In Egitto c’è troppa gente
La popolazione aumenta di un milione di persone ogni sei mesi, e abita solo il 4 per cento del territorio nazionale: sta diventando un problema enorme
Lo scorso martedì il numero degli egiziani che vivono in Egitto ha raggiunto i 100 milioni, grazie alla nascita di una bambina di nome Yasmine Rabie nel governatorato di Minya. La cifra è stata segnalata da un display luminoso posto al di fuori dell’Agenzia di statistica nazionale del Cairo, la capitale, ma non è stata pubblicizzata più di tanto dal regime guidato dal presidente Abdel Fattah al Sisi. Il rapido aumento della popolazione egiziana – stimato in circa 1 milione di persone ogni sei mesi – è infatti considerato da tempo un problema di sicurezza nazionale, a cui però non è ancora stata trovata una soluzione.
I numeri sulla crescita della popolazione in Egitto sono preoccupanti da tempo, e in controtendenza con quelli registrati da altri paesi che fino a diversi anni fa avevano problemi simili, come il Vietnam e il Bangladesh.
Secondo i dati dell’ONU, in Egitto il numero medio di figli avuti da ciascuna donna è 3,5. Il dato è particolarmente significativo se si considera che il tasso di fecondità era diminuito da 5,2 a 3 durante gli anni Novanta e Duemila, soprattutto grazie agli sforzi della moglie dell’allora presidente dell’Egitto, Hosni Mubarak. Era poi aumentato di nuovo a partire dalle cosiddette “primavere arabe” del 2011.
Le primavere arabe furono una serie di proteste che si tennero in molti paesi del Nord Africa e Medio Oriente, e che in alcuni casi portarono alla fine di regimi autoritari in carica da decenni. Non è chiaro il motivo per cui il tasso di fecondità in Egitto sia ricominciato a crescere dopo le primavere arabe, scrive il New York Times: potrebbero entrarci la crisi economica di quegli anni e l’interruzione dei finanziamenti dei governi occidentali per le campagne di controllo delle nascite. Oggi i problemi dovuti a quell’aumento sono diversi, tra cui il fatto che più di 700mila giovani egiziani entrano nel mercato del lavoro ogni anno: un numero enorme, che sarebbe difficile da gestire per qualsiasi governo.
Al Sisi, che in Egitto è a capo di un regime autoritario dal 2013, anno del colpo di stato contro l’allora presidente Mohammed Morsi, ha descritto la rapida crescita della popolazione egiziana come una minaccia alla sicurezza nazionale, grave quanto il terrorismo. Il regime ha avviato da tempo una campagna intitolata «Due è abbastanza», in riferimento al numero di figli che dovrebbe avere ciascuna famiglia, e ha iniziato a vendere preservativi a basso costo soprattutto nelle aree rurali del paese, senza però riuscire a risolvere davvero il problema.
In Egitto il problema non è solo il numero di abitanti, ma anche il modo in cui le persone sono distribuite: il 95 per cento della popolazione vive infatti in circa il 4 per cento del territorio nazionale, in particolare in quella striscia di terra che si estende ai due lati del Nilo e che è grande circa la metà di tutta l’Irlanda.
Da diversi anni, inoltre, sono cresciuti i timori che in un prossimo futuro il Nilo non sarà più in grado di rispondere alle esigenze delle città e dei campi lungo il suo corso. Uno dei motivi è la costruzione di una enorme diga in Etiopia, al confine del Sudan, che secondo il regime egiziano potrebbe provocare la diminuzione della quantità di acqua che arriva in Egitto col Nilo. Ci sono anche preoccupazioni sul fatto che il regime non sembra finora essersi occupato troppo dei problemi del Nilo: di recente al Sisi ha approvato la costruzione di una nuova capitale amministrativa, in mezzo al deserto, che secondo gli esperti contribuirà allo sfruttamento già molto intensivo del fiume.
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Negli ultimi anni i problemi causati dalla rapida crescita della popolazione hanno colpito sia le zone rurali, dove le famiglie numerose sono ancora considerate una risorsa, sia il Cairo, che è una megalopoli di 20 milioni di abitanti. In particolare nella capitale ci sono problemi enormi legati al traffico, all’inquinamento, alle scarsità del numero di case e alla disoccupazione alimentata dallo sviluppo incontrollato della città.
Secondo alcuni esperti citati dal New York Times, sarà difficile invertire la tendenza senza politiche adeguate del governo, che dovrebbe anzitutto sviluppare campagne più efficaci per ridurre il tasso di fecondità nel paese. Se la situazione non cambierà, la popolazione del paese potrebbe arrivare a 128 milioni di persone nel 2030.