Si sta votando in New Hampshire
Sono le seconde primarie dei Democratici per scegliere l'avversario di Donald Trump: Sanders è avanti nei sondaggi, mentre Biden non è in un buon momento
In queste ore si sta votando alle primarie del Partito Democratico statunitense in New Hampshire, un piccolo stato nel nordest del paese, al confine col Canada. È la seconda tappa delle primarie del partito, che si tengono perlopiù in uno stato per volta e che decideranno l’avversario del presidente in carica Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2020. I seggi chiuderanno intorno alle 19 locali, quando in Italia sarà l’una di notte di mercoledì: i primi risultati e proiezioni dovrebbero arrivare circa un’ora dopo.
Nonostante il New Hampshire sia uno stato molto simile all’Iowa, cioè il primo in cui si è votato alle primarie – un territorio assai rurale con l’età media più alta rispetto al resto del paese, e dove i bianchi sono ancora la stragrande maggioranza – nessuno ipotizza un simile pasticcio nello spoglio dei voti. Ancora oggi a distanza di una settimana dal voto in Iowa non è emerso un vincitore certo fra Pete Buttigieg e Bernie Sanders. In New Hampshire, invece, non si vota col sistema dei caucus ma con una più tradizionale scheda elettorale in cui si scrive il nome del candidato preferito. Questo non significa che nei risultati finali non ci possano essere delle sorprese.
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Le basi
Come fa notare Vox, il New Hampshire «ha una lunga tradizione di ribaltare il risultato delle primarie in Iowa». Di recente è successo sia alle primarie del 2016, dove Bernie Sanders staccò di 22 punti Hillary Clinton, che aveva vinto di poco in Iowa, sia a quelle del 2008, dove Clinton vinse di pochissimo dopo la netta vittoria di Obama la settimana precedente.
C’è una ragione precisa per cui a volte i risultati sono stati così imprevedibili: quelle del New Hampshire sono primarie semi-aperte, nel senso che non sono riservate ai soli elettori registrati al Partito Democratico – come buona parte delle altre primarie, fra cui quelle in Iowa – ma anche a quelli che non sono affiliati a nessun partito, che possono presentarsi al seggio il giorno stesso e partecipare al voto senza complicate procedure di registrazione e scadenze da rispettare. Non è un dettaglio da poco: secondo dati citati da NBC News, in New Hampshire gli elettori non affiliati sono 413mila, un numero molto superiore a quello degli elettori Democratici (275mila) o ai Repubblicani (289mila) che invece si sono registrati.
A questo giro non è chiaro quale candidato potrebbe ottenere maggiori vantaggi: il successo del 2016 di Bernie Sanders fu costruito soprattutto fra gli elettori indipendenti attirati dal suo messaggio populista e radicale, ma secondo alcuni osservatori quest’anno potremmo aspettarci un maggiore sostegno ai candidati moderati da elettori centristi o Repubblicani che hanno già deciso di non sostenere Trump alle elezioni presidenziali del 2020.
Come sono messi i candidati
I due che stanno riscuotendo maggiori consensi nei sondaggi ed entusiasmo nei comizi sono Bernie Sanders e Pete Buttigieg, arrivati praticamente pari in Iowa. Sanders ha consolidato un vantaggio che i sondaggi gli riconoscono dall’inizio del 2020 – e ieri ha chiuso la campagna elettorale con un affollatissimo concerto-evento con gli Strokes – mentre Buttigieg ha guadagnato diversi consensi dopo l’ottimo e inaspettato risultato in Iowa.
Andranno tenuti d’occhio anche altri due candidati che hanno puntato molto sul New Hampshire, cioè Amy Klobuchar e Andrew Yang. Da settimane Klobuchar sta guadagnando sempre più consensi, e il profilo sostanzialmente rurale del New Hampshire, simile a quello del Minnesota, da dove proviene, potrebbe ulteriormente avvantaggiarla. Klobuchar ha bisogno di un buon risultato anche per bilanciare i cattivi risultati negli stati che voteranno nelle successive due settimane, Nevada e South Carolina, dove al momento è data sotto al 3 per cento.
Anche Yang ha speso molti soldi ed energie nel New Hampshire, probabilmente nel tentativo di portare ai seggi elettori che apprezzano candidature difficilmente inquadrabili come la sua, e ha già lasciato intendere che se non otterrà un risultato soddisfacente potrebbe ritirarsi dalle primarie.
Il candidato nella condizione più difficile, fra quelli di primo piano, è probabilmente Joe Biden: dopo un risultato molto deludente in Iowa i suoi consensi sono diminuiti di diversi punti anche in New Hampshire, dove potrebbe finire addirittura quinto. Più in generale la sua candidatura sembra aver perso parecchio slancio: negli ultimi giorni i suoi comizi sono stati mezzi vuoti e Biden stesso ha provato ad abbassare le aspettative in vista del voto di stanotte (in modo da rendere più facile spiegare un cattivo risultato). Biden terrà comunque duro fino alle primarie in South Carolina, dove l’elettorato Democratico è costituito soprattutto da afro-americani, ancora molto legati a lui per via del suo mandato da vicepresidente nell’amministrazione di Barack Obama.
Anche Elizabeth Warren non sta passando un gran momento, schiacciata dai buoni risultati di Sanders e Buttigieg: in Iowa non è andata male ma neppure benissimo, e in New Hampshire dovrà badare soprattutto a non rimediare figuracce in attesa del Super Tuesday, il giorno in cui voteranno contemporaneamente 14 stati fra cui il Massachusetts, dove è stata eletta in Senato. Quest’anno si tiene il 3 marzo, e sarà soprattutto il giorno in cui entrerà in gara l’ex sindaco di New York Mike Bloomberg, che ha deciso piuttosto spregiudicatamente di saltare le prime quattro primarie e che nelle ultime settimane sta spendendo più soldi di tutti in spot pubblicitari ed eventi elettorali nei 14 stati in cui si voterà al Super Tuesday.