La polemica sul rinvio di Juventus-Inter
Che problemi ci sono con la decisione – presa per via del coronavirus – che sta facendo litigare la Lega Serie A con l'Inter, oltre ai tifosi delle due squadre
Nella giornata di sabato la Lega Serie A, l’organo che governa il principale campionato di calcio italiano, ha annunciato che l’attesa partita tra Juventus e Inter, prevista inizialmente domenica sera all’Allianz Stadium di Torino, è stata rinviata al 13 maggio per via delle precauzioni adottate nel Nord Italia per contenere il coronavirus (SARS-CoV-2). Juventus-Inter non è stata l’unica partita rinviata: è successo anche per Milan-Genoa, Parma-Spal, Sassuolo-Brescia, Udinese-Fiorentina e Sampdoria-Verona. Ma la decisione della Lega sul cosiddetto “derby d’Italia” è al centro di grandi discussioni.
Dopo la scoperta della diffusione del coronavirus e l’applicazione di varie misure per evitare le grandi aggregazioni di persone nel Nord Italia, la Lega aveva inizialmente deciso di far giocare Juventus-Inter domenica sera, ma a porte chiuse, cioè senza i tifosi, insieme ad altre quattro partite. La decisione sembrava ormai definitiva, ma presentava alcuni problemi. Il primo riguardava in generale il calcio italiano e l’Italia: mostrare in diretta televisiva in oltre 200 paesi del mondo la partita più attesa e seguita della stagione in uno stadio vuoto sarebbe stato, secondo molti, un grosso danno d’immagine, considerando anche che in contemporanea si giocava il Classico di Spagna tra Real Madrid e Barcellona.
Gli altri problemi di giocare Juventus-Inter a porte chiuse erano soprattutto problemi della Juventus: i biglietti erano già stati venduti, e si stimava che la partita avrebbe portato a un incasso stimato in circa 5 milioni di euro. La società, a quanto hanno scritto i giornali, non sembrava intenzionata a rimborsare, anche perché in larga parte i tifosi sarebbero stati abbonati. Infine giocare una partita così importante senza i propri tifosi di casa sarebbe stato penalizzante, almeno secondo la Juventus.
Ma dopo il rinvio è stata l’Inter a lamentarsi, accusando la Lega Serie A di averla penalizzata più delle altre squadre. I problemi principali sono due: il più grosso è che a maggio l’Inter dovrà giocare tante partite, e impegnative. Soprattutto se proseguirà il suo percorso in Europa League (attualmente è agli ottavi di finale) e in Coppa Italia (deve giocare il ritorno della semifinale, dopo aver perso l’andata contro il Napoli). Sicuramente, l’Inter dovrà giocare in Serie A il 26 aprile contro la Roma, il 3 maggio con la Fiorentina, il 10 maggio con il Genoa, il 17 maggio con il Napoli, il 24 maggio con l’Atalanta. A questi impegni si potrebbero aggiungere le due semifinali di Europa League, nel caso eventuale ci arrivasse, il 30 aprile e il 7 maggio; e la finale di Coppa Italia, il 20 maggio. Il 27 maggio, poi, ci sarebbe l’eventuale finale di Europa League.
È difficile prevedere se l’Inter sarà ancora in Europa League a maggio, ma l’ipotesi di dover giocare dieci partite in un mese, e per giunta quelle che potrebbero determinare il successo o il fallimento di una stagione, è una prospettiva che preoccuperebbe qualsiasi squadra.
C’è poi un altro motivo per cui l’Inter non avrebbe voluto il rinvio: attualmente la Juventus ha sei punti in più in classifica, con una partita in più (Inter-Sampdoria della scorsa giornata era stata rinviata, già per il coronavirus). Giocare adesso lo scontro diretto avrebbe potuto riaprire il campionato, in caso di vittoria dell’Inter, soprattutto a livello psicologico e di morale. A metà maggio invece il campionato potrebbe potenzialmente essere già deciso, se tra le due squadre ci sarà un certo distacco, rendendo poco importante lo scontro diretto.
In tanti, tra i tifosi dell’Inter, si sono lamentati soprattutto di una presunta differenza di trattamento riservata alla Juventus, notoriamente accusata di avere grande influenza e potere sul calcio italiano. La decisione di giocare a porte chiuse, dice chi è contrario al rinvio, era già stata presa e sarebbe stata più equa ai fini del regolare svolgimento del campionato. Altri fanno notare che quando la Lazio aveva rifiutato di anticipare la partita della prossima giornata contro l’Atalanta, che lo aveva chiesto per aumentare i giorni di riposo in vista della Champions League, la Lega Serie A – in mancanza di accordo tra i due club – aveva deciso di lasciarla nel giorno prefissato.
I pasticci, comunque, non finiscono qui: la data di recupero di Inter-Sampdoria non è ancora stata decisa, e rischia di diventare molto difficile trovarla se l’Inter andrà avanti nelle coppe. Il 13 maggio era poi prevista la finale di Coppa Italia, che è stata spostata al 20 maggio, data però in cui lo Stadio Olimpico di Roma, in cui si sarebbe dovuta giocare, è occupato per la preparazione degli Europei di calcio. Bisognerà quindi trovare un altro stadio.
Domenica l’amministratore delegato dell’Inter Giuseppe Marotta ha dato un’intervista al Corriere della Sera in cui ha detto che «il campionato così è falsato», protestando per il poco preavviso nella decisione e sostenendo che si dovesse rinviare tutta la giornata oppure giocare a porte chiuse.
Ma il presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino ha risposto spiegando di aver proposto all’Inter di giocare la partita lunedì 2 marzo, la sera e a porte aperte, visto che l’ordinanza che vietava le manifestazioni sportive in Piemonte per il coronavirus scade alla mezzanotte di lunedì. «L’Inter si è rifiutata categoricamente di scendere in campo, si assuma le sue responsabilità e non parli di sportività e campionato falsato» ha detto Dal Pino. «Marotta rappresenta le esigenze dell’Inter, io tutelo gli interessi generali di tutta la Serie A» ha aggiunto Dal Pino, spiegando che «trasmettere gare a stadi vuoti sarebbe stato un pessimo biglietto da visita per il Paese».
Per giustificare il poco preavviso, poi, Dal Pino ha detto che «solo venerdì sera abbiamo saputo che in tre regioni si sarebbero riaperte le porte degli stadi già dalla mezzanotte di oggi, rendendo il quadro completamente diverso dal precedente». Ha anche detto che il 13 maggio è una data indicativa, ma che si potrebbe anticipare se si troverà un accordo con i club.
Domenica pomeriggio Marotta ha risposto definendo «impraticabile e quasi provocatoria» la proposta di giocare lunedì sera, spiegando che il pubblico sarebbe stato solo quello juventino e che «sarebbe andato contro la logica della tutela della salute pubblica, presupponendo, di fatto, la scomparsa dell’allarme coronavirus nel giro di sole 24 ore».
In tutto questo, mercoledì sempre all’Allianz Stadium di Torino è prevista la semifinale di ritorno di Coppa Italia tra Juventus e Milan: non c’è ancora niente di ufficiale, ma secondo i giornali si giocherà a porte aperte, e non sarà consentito l’accesso ai tifosi che arrivano da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le regioni più colpite dal coronavirus.