Gli Oscar del 2000
Quelli delle statuette rubate, di due che arrivarono alla cerimonia dopo aver preso LSD e di "American Beauty"
Per qualche ora, nel marzo del 2000, Willie Fulgear, un disoccupato di 61 anni, da poco sfrattato dalla sua casa di Koreatown, un sobborgo di Los Angeles, fu la persona al mondo con più premi Oscar. Erano 52 e li aveva trovati nella spazzatura. Qualcuno li aveva rubati e poi abbandonati e Fulgear aveva fatto sapere alla polizia – e ai giornali – di averli ritrovati. Motivo per cui gli fu data una ricompensa di 50mila dollari e una settimana dopo l’Academy gli offrì due biglietti per seguire dalle prime file la cerimonia di premiazione degli Oscar.
La cerimonia, la 72ª della storia, si tenne il 26 marzo allo Shrine Auditorium di Los Angeles. Il presentatore della serata – ancora c’era questa strana tradizione di far presentare la serata a qualcuno – fu Billy Crystal, per la settima volta. Nel suo discorso introduttivo fece notare che forse i 50mila dollari dati a Fulgear erano pochi, considerato i milioni che due case di produzione, la Miramax di Harvey Weinstein e la DreamWorks di Jeffrey Katzenberg, avevano speso per vincerne uno solo, quello per il miglior film. Dopo che l’anno prima la Miramax aveva sorprendentemente vinto con Shakespeare in Love, nel 2000 fu l’anno della Dreamworks: il suo American Beauty vinse cinque premi, compreso quello come miglior film.
Comunque, nessuno dei vincitori delle 23 categorie se ne andò a casa con una delle statuette trovate e restituite da Fulgear, perché furono tutte distrutte.
Il 1999, l’anno in cui uscirono i film poi premiati alla cerimonia del 2000, fu un ottimo anno per il cinema: giravano tanti soldi (era il periodo di massimo successo dei DVD) e si era potuto sperimentare tanto, puntando in certi casi su registi giovani e con buone idee. Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma, il film più visto al mondo nel 1999, non era certo un capolavoro. Ma subito dietro c’erano film ben più interessanti, come Il sesto senso e Matrix.
– Leggi anche: Gli Oscar del 1999
Dal punto di vista cinematografico, c’erano delle buone premesse per un buon anno di Oscar, dopo che la cerimonia dell’anno passato era andata così-così, senza riuscire ad avere il seguito del 1998, l’anno di Titanic. Per provare a svecchiarsi un po’ (ci provava già allora) l’Academy, l’associazione che assegna gli Oscar, affidò l’organizzazione della cerimonia ai produttori Richard D. Zanuck e Lili Fini Zanuck, marito e moglie. Gli Zanuck dissero fin da subito che avrebbero cambiato molte cose e, soprattutto, accorciato la cerimonia (già allora si diceva durasse troppo). Ma poi chiamarono il veterano Billy Crystal e, a parte aggiungere qualche innovazione tecnologica al palco, non fecero cambiamenti particolarmente sorprendenti. Nemmeno fecero granché per accorciare la cerimonia, che alla fine durò quattro ore e nove minuti.
Ma prima di poter arrivare alla cerimonia, ci sono un altro po’ di cose da dire sugli Oscar di quell’anno.
Una è che qualche settimana prima che venissero rubate le statuette, ci fu un grande disguido nella spedizione delle buste attraverso le quali molti iscritti dell’Academy avrebbero dovuto esprimere il proprio voto. Più di quattromila buste non arrivarono ai destinatari, e l’Academy dovette quindi rispedirne delle altre e estendere di un paio di giorni la data massima entro la quale votare.
Un’altra cosa da dire è che prima che la cerimonia iniziasse, sul tappeto rosso della Shrine Auditorium di Los Angeles, insieme a Willie Fulgear, e insieme a Ethen Hawke e Uma Thurman, Tom Cruise e Nicole Kidman, Brad Pitt e Jennifer Aniston, sfilarono anche i creatori di South Park, Trey Parker e Matt Stone, candidati per una canzone. Stone vestito in rosa, con un abito che citava quello indossato agli Oscar di un anno prima da Gwyneth Paltrow; Parker vestito in verde, con un abito che ricordava quello di Versace indossato da Jennifer Lopez ai Grammy di quell’anno. I due, che si fecero notare in vari modi sul tappeto rosso, raccontarono in seguito di aver preso, appena prima della cerimonia, cubetti di zucchero immersi nell’LSD.
La cerimonia, poi, iniziò così. Con Crystal che si fece portare sul palco da un poliziotto e che poi cantò l’allora tradizionale canzone in cui presentava, prendendoli blandamente in giro, i cinque film candidati al premio più importante.
Hilary Swank, che per interpretare Brandon Teena in Boys don’t Cry era stata pagata tremila dollari, vinse l’Oscar per la miglior attrice, avendo la meglio su attrici come Meryl Streep e Julianne Moore. Avrebbe detto, qualche anno dopo, che fu strano avere un Oscar quando, visto che il suo reddito annuale era sotto il minimo di 5mila dollari, non aveva nemmeno un’assicurazione sanitaria. Il premio a Swank lo consegnò Roberto Benigni.
Come miglior attrice non protagonista fu premiata Angelina Jolie, che aveva recitato in Ragazze interrotte. Allora aveva 24 anni, uno in meno di Swank, e molta stampa si concentrò più del dovuto sul fatto che disse di “amare” suo fratello James Haven e su un bacio sulla bocca che i due si detterò a una festa successiva alla cerimonia.
In generale, comunque, non fu una serata di grandi discorsi. Il più apprezzato, in quanto elegante e nei canoni, lo fece Michael Caine, miglior attore non protagonista per Le regole della casa del sidro. Il video inizia con un’altra scenetta sugli Oscar rubati.
L’altro premio per la recitazione, lo vinse Kevin Spacey, protagonista di American Beauty, film su un uomo di mezza età che ha un’infatuazione per una giovane amica della figlia. Fu il decimo attore a vincere il premio come miglior protagonista dopo aver vinto quello come miglior non protagonista, nel suo caso era stato quello per I soliti sospetti.
Sam Mendes, al suo primo film, vinse l’Oscar come miglior regista per American Beauty e il suo film vinse anche i premi per la miglior sceneggiatura originale e per la miglior fotografia. Mendes (favorito anche quest’anno per i premi per la miglior regia e il miglior film) fu la sesta persona a vincere l’Oscar per la regia per il suo primo film. Matrix vinse quattro premi tecnici: montaggio, effetti speciali, sonoro e montaggio sonoro. Le regole della casa del sidro e Topsy-Turvy – Sotto-Sopra (un film sul librettista William Schwenck Gilbert e sul compositore Arthur Sullivan) ne vinsero due a testa.
Il premio per il miglior documentario andò a Un giorno a settembre, sul massacro delle Olimpiadi di Monaco. Il miglior film straniero di quell’anno fu Tutto su mia madre, con grande gioia degli attori Antonio Banderas e Penelope Cruz, il cui «Pedro!!!» ricorda molto il «Roberto!!!» detto un anno prima da Sofia Loren, per premiare Benigni.
Premi a parte, fu una serata con molta musica. Robin Williams cantò “Blame Canada”, la canzone candidata, ma non vincitrice, che aveva fatto sì che Parker e Stone fossero alla cerimonia, vestiti da donna e dopo aver preso LSD.
Durante la cerimonia del 2000 tutto andò più o meno come doveva andare, di certo meglio che nei giorni precedenti. Non fu rivoluzionaria come promesso ma diversi critici la apprezzarono. Il Los Angeles Times scrisse: «Non ci sono state battaglie titaniche o piccoli intrighi, discorsi memorabili o particolari momenti di improvvisazione. Ci sono stati tanti discorsetti e, ancora una volta, ci hanno tenuti in ostaggio per quattro ore. Ma la cerimonia è stata un po’ più luccicante nell’aspetto e tagliente nei toni».
La cerimonia, comunque andò bene, con un po’ più di 46 milioni di spettatori. Un po’ meno di quelli dell’anno di Titanic, ma furono comunque risultati migliori rispetto agli anni precedenti (e altissimi se paragonati ai nemmeno 30 milioni della cerimonia di un anno fa).
Per gli Oscar che erano stati rubati, furono incriminati due uomini, Anthony Keith Hart e Lawrence Edward Ledent, accusati di aver rubato 55 statuette degli Oscar mentre venivano trasportate verso Los Angeles dalla R.S. Owens di Chicago, Illinois, la società che li aveva prodotti. Più avanti fu accusato un terzo uomo, il fratellastro di Fulgear, che fu quindi interrogato in merito ma mai incriminato. Nell’aprile 2001 Fulgear raccontò, in un lungo articolo di Vanity Fair, che rimpiangeva di aver restituito i 52 Oscar che aveva trovato, per via delle troppo attenzioni successive, e anche perché disse che i 50mila dollari di ricompensa gli furono rubati.
Resta il fatto, comunque, che Fulgear restituì 52 Oscar e che ne erano stati rubati 55. Una statuetta fu ritrovata qualche anno più tardi durante un’operazione antidroga a Miami, Florida. Altre due probabilmente sono su qualche mensola di qualche casa di qualcuno che non le ha vinte.