C’è un nuovo problema con la sperimentazione animale
In Italia è regolata da una legge molto severa, così severa che è sempre stata sospesa: ora però potrebbe entrare in vigore, tra molte preoccupazioni
Giovedì, i rettori e i responsabili della ricerca di tredici delle principali università italiane hanno pubblicato una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedergli di intervenire a favore della sperimentazione animale contro cui, scrivono, «si è scatenato un violento attacco» che, se sarà tradotto in legge dello stato, rischia di mettere il nostro paese «in una condizione non solo di inferiorità, ma di manifesta inaffidabilità nei confronti dei colleghi europei e, presto, precluderà l’accesso a fondi comunitari».
La lettera delle università si riferisce a una norma contenuta nel cosiddetto “decreto milleproroghe” che in questi giorni è in discussione alla Camera. Secondo gli autori della lettera e secondo molti esperti della materia, la norma contenuta nel decreto rischia di mettere in grossa difficoltà i ricercatori italiani che utilizzano la sperimentazione animale. La norma stabilisce che la severa legge italiana contro la sperimentazione animale, approvata nel 2014 ma mantenuta sospesa fino a oggi, entri in vigore il 31 dicembre 2020.
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Questo, sostengono in molti, significa che i ricercatori italiani non potranno avere accesso ai bandi europei per la ricerca, poiché le norme europee prevedono protocolli che la legge italiana attualmente sospesa renderà proibiti. Se il decreto milleproroghe sarà approvato senza modifiche, scrivono i rettori, renderà «ancora più difficile la situazione della ricerca italiana (università ed enti di ricerca, policlinici, IRCCS, imprese biotec), di tanti lavoratori e anche di alcuni dei 1600 nuovi ricercatori che si spera possano essere presto reclutati. Scoraggerà alcuni dal rientrare in Italia, ne spingerà altri fuori dal nostro Paese e la nostra ricerca biomedica ripiomberà nella preistoria».
La sperimentazione animale nell’Unione Europea è regolata dalla direttiva 2010/63 che stabilisce regole comuni per la protezione degli animali e per favorire la ricerca. L’Italia ha introdotto la direttiva nel suo ordinamento nel 2014, ma lo ha fatto, secondo la Commissione, applicando «limitazioni eccessive» alla possibilità di utilizzare gli animali nella sperimentazione. L’Italia, insomma, avrebbe violato la normativa europea adottando criteri troppo stringenti. In particolare, la legislazione italiana (il decreto legislativo 26/2014) proibisce l’utilizzo di animali per fare ricerca sugli xenotrapianti (trapianti di organi o tessuti da specie diverse rispetto a quella del ricevente) e per lo studio sulle sostanze che creano dipendenze, come droghe, tabacco e alcol.
Mentre la Commissione Europea ha iniziato le procedure per multare l’Italia per questa violazione della direttiva, il Parlamento italiano ha deciso di sospendere l’applicazione della nuova legge e quindi di continuare a permettere i tipi di sperimentazione che la legge avrebbe vietato. Questo risultato è stato ottenuto “mettendo in mora” la legge, cioè sospendendola per periodi di due o tre anni. L’ultima sospensione sarebbe dovuta scadere il primo gennaio 2020, ma lo scorso dicembre il governo ha approvato all’interno del tradizionale “decreto milleproroghe” (che contiene, appunto, proroghe in numerosi ambiti differenti) un’ennesima sospensione della severa legge sulla sperimentazione animale. Il problema, però, è che quest’anno invece di essere pluriennale come in passato, la proroga si estende soltanto fino alla fine del 2020.
«È l’ennesimo maltrattamento che subisce la ricerca italiana – ha detto a Linkiesta Luigi Cervo, capo del Laboratorio di Psicofarmacologia Sperimentale dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano – con questa proroga di un anno non possiamo concorrere ai bandi di ricerca. Io non so se l’anno prossimo potrò continuare a fare ricerca». Chi è favorevole a proseguire la sperimentazione animale chiede che la proroga sia portata a un minimo di due anni.
Ma la moratoria contenuta nel milleproroghe scontenta anche le associazioni di animalisti che vorrebbero l’immediata entrata in vigore del decreto legislativo del 2014 e dei suoi severi limiti alla sperimentazione (è dalla sua approvazione che chiedono ai governi di opporsi alle richieste della Commissione Europea e di farlo entrare in vigore). Queste richieste sono state accolte da un emendamento del Movimento 5 Stelle che, se fosse approvato, cancellerebbe la proroga, facendo immediatamente entrare in vigore la legge del 2014. Un altro emendamento della Lega, invece, allunga la proroga a due anni, un termine ritenuto il minimo accettabile dai sostenitori della ricerca.
Sembra difficile che la maggioranza possa mettersi d’accordo e votare un emendamento della Lega – che è all’opposizione – ma per il momento il governo non sembra intenzionato a proporre un suo emendamento alla legge. Se il decreto non sarà modificato in questa fase, cioè durante il suo passaggio in commissione, difficilmente lo sarà in fase successiva, poiché con ogni probabilità il governo metterà la questione di fiducia in occasione del voto in aula, rendendo impossibile proporre ulteriori modifiche.