10 discorsi degli Oscar che sono rimasti
Perché emozionatissimi o brevissimi, affannati o delegati, insomma quelli che non sono stati solo lunghe sequenze di “grazie”
Lunedì mattina sui siti di news di tutto il mondo compariranno i video dei discorsi più originali, commossi, impegnati, sconclusionati o divertenti che si sono visti nella notte degli Oscar, uno degli appuntamenti televisivi più importanti dell’anno. Generalmente tutti gli anni riservano dei momenti notevoli, ma ci sono stati discorsi che sono rimasti a distanza di decenni, e altri che pur essendo recenti ci si può legittimamente aspettare che saranno ricordati a lungo. Quasi tutti contengono ringraziamenti, molti sforano i tempi previsti, uno invece – quello di Joe Pesci nel 1991 – non fa né l’una né l’altra cosa. Noterete una cosa: i frequenti ringraziamenti a Harvey Weinstein, il produttore cinematografico della Miramax accusato anni dopo di violenze sessuali da decine di attrici.
Ben Affleck e Matt Damon nel 1998
Che ci fosse un certo entusiasmo intorno alla loro vittoria, per la sceneggiatura originale di Will Hunting, lo si capì da come lo annunciò Jack Lemmon, insieme a Walter Matthau. Affleck e Damon, che avrebbero poi ottenuto i loro successi più grandi come attori, avevano 25 e 27 anni, e salirono sul palco dicendo: «Ci eravamo detti che perdere avrebbe fatto schifo, ma che vincere avrebbe fatto paura». Poi iniziarono a ringraziare un sacco di gente in evidente stato di sovreccitazione, agitandosi e urlando, risultando assai simpatici e sinceri.
Viola Davis nel 2017
Vinse per Barriere, il film di Danzel Washington, e fece un discorso molto commosso ed emozionato parlando delle storie che vale la pena raccontare e sull’importanza dell’arte, che più che per le parole rimase attaccato per l’intensità. Il conduttore Jimmy Kimmel dopo disse scherzando che aveva appena vinto un Emmy, alludendo al fatto che fosse stato un grande momento di televisione.
Marlon Brando nel 1973
O meglio: Sacheen Littlefeather, una attivista apache che ritirò il premio al posto dell’attore, che lo aveva vinto per Il padrino. Littlefeather spiegò che Brando rifiutava il premio per protesta contro il trattamento dei nativi americani nei film e in televisione e per quello che stava succedendo in quei giorni a Wounded Knee, South Dakota, dove era in corso un’occupazione pacifica di indiani Lakota.
Patricia Arquette nel 2015
Vinse per Boyhood di Richard Linkater, e fece un apprezzato discorso in cui ringraziò «tutte le donne che hanno partorito, tutte le cittadine e le contribuenti di questa nazione: abbiamo combattuto per i diritti di tutti gli altri, adesso è ora di ottenere la parità di retribuzione una volta per tutte, e la parità di diritti per tutte le donne negli Stati Uniti», provocando la reazione entusiasta di Meryl Streep.
Roberto Benigni nel 1999
Da «Robbertooo» in avanti la sappiamo un po’ a memoria. Ma magari non vi ricordate le facce delle reazioni delle star di Hollywood, da Steven Spielberg a Meryl Streep.
Matthew McConaughey nel 2014
Era il momento in cui sembrava che Matthew McConaughey avrebbe potuto vincere un Oscar perfino interpretando uno sgabello. Aveva fatto True Detective riscattando istantaneamente una carriera di commedie romantiche da due soldi, e vinse l’Oscar per Dallas Buyers Club. Poi dopo Interstellar si è un po’ perso, ma ci è rimasto questo stralunato discorso da predicatore dell’Alabama.
Joe Pesci nel 1991
Vinse come migliore attore non protagonista per Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese, salì sul palco, sembrò cominciare un discorso sentito e poi disse soltanto: «È un onore, grazie», e se ne andò. Uno dei discorsi più brevi della storia degli Oscar, che offrì una soluzione drastica al problema di riuscire a ringraziare tutti-tutti nel poco tempo a disposizione.
Olivia Colman nel 2019
Vinse per La Favorita e secondariamente vinse per la simpatia e la tenerezza del suo discorso, in cui praticamente si scusò con Glenn Close, che era candidata con lei ed era alla sua settima nomination senza vincere. Poi disse ai suoi figli che le sarebbe piaciuto se fossero stati svegli a vederla in tv, ma che se erano già a dormire avevano fatto il loro dovere. Con tanto di pernacchia finale.
Robin Williams nel 1998
«Questa potrebbe essere la volta che rimango senza parole» esordì Williams, che aveva vinto l’Oscar per il miglior attore non protagonista per Will Hunting. Poi ringraziò Matt Damon e Ben Affleck, che avevano vinto poco prima, dicendo loro che voleva poi vedere i loro documenti per controllarne l’età.
Halle Berry nel 2002
Con la sua interpretazione in Monster’s Ball – L’ombra della vita vinse l’Oscar come migliore attrice protagonista, prima donna afroamericana nella storia. Era emozionatissima e fece un discorso singhiozzante in cui ricordò che era un traguardo «più grande di me», e che lo doveva ad altre grandi attrici nere come Dorothy Dandridge, Lena Horne e Diahann Carroll.