Cosa dice il rapporto più completo diffuso finora sul nuovo coronavirus
Nell'81 per cento dei casi provoca sintomi moderati, anziani e già malati sono i più a rischio, dicono le autorità cinesi
Il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie della Cina (CCDC) ha pubblicato un rapporto su un campione di 44mila casi confermati di COVID-19, la malattia causata dal nuovo coronavirus (SARS-CoV-2). È lo studio con il maggior numero di infetti finora realizzato e offre diverse indicazioni sulle caratteristiche della COVID-19, sulla sua evoluzione e sui rischi che comporta.
Stando ai dati forniti dal CCDC, in circa l’81 per cento dei casi la malattia ha comportato sintomi moderati, mettendo soprattutto a rischio le persone più anziane o che avevano già altre condizioni cliniche. Nella provincia di Hubei – la cui città principale è Wuhan, l’epicentro della crisi sanitaria – il tasso di letalità della COVID-19 è stato del 2,9 per cento, mentre nel resto della Cina è stato finora dello 0,4 per cento.
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Martedì le autorità cinesi hanno comunicato che le persone infette dal nuovo coronavirus sono state finora oltre 72mila e che 1.868 di queste sono morte. Nell’ultimo giorno ci sono stati 98 morti e 1.886 nuovi casi, quasi tutti nella provincia di Hubei. Almeno 12mila persone hanno superato la malattia e sono ora nelle fasi finali della convalescenza, senza particolari complicazioni per la salute.
Le stime fornite dalle autorità cinesi sono ritenute attendibili dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), anche se nelle ultime settimane alcuni ricercatori fuori dalla Cina hanno ipotizzato che il numero delle persone malate sia superiore.
Il rapporto del CCDC, il più completo a oggi diffuso, è stato pubblicato sulla Rivista di Epidemiologia della Cina e fa riferimento ai casi registrati fino allo scorso 11 febbraio.
Oltre all’80,9 per cento di casi con sintomi poco significativi, i ricercatori hanno classificato come gravi il 13,8 per cento dei casi e come critici il 4,7 per cento dei pazienti. Il tasso di letalità tende ad alzarsi sensibilmente con l’età, soprattutto nella fascia sopra gli 80 anni. È stato inoltre riscontrato un maggior rischio per gli uomini rispetto alle donne.
Il nuovo coronavirus causa un’infiammazione delle vie respiratorie, con sintomi paragonabili a quelli di un’influenza. In alcuni casi, la malattia evolve in una polmonite, che può portare a diverse complicazioni e alla morte. Il rischio, dice il rapporto confermando quanto era emerso da precedenti analisi, è più alto tra i pazienti con precedenti condizioni cliniche come problemi cardiovascolari, diabete, malattie respiratorie croniche e ipertensione.
Secondo i dati raccolti, il picco di nuovi casi si è registrato tra il 23 e il 26 gennaio, con un progressivo rallentamento nei giorni seguenti e fino all’11 febbraio, l’ultima data presa in considerazione dallo studio. Il CCDC attribuisce il calo a diversi fattori, comprese le attività di isolamento di intere città decise dal governo cinese, per provare a contenere la diffusione del virus.
È bene ricordare che il CCDC è un’agenzia governativa, le cui valutazioni al di fuori dei dati scientifici vanno prese con qualche cautela. La Cina ha ricevuto diverse critiche per i modi, talvolta brutali, con i quali ha isolato persone sospette di essere malate, censurando inoltre i social network e numerose informazioni sul nuovo coronavirus.
Una parte dello studio è dedicata al personale medico che si è finora occupato dei casi di nuovo coronavirus, negli ospedali cinesi già esistenti e in quelli prefabbricai costruiti in pochi giorni, soprattutto nell’area di Wuhan. Il CCDC ha censito 3.019 membri del personale medico contagiati dal nuovo coronavirus, con 1.716 casi confermati da test di laboratorio più approfonditi (la diagnosi viene eseguita basandosi sui sintomi e sulle radiografie dei polmoni, e poi se necessario confermata con test di laboratorio più elaborati).
I rischi per il personale medico sono quindi piuttosto alti e questo potrebbe complicare il trattamento delle migliaia di pazienti che ogni giorno raggiungono gli ospedali con sintomi che potrebbero indicare l’infezione virale.
Lunedì è morto Liu Zhiming, direttore dell’ospedale Wuchang di Wuhan, uno dei più importanti ospedali nella città al centro della crisi sanitaria. Era tra i medici ad avere seguito da subito i casi di polmonite gravi causati dal nuovo coronavirus.