Il video contro l’Islam di cui si parla moltissimo in Francia
È stato pubblicato su Instagram da una ragazza di 16 anni e ha avviato un grande dibattito su islamofobia e libertà di espressione
In Francia si sta parlando moltissimo di un video contenente frasi molto forti contro l’Islam pubblicato giorni fa su Instagram da una sedicenne francese. Il video, oltre a creare molti guai alla ragazza, ha fatto iniziare un grande dibattito nazionale su blasfemia, islamofobia, libertà di coscienza, di espressione e violenza di genere che sta coinvolgendo politici, tribunali e opinione pubblica.
La ragazza si chiama Mila, ha 16 anni e lo scorso 18 gennaio ha postato su Instagram un video che tra le altre cose diceva: «Odio la religione, il Corano è una religione dell’odio, l’islam è una merda. Dico quello che penso, cazzo. Non sono razzista, per niente. Non puoi essere razzista verso una religione. Dico quello che penso, ne ho assoluto diritto, non ho rimpianti. (…) La vostra religione è una merda, il vostro Dio, gli metto un dito nel culo, grazie e arrivederci».
Il video è stato visto migliaia di volte e Mila ha ricevuto centinaia di commenti contenenti minacce di morte, insulti sessisti e omofobi. Sono stati poi pubblicati i suoi dati personali, il suo indirizzo di casa e quello della scuola che frequenta. Mila ha chiuso i suoi account social, ha smesso di frequentare la scuola per motivi di sicurezza, e ieri il ministro dell’Interno francese, Christophe Castaner, ha detto all’Assemblea nazionale che lei e la sua famiglia avranno una scorta.
Nel frattempo, la procura di Vienne (Isère) ha annunciato l’apertura di due indagini separate. Una per identificare gli autori delle minacce ricevute dalla ragazza, l’altra contro la minore per «incitamento all’odio contro un gruppo di persone, a causa della loro appartenenza a una razza o una determinata religione» che però, dopo poco, è stata archiviata.
Dopo alcuni giorni di silenzio, Mila ha spiegato quel che è successo sia a Libération che a un blog vicino all’estrema destra.
Ha detto che tutto è iniziato con un video in diretta durante il quale un ragazzo aveva iniziato a farle i complimenti e a chiederle insistentemente la sua età: «Non volevo rispondergli semplicemente perché non mi piace che mi venga chiesta con insistenza la mia età. È fastidioso». Lui aveva poi iniziato a insultarla. In quel primo video, Mila aveva già espresso alcune opinioni sulla religione.
In un secondo video in diretta, Mila aveva iniziato una discussione con un’altra ragazza: «Mi ha raccontato della sua preferenza per le ragazze, e diceva che le donne di origine araba o maghrebina (rebeu, in francese) non erano molto belle. (…) Le ho detto che ero d’accordo, che le rebeu non erano di mio gusto». A quel punto erano iniziati gli insulti: «Hanno iniziato a chiamarci sporche lesbiche, razziste. Poi la discussione è scivolata sulla religione, quindi ho detto cosa ne pensavo».
Il 3 febbraio, durante un’intervista televisiva alla trasmissione Quotidien, Mila si è scusata per aver insultato le persone «che praticano la loro religione in modo pacifico», ha detto di essersi pentita della «volgarità» delle sue parole, ma ha comunque difeso il contenuto di ciò che ha detto e il suo diritto alla blasfemia: «Non ho assolutamente rimpianti per quello che ho detto, era davvero il mio pensiero».
Mila est notre invitée dans #Quotidien pour sa seule et unique interview. pic.twitter.com/cZ1VqObHrR
— Quotidien (@Qofficiel) February 3, 2020
Intorno alla sua storia si è creato un dibattito molto polarizzato e semplificato negli hashtag #JesuisMila (sono Mila) e #JesuispasMila (non sono Mila), che richiamano quelli dedicati al giornale satirico francese Charlie Hebdo dopo gli attentati a Parigi del gennaio 2015.
Abdallah Zekri, delegato generale del Consiglio francese per il culto musulmano, ha detto che «chi semina vento, raccoglie tempesta», sostenendo che la ragazza «se l’è cercata». Marlène Schiappa, responsabile nell’attuale governo francese dell’uguaglianza di genere, ha definito la posizione di Zekri «criminale» e «indegna». La ministra della Giustizia, Nicole Belloubet, ha detto che «insultare la religione è ovviamente un attacco alla libertà di coscienza», ma ha aggiunto che «in una democrazia la minaccia di morte è inaccettabile».
Diversi giornali hanno criticato l’immediata mancata reazione della sinistra, dei movimenti antirazzisti e per i diritti delle persone LGBTQI+.
Sulla questione si è espressa anche l’estrema destra francese. Nicolas Dupont-Aignan, esponente della destra sovranista, ha attaccato il governo chiedendo se la legge contro l’odio in rete appena approvata «punirà gli islamisti o è riservato solo agli oppositori di Macron». Marine Le Pen ha difeso Mila facendo un confronto diretto tra il suo discorso e quello del giornale satirico Charlie Hebdo, anch’esso critico verso l’Islam.
C’è poi chi pensa che tutta questa discussione intorno alla libertà di coscienza e di espressione sia di «una stupidità astronomica» da entrambe le parti, pretestuosa e «vacua». Lo scrittore e blogger Laurent Sagalovitsch ha scritto su Slate che «quando Charlie si permette di «mettere le dita nel culo» lo fa soprattutto in nome della satira, che diventa un’arma efficace quando si tratta di denunciare le carenze o le rigidità di qualsiasi religione. Nelle caricature, negli altri disegni o nei testi del settimanale satirico c’è sempre un tocco di sarcasmo, di ironia, di irriverenza, persino di eccesso che viene usato per difendere una convinzione, un pensiero che può, deve prestarsi alla polemica; l’esatto contrario dell’incontinenza verbale qui proposta».
In molti, parlando della vicenda, hanno comunque ricordato come in Francia non esista il reato di blasfemia, abrogato nel 1881. Nicolas Cadène, dell’Osservatorio francese della laicità, ha ricordato la legge in materia: «Si può insultare una religione, ma non le persone a causa della loro appartenenza religiosa». Nel 2002, ad esempio, lo scrittore Michel Houellebecq fu assolto dopo aver definito l’Islam «la religione più stupida del mondo».