Una settimana di coronavirus in Italia
Come siamo passati da 3 a centinaia di casi di persone positive alla COVID-19, in tre semplici grafici
L’epidemia da coronavirus (SARS-CoV-2) in Italia è iniziata formalmente il 31 gennaio scorso, quando due turisti cinesi sono risultati positivi al virus, ma è diventata più consistente e rilevante a partire da una settimana fa, quando sono stati scoperti i primi casi nel nord Italia, tra Lombardia e Veneto. In sette giorni il coronavirus si è diffuso ulteriormente in Europa, in molti casi con segnalazioni su probabili contagi legati all’Italia.
Ricostruire precisamente il numero effettivo di persone risultate positive ai test per la COVID-19 – la malattia causata dal coronavirus – non è semplice a causa dei diversi modi in cui le regioni hanno comunicato i dati nei primi giorni. A livello nazionale, i dati ufficiali sui casi positivi sono stati diffusi con regolarità solo a partire da questa settimana, lasciando quindi qualche ulteriore incertezza sui precedenti. Nei prossimi giorni, il lavoro di conferma e certificazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità dovrebbe ridurre le discrepanze tra i dati forniti dalla Protezione Civile e i dati definitivamente confermati.
Il grafico qui sotto mostra il progressivo aumento dei casi positivi registrati in Italia dal 20 al 27 febbraio e non comprende quindi i nuovi dati comunicati nel tardo pomeriggio del 28 febbraio (li trovate qui).
Il dato iniziale (3) indica i due turisti cinesi e un altro paziente ricoverati presso l’Istituto Spallanzani di Roma. I casi sono poi aumentati sensibilmente, all’aumentare del numero di test eseguiti tra le persone che si erano trovate a stretto contatto con gli infetti, e che quindi avrebbero potuto contrarre il virus. L’aumento negli ultimi due giorni è particolarmente significativo, nella progressione.
Il secondo grafico mostra invece i nuovi casi positivi ogni giorno. Nel caso del 21 febbraio la variazione è notevole perché ancora il 20 febbraio erano noti solamente tre casi in Italia.
Quest’ultimo grafico mostra invece i decessi di individui che erano risultati positivi alla COVID-19, e che quindi avevano il coronavirus. Come hanno spiegato medici ed esperti, la morte di un infetto non implica necessariamente che la causa del decesso sia il coronavirus: potrebbe essere stato un fattore ininfluente, considerate le condizioni cliniche dell’interessato. Nella maggior parte dei casi, i decessi hanno interessato persone anziane e che avevano già problemi di salute.
Un ultimo dato interessante è legato alla diffusione geografica dei casi positivi in Italia. Al 27 febbraio compreso, nelle regioni italiane i casi si sono distribuiti in questo modo:
• Lombardia – 403
• Veneto – 111
• Emilia-Romagna – 97
• Liguria – 19
• Sicilia – 4
• Lazio – 3
• Marche – 3
• Campania – 3
• Toscana – 3
• Piemonte – 2
• Trentino-Alto Adige – 1
• Abruzzo – 1
• Puglia – 1
Nell’ultima settimana sono stati inoltre segnalati casi da coronavirus riconducibili all’Italia in questi paesi, secondo le valutazioni delle autorità sanitarie locali: Algeria, Austria, Brasile, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Israele, Macedonia del Nord, Norvegia, Regno Unito, Romania, Spagna, Svezia e Svizzera.