Wuhan è in quarantena da più di 3 settimane
Fotografie di strade deserte e scritte incoraggianti sui grattacieli, tra i pochi che si muovono in bici sotto la neve
Wuhan, la città nella provincia cinese di Hubei da cui è iniziata l’epidemia del nuovo coronavirus (SARS-CoV-2), si trova in quarantena dal 23 gennaio, da più di tre settimane. Nessuno può entrare, nessuno può uscire, gli spostamenti all’interno della città sono stati progressivamente limitati fino al completo divieto di usare anche i mezzi privati.
I suoi 11 milioni di abitanti sono sempre più preoccupati di avere scorte di cibo a sufficienza e il governo ha inviato camion pieni di provviste anche per frenare l’aumento dei prezzi, soprattutto di frutta e verdura fresche. A inizio febbraio per esempio il governo aveva ordinato che 350 tonnellate di prodotti alimentari venissero portate a Wuhan con un convoglio di camion scortato dalla polizia da Shouguang, una città a 800 chilometri di distanza che produce 4,5 milioni di tonnellate di ortaggi all’anno. Il New York Times ha spiegato che il governo locale aveva invitato i contadini a consegnare parte del loro raccolto e delle loro provviste; non è chiaro se verranno pagati dal governo. Uno di loro, Li Youhua, che coltiva peperoncino, ha detto di non preoccuparsene e di considerarla una donazione doverosa dopo che la sua stessa città aveva ricevuto aiuto dopo anni di recenti alluvioni.
Wuhan continua a ricevere aiuti da tutta la Cina, per esempio la scorsa settimana sono arrivate, sempre su ordine del governo, 2.000 tonnellate di maiale surgelato in 80 container da Shanghai. Intanto a causa delle restrizioni ai trasporti nella provincia di Hubei, molti allevamenti di pollame rischiano di restare senza mangime e milioni di animali potrebbero morire nei prossimi giorni.
Le foto che arrivano da Wuhan mostrano una città deserta, tra strade vuote, rotonde con una sola auto, ambulanze e poca gente in giro con la mascherina. Le persone si incoraggiano gridando da un balcone all’altro frasi come “Wuhan sconfiggerà il virus”, che appaiono anche come scritte luminose sui grattacieli. Domenica sono state estese nuove misure a tutta la provincia di Hubei, dove vivono 60 milioni di persone: dovranno stare obbligatoriamente in casa a meno di gravi emergenze e non potranno usare in nessun caso l’automobile; una persona per ogni famiglia potrà lasciare la casa ogni tre giorni per andare a comprare cibo e provviste.
Nei grandi complessi residenziali sarà lasciato aperto solo un cancello, controllato da guardie che permetteranno l’ingresso solo ai residenti. Pechino ha assoldato circa 170mila funzionari con il compito di controllare gli spostamenti degli abitanti di Hubei, ma non è l’unica provincia sottoposta a questo controllo: nella provincia sudorientale di Zhejiang, che ha circa 60 milioni di abitanti, sono circa 330 mila, nella provincia di Sichaun sono 308 mila e nel Guangdong 177mila. Tutti gli esercizi commerciali, ad eccezione di farmacie, supermercati e alberghi, dovranno rimanere chiusi.
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Nel frattempo ristoranti e bar restano chiusi e molti luoghi pubblici sono stati riconvertiti in centri medici a cui si aggiungono i due nuovi ospedali costruiti appositamente per i malati di COVID-19, il nome dato alla malattia provocata dal nuovo coronavirus. Al momento i morti in tutto il mondo sono 1.777, la maggior parte in Cina nella regione di Hubei, più uno in Giappone, uno nelle Filippine e uno in Francia. I casi di contagio sono più di 71.400 in tutto il mondo.
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