Come si vive in quarantena sulla Diamond Princess
Tra le 3.700 persone a bordo, isolate dopo diversi casi di contagio da coronavirus, ci sono anche 35 italiani: si può uscire all'aperto soltanto una volta ogni due giorni
È passata circa una settimana da quando la nave da crociera Diamond Princess, partita per un tragitto di due settimane intorno alle coste giapponesi e cinesi, è in quarantena al largo di Yokohama, in Giappone, perché fra i suoi passeggeri era stata individuata una persona affetta dal nuovo coronavirus (2019-nCoV). Sulla nave ci sono circa 3.700 passeggeri, che potranno scendere soltanto dopo la fine del periodo di incubazione del coronavirus, di circa due settimane: di conseguenza i passeggeri – fra cui anche 35 italiani – dovranno restare a bordo almeno un’altra settimana. Non sono precauzioni prese per eccessiva cautela: nei giorni scorsi fra i passeggeri sono state trovate 136 persone infette dal coronavirus, che sono state rapidamente fatte sbarcare e ricoverate negli ospedali locali.
I passeggeri che sono in grado di comunicare con l’esterno stanno raccontando come si vive a bordo della nave. Quelli rimasti a bordo sono tenuti a restare nelle proprie cabine – possono uscire per un’ora e mezza sul ponte solo una volta ogni due giorni, con precedenza a chi ha una cabina senza finestre – e a provarsi la febbre ogni quattro ore. Nei giorni scorsi l’equipaggio ha anche distribuito puzzle e giochi da tavolo ai passeggeri. Eppure, «molti di loro stanno nervosamente ripercorrendo le cose che hanno fatto sulla nave prima della quarantena, sperando di non essere stati a contatto con la persona sbagliata», scrive il New York Times.
Sembra che i passeggeri ricevano informazioni piuttosto dettagliate su quello che succede a bordo: una passeggera italiana sta raccontando la vita sulla nave sul suo profilo Facebook e ha spiegato che il comandante, un uomo italiano di 45 anni, «è davvero professionale e rassicurante, ci tiene sempre informati su tutto ciò che succede». Gli italiani, in particolare, «sono stati contattati “di persona personalmente” dal console italiano a Tokyo, che si è voluto assicurare della nostra salute, ci ha fornito di un numero di telefono da usare in caso di domande, chiarificazione e bisogno».