Notre-Dame va ricostruita esattamente com’era prima?
È l'idea dell'architetto responsabile dei lavori di restauro, ma Macron non sembra d'accordo
Notre-Dame, la cattedrale di Parigi che poco meno di un anno fa fu parzialmente distrutta da un grande incendio, è ancora in parte coperta da impalcature e oggetto di grandi attenzioni da parte di chi deve metterne in sicurezza ogni sezione, controllare le conseguenze di ogni danno e programmare i futuri lavori di restauro. Una serie di operazioni di cui è a capo Philippe Villeneuve, architetto di 54 anni responsabile della manutenzione dei monumenti storici francesi, che ha parlato con il Wall Street Journal del suo legame con la famosa cattedrale e delle sue idee in merito ai lavori che la riguarderanno; idee che hanno il problema di sembrare in evidente contrasto con quelle espresse dal presidente francese Emmanuel Macron.
Il 15 aprile 2019, quando Notre-Dame iniziò a bruciare, Villeneuve – che già da qualche anno si stava occupando di alcuni lavori di restauro della chiesa – era a diverse centinaia di chilometri di distanza: a La Rochelle, sulla costa occidentale, per supervisionare i lavori di ricostruzione del municipio cittadino, la cui prima costruzione fu nel Tredicesimo secolo. Ha raccontato che andò a Parigi il più rapidamente possibile e ha detto: «Quel monumento è parte di me».
Villeneuve ha raccontato che quello che definisce “legame” tra lui e la famosa chiesa gotica iniziò quando aveva 6 anni e il padre lo portò a Notre-Dame per la messa di Pasqua. Ha poi spiegato che crescendo si appassionò prima di Lego e poi di architettura e che a 16 anni, nel 1979, partecipò a una mostra dedicata a Eugène Viollet-le-Duc, l’architetto che nel Diciannovesimo secolo, pochi anni dopo la Rivoluzione francese, restaurò profondamente Notre-Dame, tra le altre cose realizzando la flèche (la “freccia”), una sorta di spirale in legno lunga quasi 100 metri.
La flèche (o, semplificando un po’, la guglia) era una delle più apprezzate opere del rifacimento neogotico fatto da Viollet-le-Duc ed è una delle parti del tetto di Notre-Dame bruciate nell’aprile 2019. Villeneuve l’ha definita «un capolavoro», un’opera «totalmente integrata con la chiesa, realizzata nel Tredicesimo secolo», e ha spiegato che fu dopo aver visto la mostra di Viollet-le-Duc che decise di diventare un architetto esperto in monumenti storici.
Una volta diventato quel che si era prefissato di diventare, nel 2013 Villeneuve tornò a Parigi per occuparsi in prima persona di Notre-Dame. «Quando arrivai, capii che non era per niente in un buono stato», ha detto; ma ha aggiunto che, grazie a circa 150 milioni di euro stanziati dal governo francese, iniziò a supervisionare il restauro di varie parti della chiesa, compresa la guglia di Viollet-le-Duc. Poi, nell’aprile 2019, ci fu l’incendio di cui si parlò in tutto il mondo, che in una notte distrusse la famosa guglia e gran parte del tetto della cattedrale, che rischiò addirittura di crollare.
Non sono ancora state accertate le cause dell’incendio e, di conseguenza, individuate eventuali responsabilità. Non si può dire, per ora, se l’incendio sia stato in qualche modo collegato ai lavori di restauro, e Villeneuve ha detto che «forse non si saprà mai». Alla giornalista autrice dell’articolo, che gli ha chiesto se si senta in qualche modo responsabile, ha risposto per prima cosa di no, e poi ha aggiunto di sentirsi «responsabile ma non colpevole».
Villeneuve ha parlato anche dei piani futuri per restaurare Notre-Dame, che sono ancora alla fase iniziale di rimozione delle vecchie impalcature (dice che saranno tutte rimosse entro la primavera). Una volta rimosse le impalcature potranno essere discusse più nel dettaglio le proposte per la ricostruzione. Villeneuve ha spiegato che sarà un procedimento difficile, perché bisognerà mediare tra gli interessi di chi vorrebbe restare il più fedele possibile a quel che c’era prima e tra chi vorrà invece apportare modifiche di vario tipo.
Come spiegato dal Wall Street Journal, sembrano esserci due posizioni principali per quanto riguarda il restauro di Notre-Dame, in particolare della guglia. Da una parte c’è il presidente Emmanuel Macron che vorrebbe un restauro “contemporaneo” (in linea con quanto già fatto a Parigi per il Centre Pompidou o con la piramide all’ingresso del Louvre). Dall’altra c’è chi vuole ricostruire la guglia di Viollet-le-Duc esattamente com’era, per ottenere lo stesso aspetto di prima. Tra loro c’è Villeneuve, che qualche mese fa disse a una radio francese che si sarebbe dimesso qualora fosse stato deciso di mettere in atto un restauro poco fedele a quel che c’era prima. «Nel ricostruire la cattedrale», ha detto Villeneuve, «dobbiamo essere incredibilmente cauti, avere un infinito rispetto e, soprattutto, non lasciare tracce del nostro passaggio. Dobbiamo essere sobri».
Per ora sembra che il Parlamento francese la pensi come Villeneuve, perché in una legge approvata nell’estate 2019 parlava di riportare la cattedrale al suo aspetto «precedente l’incendio». Ma, come ha scritto il Wall Street Journal, il governo di Macron ha ancora diversi margini per modificare il progetto di restauro e la legge approvata in estate parlava comunque della possibilità di variare il materiale, la struttura e la tecnica scelta. Visto che Macron ha detto che intende completare il restauro entro le Olimpiadi di Parigi del 2024, e visto che in primavera finiranno i lavori di rimozione delle vecchie impalcature, una decisione potrebbe arrivare nei prossimi mesi.