partendo dall’aneddoto del tioacetone a Friburgo, Munroe si è chiesto quanto possa espandersi un odore nell’aria, in termini di distanze. Per misurarlo, il criterio da tenere in considerazione è la soglia di percezione olfattiva, cioè la più bassa concentrazione – misurata solitamente in microgrammi per metri cubi – necessaria perché l’odore di una sostanza sia percepito dall’uomo. La benzina, per fare un esempio, ha una soglia di percezione olfattiva di circa 100 microgrammi per metro cubo: se 1 gallone di benzina, cioè poco meno di 4 litri, evaporasse in cima a un palazzo molto alto, se ne sentirebbe l’odore in un raggio di circa 180 metri.
Ma ci sono sostanze con odori molto, molto più forti. L’etantiolo, un composto usato tra le altre cose per dare odore ai gas inodore, ha una soglia di percezione olfattiva di 1-2 microgrammi per metro cubo. Teoricamente, basterebbe una quantità di etantiolo pari a un paio di volte il lago di Central Park a New York, distribuita omogeneamente nell’atmosfera, per far puzzare tutto il mondo di fuga di gas. Ma si potrebbe fare un’operazione simile anche profumando il mondo di vaniglia grazie alla vanillina, che ha una soglia di percezione olfattiva ancora più bassa, di 0,1-0,2 microgrammi per metro cubo.