Due miliardari in lotta nel disastrato calcio greco
La rivalità tra Olympiakos e PAOK Salonicco ha raggiunto livelli insostenibili a causa dei due potenti presidenti, un armatore greco e un oligarca russo
In Grecia, un paese che sta ancora cercando di riprendersi dalla crisi economica e che solo di recente ha revocato le restrizioni sulla circolazione dei capitali, il governo e il Parlamento stanno provando ancora una volta a risolvere la lunga e irrisolta crisi del campionato nazionale di calcio. La violenza e la corruzione che imperversano da anni nel calcio greco richiedono infatti regolarmente l’intervento diretto della politica, cosa che sta succedendo di nuovo, a causa di una disputa tra le due squadre greche più forti del momento.
Negli ultimi anni, gravi casi di violenza e corruzione hanno coinvolto sia gli arbitri che svariate società di calcio professionistiche in ogni parte del paese, oltre a migliaia di tifosi, riflettendo in qualche modo il disagio economico e sociale del paese causato dalla crisi. La questione che ora si sta trascinando dietro tutte le altre nasce dalla lotta tra i proprietari delle due squadre più importanti del campionato, l’Olympiakos Pireo e il PAOK Salonicco.
Dopo sette anni in cui l’Olympiakos ha vinto ininterrottamente il titolo nazionale, di recente il PAOK si è imposto – insieme all’AEK Atene – come la sua più grande rivale, arrivando a vincere il campionato a 34 anni dall’ultima volta. La ritrovata competizione tra le due squadre ha creato attriti tra i due potenti e influenti proprietari che con il passare del tempo si sono fatti sempre più intensi, arrivando a coinvolgere di riflesso migliaia di tifosi.
Evangelos Marinakis è proprietario dell’Olympiakos dal 2010. Discende da una famiglia di armatori e politici di cui ora controlla le principali attività imprenditoriali. Si stima abbia un patrimonio netto di 650 milioni di dollari: controlla la più grande flotta di navi cisterna al mondo, un canale televisivo nazionale, uno dei più influenti gruppi editoriali del paese e dal 2017 è azionista di maggioranza della squadra inglese del Nottingham Forest. È probabilmente il personaggio più contestato del calcio greco, in quanto proprietario della squadra più potente del paese ma anche perché coinvolto in un caso di partite truccate (da cui è stato assolto nel 2018) e per essere stato accusato (anche qui senza ripercussioni) di traffico internazionale di droga.
A Salonicco, invece, il PAOK è di proprietà dell’oligarca russo di origini greche Ivan Savvidis, il cui patrimonio netto è stimato in oltre 1 miliardo e mezzo di dollari. Savvidis è tra i principali imprenditori nel settore del tabacco in Russia, è azionista di minoranza della società che gestisce il porto di Salonicco e, come Marinakis, proprietario di un canale televisivo e di un gruppo editoriale nazionale, entrambi influenti. È stato anche membro e parlamentare del partito di Vladimir Putin, Russia Unita: secondo l’intelligence statunitense, agisce in Grecia per conto del governo russo.
Due anni fa Savvidis fece irruzione in campo con una pistola nella fondina nel corso di una partita di campionato contro l’AEK Atene dopo un gol annullato alla sua squadra, intimando ai giocatori di uscire dal campo per protesta contro la decisione arbitrale. La federazione greca lo punì con il divieto di rappresentare la squadra e ricoprire ruoli dirigenziali per tre anni, ma questo non gli ha impedito di restare saldamente al comando del club, portandolo alla vittoria del campionato.
Lo scorso dicembre le tensioni tra PAOK e Olympiakos sono riprese in seguito alle rivelazioni contenute in un servizio del canale televisivo One TV – di proprietà di Marinakis – che accusavano Savvidis di essere il proprietario occulto dello Xhanti, squadra che disputa lo stesso campionato di PAOK e Olympiakos: una pratica vietata dalla FIFA in tutti i campionati professionistici. In seguito a queste rivelazioni, il governo greco ha istituito una commissione indipendente che a gennaio ha concluso le sue indagini, raccomandando la retrocessione d’ufficio in seconda divisione sia per il PAOK che per lo Xhanti.
Le reazioni da Salonicco sono state immediate. La tifoseria locale ha minacciato azioni violente e intimato ai rappresentanti del governo di non farsi vedere in pubblico nella regione: Makis Voridis, ministro dell’Agricoltura, che si trovava già nel nord del paese per impegni istituzionali, è stato costretto ad abbandonare una manifestazione; successivamente l’europarlamentare ed ex giocatore del PAOK Theodoros Zagorakis è stato espulso dal partito Nuova Democrazia, dopo aver minacciato di lasciare gli incarichi in caso di retrocessione della squadra. Un rappresentante del PAOK ha definito l’esito delle indagini «un chiaro aiuto all’Olympiakos da parte delle istituzioni».
Temendo rivolte e violenze, a gennaio il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha concesso di ridurre la sanzione per i due club dalla retrocessione iniziale a una penalizzazione di cinque punti in classifica, lasciando tutti scontenti: l’ambiente dell’Olympiakos, che ha accusato il governo di aver ceduto alle minacce provenienti da Salonicco, e quello del PAOK, secondo cui la penalizzazione – non ancora applicata perché il caso è ancora in discussione – finirebbe comunque per dare un grosso vantaggio all’Olympiakos.
In seguito all’ennesima crisi del campionato, a febbraio il governo greco ha reagito promettendo una serie di riforme con il benestare di UEFA e FIFA, gli organi che governano il calcio professionistico europeo e mondiale. Secondo indiscrezioni, queste riforme prevedono pene più severe e la riorganizzazione dei rapporti tra federazione e arbitri. L’efficacia delle ultime azioni del governo, tuttavia, è messa in dubbio dai numerosi tentativi non riusciti nel passato.