Da dove arriva il Sinn Féin
Il partito inaspettatamente più votato alle ultime elezioni irlandesi ha una storia particolare, legata alla lotta armata dell'IRA, ma da tempo sta cercando di cambiare
Le elezioni legislative che si sono tenute sabato 8 febbraio in Irlanda sono state vinte dal Sinn Féin, partito nazionalista di sinistra che ha tra i suoi obiettivi la riunificazione dell’Irlanda con l’Irlanda del Nord. La vittoria del Sinn Féin è stata inaspettata, nonostante i sondaggi elettorali favorevoli, e ha stupito un po’ tutti. Il partito ha infatti un passato molto turbolento: per anni fu marginalizzato dalle altre forze politiche irlandesi a causa dei suoi legami con l’IRA, organizzazione militare che lottò contro la permanenza dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito.
A causa del particolare sistema elettorale irlandese – basato sul voto singolo trasferibile, cioè una formula proporzionale a voto di preferenza – non è ancora chiaro chi governerà in Irlanda durante la prossima legislatura.
Il Sinn Féin non ha i numeri per governare da solo e potrebbe incontrare parecchie difficoltà a trovare partiti con cui allearsi. La vittoria di sabato rimane comunque un momento molto importante per la politica irlandese, soprattutto per la particolare storia del Sinn Féin e i suoi tentativi recenti di staccarsi dalla parte più violenta del suo passato.
Da dove arriva il Sinn Féin
Il Sinn Féin, che in gaelico significa «noi stessi», fu fondato nel 1905 su iniziativa del giornalista irlandese Arthur Griffith. Fin dai suoi primi anni di attività, il partito ebbe come obiettivi il raggiungimento dell’autodeterminazione e della piena sovranità nazionale irlandese, che sarebbe dovuta passare per la fine dell’unione politica allora in vigore con la Gran Bretagna.
Nel 1916 diversi membri del Sinn Féin parteciparono alla cosiddetta “insurrezione di Pasqua”, ribellione avvenuta in Irlanda nella settimana di Pasqua che cercava l’ottenimento dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, ma che terminò nel giro di pochi giorni con la sconfitta dei rivoltosi.
Nei due anni successivi il movimento repubblicano acquisì nuova forza: il Sinn Féin appoggiò l’esercito irlandese repubblicano durante la guerra d’indipendenza dalla Gran Bretagna, ma si divise nel 1921 con la firma del Trattato anglo-irlandese, quello che creò lo Stato Libero d’Irlanda (che negli anni successivi divenne la Repubblica d’Irlanda) e che di fatto formalizzò la permanenza dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito.
Dalle scissioni iniziate negli anni Venti nacquero i due partiti che avrebbero dominato la politica irlandese per quasi un secolo – il Fine Gael e il Fianna Fáil, entrambi conservatori – mentre il Sinn Féin rimase una forza politica minoritaria.
La lotta del Sinn Féin continuò tra la fine degli anni Sessanta e la fine degli anni Novanta durante i cosiddetti Troubles in Irlanda del Nord, cioè gli scontri tra gli unionisti, per la maggioranza protestanti e favorevoli alla permanenza dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito, e i repubblicani, cattolici e favorevoli all’unificazione di tutta l’isola. Entrambi gli schieramenti potevano contare su formazioni paramilitari: l’Ulster Defence Association, legata agli unionisti dell’Ulster Unionist Party (UPP), e l’IRA, legata proprio ai repubblicani del Sinn Féin.
Il conflitto terminò il 10 aprile 1998 con la firma degli Accordi del Venerdì Santo, con cui si decisero le condizioni per garantire la permanenza dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito. Negli anni successivi il Sinn Féin cercò di distanziarsi dalle violenze compiute dall’IRA durante i Troubles, quando furono uccise 3.600 persone in tutta l’Irlanda del Nord, riuscendoci in parte solo nel 2018 con l’elezione a capo del partito di una nuova leader: Mary Lou McDonald.
Da Gerry Adams a Mary Lou McDonald
Nel 1983 il leader del Sinn Féin era diventato Gerry Adams, nato nella parte occidentale di Belfast, in Irlanda del Nord, e conosciuto fin dal decennio precedente per la sua militanza nel fronte repubblicano.
Adams, che ha lasciato la leadership del partito nel 2018 dopo 34 anni, fu uno dei personaggi più controversi di quel periodo. Da una parte fu spesso accusato di avere fatto parte dell’IRA, circostanza che lui ha sempre smentito senza però “dissociarsi” davvero dall’organizzazione militare; dall’altra guidò il Sinn Féin verso gli Accordi del Venerdì Santo che nel 1998 misero fine al conflitto nordirlandese. Il processo di pace non fu semplice, soprattutto per l’opposizione della parte più radicale del Sinn Féin.
Lo stesso Adams assunse atteggiamenti molto ambigui, come quando nel 1993 espresse rammarico per le morti dell’attentato di Shankill Road, compiuto dall’IRA, senza però condannare l’attacco e portando a spalla la bara di Thomas Begley, militante dell’IRA ucciso nell’esplosione prematura della bomba.
Soprattutto negli ultimi anni della sua leadership, Adams cercò di rafforzare la presenza del Sinn Féin anche in Irlanda, dopo decenni in cui il partito aveva ottenuto i suoi maggiori successi in Irlanda del Nord, e allo stesso tempo cercò di distanziare il partito dagli episodi più violenti degli anni dei Troubles. Ci riuscì solo in parte. La svolta arrivò infatti con le dimissioni di Adams, nel 2018, e l’elezione a leader del partito di Mary Lou McDonald, una politica con una storia molto diversa dal suo predecessore.
McDonald – ora cinquantenne, cresciuta in una famiglia della classe media di Dublino – era stata militante del partito conservatore Fianna Fail e si era unita al Sinn Féin solo dopo gli Accordi del Venerdì Santo del 1998: non aveva niente a che fare con il passato violento del partito e a differenza di Adams non doveva difendersi in continuazione dall’accusa di avere fatto parte dell’IRA.
L’elezione di McDonald, leader rispettata anche dai suoi avversari, permise al Sinn Féin di aumentare i propri consensi, soprattutto tra i giovani e grazie a proposte sempre più progressiste.
Perché è stato così tanto votato il Sinn Féin
Uno dei motivi che spiegano il successo del Sinn Féin alle elezioni di sabato, quando il partito è diventato il più votato il Irlanda con il 24,5 per cento di prime preferenze, è legato ai fallimenti del governo uscente di Leo Varadkar, leader del Fine Gael.
Nonostante sia stato spesso celebrato come «l’unico politico apprezzato su Brexit», soprattutto per il fruttuoso dialogo avviato con il primo ministro britannico Boris Johnson sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, Varadkar è rimasto piuttosto impopolare in Irlanda, dove un recente sondaggio realizzato dalla televisione irlandese RTÉ ha rilevato che Brexit rappresenta una priorità solo per l’1 per cento degli elettori del paese.
Molti giovani elettori irlandesi si sono detti più interessati ad altri temi, considerati più importanti e col tempo diventati parte del programma del Sinn Féin, come il costo eccessivo degli affitti e la lunghe liste d’attesa negli ospedali, ma anche la legalizzazione dell’aborto e dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Il Sinn Féin, ha scritto il giornalista Benjamin Mueller sul New York Times, ha inoltre aumentato i propri consensi opponendosi alle politiche di austerità adottate dai governi di destra conservatori dopo la crisi economica del 2008, così come avevano fatto Podemos in Spagna e Syriza in Grecia.
Il recente successo elettorale potrebbe comunque non bastare al Sinn Féin per andare al governo. I nazionalisti di sinistra sono ancora visti da molti irlandesi come un pericolo per la democrazia del paese, e i due partiti conservatori che hanno governato l’Irlanda dagli anni Trenta ad oggi potrebbero decidere di allearsi per escludere dal potere proprio il Sinn Féin.