Qualcosa si muove per la metro C di Roma
A ottobre sembrava che i lavori per la terza metropolitana della capitale fossero destinati a fermarsi per un problema coi progetti: forse sono stati risolti
A ottobre dello scorso anno si parlò molto del fatto che le due frese meccaniche che stavano scavando la galleria della metro C di Roma, dette anche “talpe”, sarebbero state interrate per mancanza di finanziamenti e non avrebbero più proseguito i lavori di scavo. Si cominciò a parlare di “metro C al capolinea” e di probabili ulteriori ritardi per il completamento della tratta mancante, ma dopo quattro mesi i lavori stanno proseguendo e la sindaca di Roma Virginia Raggi ha annunciato l’inizio delle indagini geologiche per la costruzione della nuova stazione-museo della metro C. Per capire cosa è successo nel frattempo, bisogna fare un passo indietro.
Il tracciato della linea C, la terza metropolitana di Roma in costruzione da quasi 13 anni, è diviso in diversi segmenti, ognuno con progetti differenti: le prime tratte costruite, che vanno dalla periferia est della città e arrivano fino a piazza Lodi, non lontano dal centro, furono aperte nel 2014, mentre la tratta attualmente in costruzione è la cosiddetta T3, che da piazza San Giovanni dovrebbe arrivare nel centro storico, a piazza Venezia. Dovrebbe è una parola importante, in questo caso. Nel 2008, infatti, per velocizzare i lavori ed evitare intralci legati ad alcuni ritrovamenti archeologici, l’area di piazza Venezia dove avrebbe dovuto essere costruita la stazione fu separata dalla T3, che fu fatta terminare a circa 250 metri dalla piazza.
L’intenzione era quella di allungare di nuovo il tracciato una volta risolti i problemi, cosa che però non è mai avvenuta nonostante fosse evidente che arrivati alla fine della tratta in costruzione non sarebbe più stato possibile proseguire. Il tracciato “accorciato” terminava infatti a circa 30 metri di profondità, sotto i Fori imperiali, in un punto in cui le frese usate per scavare la galleria – macchinari lunghi decine di metri – non potevano essere riportate in superficie.
A ottobre, quando si era parlato dell’interramento delle frese, gli scavi erano arrivati quasi al punto in cui formalmente finiva la tratta T3, e per la mancanza di un progetto approvato per il resto della galleria e per la stazione di piazza Venezia non potevano proseguire. Tuttavia, le frese non potevano neanche essere lasciate ferme nella galleria in attesa di andare avanti, perché hanno bisogno di essere alimentate continuamente da un cantiere in funzione: o proseguono o vanno messe in sicurezza cementandole per evitare cedimenti.
Per risolvere questa situazione complicata era necessario un intervento del comune di Roma e del ministero dei Trasporti per autorizzare il prolungamento della galleria della tratta T3, facendola arrivare fino all’area della futura stazione di piazza Venezia. L’accordo alla fine è arrivato il 21 novembre.
La volontà di proseguire e costruire la stazione di piazza Venezia era stata già espressa più volte da Virginia Raggi, ma prima di questo accordo non era ancora stato fatto nulla e non è chiaro perché la giunta abbia deciso di muoversi praticamente allo scadere dei tempi utili.
Dopo l’accordo tra ministero e comune, il passo successivo è stato l’intervento del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), di cui fa parte lo stesso ministero dei Trasporti e che decide in merito ai finanziamenti per le grandi opere pubbliche: il 20 dicembre ha approvato la delibera che autorizzava il prolungamento della galleria fino a piazza Venezia. Prima che una delibera diventi effettiva, deve però passare attraverso una serie di verifiche da parte del ministero delle Finanze, della presidenza del Consiglio, della segreteria del CIPE stesso e della Corte dei Conti. Infine, deve essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica.
La delibera relativa alla metro C non è ancora stata pubblicata, quindi le frese meccaniche non possono ancora proseguire con lo scavo anche se manca solo l’ultima verifica della Corte dei Conti (lo stato della delibera, la numero 76, si può controllare qui).
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Intanto il comune ha chiesto a Metro C Spa, il consorzio che sta costruendo la linea C, di rivedere i progetti già presentati per la stazione di piazza Venezia, con due indicazioni: la prima prevede che sia una stazione-museo, sul modello di quella di San Giovanni. La seconda è che sia costruita in modo tale che possa fare da scambio con la futura linea D della metropolitana, che è un progetto ancora in fase di studio.
Anche in questo caso il comune ha fatto passare parecchio tempo per decidere: i progetti di Metro C Spa per la stazione furono commissionati tra il 2013 e il 2015 ma non sono stati mai approvati e resi esecutivi. Lo scorso gennaio Metro C Spa ha ricevuto il via libera per fare le indagini nell’area, e in primavera dovrebbe presentare al comune il progetto della stazione con le nuove indicazioni. A quel punto prima lo dovrà approvare il comune e poi il CIPE con una delibera.
La metro C fu concepita all’inizio degli anni Novanta, ma i lavori iniziarono solo nel 2007. Fin dai primi anni si rivelò un’opera più complessa del previsto, poiché non furono fatti gli adeguati rilevamenti archeologici prima della stesura del progetto, a cui nel corso degli anni sono state apportate 45 varianti che hanno causato un aumento dei costi e un prolungamento dei tempi di realizzazione.
In un primo momento si pensava di finire l’intera linea nel 2018, mentre ora si prevede di terminare la tratta T3 a inizio 2024. Su quella che andrebbe costruita dopo, cioè la tratta T2 che dovrebbe arrivare fino a piazzale Clodio e completare la linea, non si sa ancora nulla. La progettazione di questa tratta fu fermata nel 2009 dal comune e da allora non ci sono stati ulteriori sviluppi.