La Fiat Panda ha quarant’anni

A febbraio del 1980 fu presentata un'auto spartana e «fatta in economia» che avrebbe avuto – e che ha ancora – un enorme successo

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Una Fiat Panda a noleggio sull'isola di Rodi, in Grecia (Wikimedia Commons)

Ci sono alcune auto che non sono mai state ritirate dal mercato dopo la loro uscita, principalmente a causa del loro successo commerciale che spinge le aziende automobilistiche a ridisegnarle di anno in anno, per mantenere costanti le vendite: è il caso della Volkswagen Golf, una delle auto più vendute della storia, che è stata prodotta in otto serie diverse, ininterrottamente dal 1974. Oppure è il caso di altre classiche come la Opel Astra, la Renault Clio, il Land Rover Discovery e l’Audi A4, solo per citarne alcune. Tra le auto italiane ce n’è una che fa parte di questo gruppo, che è stata cambiata molto nella forma e ridisegnata diverse volte, continuando però ad avere sempre un grande successo: la Fiat Panda, presentata ufficialmente a febbraio di quarant’anni fa.

La Panda è sul mercato ininterrottamente dal 1980 ed è arrivata alla sua terza generazione, ma la storia del suo successo inizia negli anni Settanta, quando fu concepito il progetto di una nuova piccola utilitaria.

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La Fiat stava attraversando un periodo complicato. Erano i cosiddetti “anni di piombo”, durante i quali le rivendicazioni sociali di alcuni gruppi estremisti di destra e di sinistra sfociarono spesso in violenza: le fabbriche erano uno dei tanti luoghi in cui avveniva questo tipo di battaglie, e proprio negli anni Settanta ci furono diversi licenziamenti di operai Fiat accusati di essere vicini alle organizzazioni terroristiche e di aver intimidito gli altri operai.

Per la Fiat c’erano anche problemi economici da risolvere: dal 1973, a causa della crisi petrolifera, l’Italia era in grosse difficoltà economiche di cui risentiva anche la più grande industria automobilistica del paese, che nel 1976 ricorse all’aiuto della Libia per aumentare il proprio capitale. Il primo dicembre di quell’anno Gheddafi acquisì il 10 per cento delle azioni della Fiat, pagandole 415 milioni di dollari.

In questo clima, l’allora amministratore Carlo De Benedetti commissionò al designer Giorgetto Giugiaro il progetto di una nuova auto piccola, compatta e dal costo contenuto. Secondo quanto raccontato dello stesso Giugiaro in un recente incontro dedicato alla Panda, lavorò al progetto per un’estate intera, mentre era in vacanza in Sardegna. «Poi cercai De Benedetti», ha detto Giugiaro, «per sottoporgli il risultato di quel tour de force. Non mi rispose al telefono. E appena tornato a Torino lessi sulla Stampa che aveva lasciato l’azienda». Giugiaro pensò che il progetto sarebbe naufragato e che tutto quel lavoro sarebbe andato sprecato, ma il sostituto di De Benedetti, Nicola Tufarelli, non scartò il progetto e disse di portarlo avanti, tenendo però i costi di produzione al minimo.

Per farlo si decise di puntare all’essenzialità, tratto che sarebbe rimasto caratteristico della Panda, soprattutto della prima generazione: pochi rivestimenti, linee spartane del cruscotto — con poche funzionalità — e dei sedili. Quando fu presentato il primo prototipo alle officine di Mirafiori, nel 1977, Tufarelli chiese al responsabile commerciale Luigi Maglione cosa ne pensasse: era un modello fatto a mano da Giugiaro, rosso con gli interni beige. Maglione rispose che fuori la trovava molto bella, ma dentro era incompleta, senza allestimento. Tufarelli ribatté: «No, gli interni sono quelli che si vedono perché è una rustica. Comunque questo è il suo prodotto da portare al lancio».

Alla fine, ha raccontato Maglione, vennero apportate alcune aggiunte per rendere meno spartani gli interni e dopo tre anni dalla presentazione del prototipo l’auto fu presentata per la prima volta pubblicamente nei giardini del palazzo del Quirinale, in presenza dell’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini.

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Il presidente della Fiat Gianni Agnelli presenta la Panda al presidente della Repubblica Sandro Pertini nei giardini del Quirinale, a Roma, il 26 febbraio 1980 (ANSA ARCHIVIO/95275)

Già pochi anni dopo la sua uscita, l’estetica della Panda subì alcune piccole modifiche, tra cui la sostituzione della calandra di metallo con quella di plastica nera tipica della Fiat degli anni Ottanta, mentre nel 1983 uscì il modello che cambiò profondamente la meccanica della Panda e che avrebbe dato inizio a una specie di culto e a svariate edizioni limitate, la Panda 4×4. La prima in assoluto aveva lo stesso motore dell’Autobianchi A112 LX, un quattro cilindri da 965 cm3, e la trazione a quattro ruote motrici era inseribile a seconda dei casi con una leva posta vicino a quella del cambio, progettata dall’austriaca Steyr Puch.

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La 4×4 divenne in qualche modo la versione “superiore” di Panda e con le versioni successive si perse il tratto spartano del primo modello pensato da Giugiaro, anche negli interni: una delle versioni limitate, la Sisley, aveva i sedili imbottiti e foderati in finta pelle beige e alcantara.

Nel 2003, a settembre, dallo stabilimento di Mirafiori uscì l’ultima Panda di prima generazione. La Fiat voleva modernizzare la propria gamma di utilitarie, dopo l’uscita della Fiat Uno e della Fiat Punto tra gli anni Ottanta e Novanta, e inoltre stava cominciando a ridurre la produzione industriale in Italia: la nuova utilitaria doveva essere costruita in Polonia e doveva chiamarsi Gingo. Il nome, però, secondo Renault era troppo simile a quello della sua piccola utilitaria, la Twingo, perciò venne cambiato in corsa, dopo che era stata già presentata al salone di Ginevra, e venne deciso di fare affidamento sul nome della vecchia Panda, scelta che poi si rivelò effettivamente fortunata.

La nuova Panda cambiò radicalmente forma, ma nella sostanza rimase un’utilitaria maneggevole e poco costosa. Il nuovo design, la cui idea di fondo è stata poi mantenuta anche nella terza generazione, la fa assomigliare a una piccola monovolume, ma nonostante la discontinuità il successo commerciale della Panda è rimasto immutato. In particolare la terza generazione, che uscì nel 2012 e le cui forme arrotondate la omologarono alle altre nuove auto della Fiat, è stata in testa alla classifica annuale delle auto più vendute in Italia negli ultimi 9 anni, cioè da quando esiste.

La Panda, nei suoi quarant’anni di storia, è stata la prima piccola utilitaria a fare diverse cose: a diventare 4×4, a scalare l’Everest (fino al campo base a 5200 metri di altezza), a vincere il premio “Auto dell’anno”. È stata anche la prima auto Fiat progettata interamente da uno studio esterno, l’Italdesign di Giugiaro, che in un’intervista del 2016 disse: «Tra tutte le auto che ho disegnato, quella a cui sono più affezionato è la Panda, fatta in economia».

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