È morto il più famoso mercenario del Novecento
L'irlandese Mike Hoare represse la rivoluzione dei Simba in Congo e ispirò un film di Hollywood, prima di finire la sua carriera militare con un gigantesco fiasco
È morto a 100 anni Mike Hoare, conosciuto come “Mad Mike”, che fu probabilmente il mercenario più celebre del Novecento e che prese parte in operazioni militari e colpi di stato in mezzo mondo, arrivando a diventare un personaggio da rotocalco e a ispirare film di Hollywood prima di concludere la sua carriera militare con un gigantesco fiasco alle Seychelles, nel 1981.
Hoare era nato nel 1919 a Calcutta, in India, da genitori irlandesi e nel giorno di San Patrizio: fece l’università in Inghilterra e diventò contabile, arruolandosi come volontario nel reggimento dei London Irish Rifles dell’esercito britannico allo scoppiare della Seconda guerra mondiale. Non è chiaro quello che fece durante la guerra: lui disse di aver combattuto con le forze speciali indiane dei Chindits in Birmania, contro i giapponesi, ma alcuni storici ritengono che avesse avuto soltanto incarichi amministrativi. Arrivò in ogni caso al grado di maggiore, e finito il conflitto si trasferì in Sudafrica dove proseguì l’attività di contabile e mise in piedi delle agenzie turistiche.
Come ha raccontato il Telegraph, il momento di svolta nella sua vita arrivò nel 1961, quando conobbe Moise Ciombe, da poco presidente dell’autoproclamato stato di Katanga, una provincia del Congo che fu indipendente per qualche anno all’inizio degli anni Sessanta. Hoare fece amicizia con Ciombe, che lo scelse per guidare un commando speciale di mercenari nella guerra per l’indipendenza del Katanga. Per essere la sua prima esperienza, Hoare se la cavò bene, più per le sue abilità diplomatiche che per quelle militari, e nel 1964 Ciombe gli affidò l’incarico di reprimere la rivolta dei Simba, un esercito popolare di liberazione di ispirazione maoista che era riuscito a conquistare l’importante città di Stanleyville, prendendo in ostaggio oltre 1.500 cittadini europei.
Hoare e i suoi uomini parteciparono all’operazione Dragon Rouge insieme alle forze paramilitari belghe, agli esuli cubani scappati dalla rivoluzione comunista e alla CIA: riuscirono a riconquistare Stanleyville e a liberare gli ostaggi, mettendo sostanzialmente fine alla ribellione dei Simba. Alla fine della campagna, Hoare e il suo commando erano diventati famosi a livello internazionale con il nome di “wild geese”, oche selvagge, dal nome di un gruppo di soldati di ventura irlandesi del Settecento.
Grazie alle sue capacità comunicative e a uno spiccato carisma, Hoare diventò una specie di celebrità, nonostante la scarsa popolarità di cui godevano in quel momento i mercenari che combattevano in Africa. Erano gli anni della decolonizzazione e della Guerra fredda, e decine di gruppi militari francesi e belgi si macchiarono di terribili crimini combattendo contro i movimenti di liberazione nazionale, spesso di ispirazione comunista. Hoare faceva la stessa cosa, combattendo contro le lotte di autodeterminazione, depredando e massacrando i ribelli africani, ma riuscì a presentarsi molto diversamente dagli altri gruppi mercenari. Cercò di convincere i media che i suoi erano “volontari” disinteressati ai soldi, prese le distanze dai francesi e dai belgi, giudicati dei «gradassi eccessivamente armati» e pretese che i suoi uomini si distinguessero anche fisicamente, curando il proprio aspetto fisico, frequentando le messe domenicali e mantenendo vive le tradizioni britanniche disputando regolarmente partite di calcio.
Grazie ad alcune simboliche punizioni ai suoi uomini – una volta sparò a un piede di un soldato, calciatore professionista, che aveva violentato e ucciso una ragazza congolese – riuscì a mantenere dalla sua parte l’opinione pubblica nonostante il commando che guidava, al momento di compiere le operazioni militari, non fosse molto diverso da quelli che lui stesso disprezzava. Il suo fervente anticomunismo lo rese presto un personaggio leggendario per la destra europea, fama che mantenne negli anni successivi e che in parte esiste ancora oggi. Contemporaneamente fu odiatissimo dai movimenti pacifisti e di sinistra, e alla radio della Germania Est era comunemente chiamato «segugio pazzo», da cui si originò il suo soprannome “Mad Mike”.
Hoare raggiunse l’apice della sua notorietà nel 1978, quando dalla sua storia fu tratto il film I 4 dell’oca selvaggia, in cui fu interpretato da Richard Burton. Nel film c’erano anche Roger Moore e Richard Harris, e Hoare partecipò come consulente, addestrando militarmente gli attori.
Ma nel giro di pochi anni, la fama di Hoare sarebbe cambiata radicalmente, trasformandolo in una specie di zimbello. Si era ormai ritirato dalla vita militare, ma da amante delle isole Seychelles era profondamente infastidito dal governo dell’arcipelago, in mano al socialista Albert René. Nel 1981 ottenuto il tacito consenso dei governi kenyano e sudafricano, riuscì a farsi spedire una enorme partita di armi alla sua casa in Sudafrica, arruolò 46 uomini e organizzò un piano rocambolesco: sarebbero entrati alle Seychelles con le armi nascoste e spacciandosi per i membri di un’antica organizzazione di ex giocatori di rugby impegnata in azioni di beneficenza.
Una volta arrivati all’aeroporto di Mahé, l’isola più grande delle Seychelles, uno dei suoi uomini si mise nella fila sbagliata, forse perché ubriaco, e cominciò a litigare con gli addetti alla sicurezza che lo perquisirono scoprendo un mitragliatore AK-47 nella sua valigia. L’uomo, per qualche motivo, denunciò i suoi commilitoni che avevano ormai già oltrepassato la dogana: ne seguì un gran parapiglia nel quale uno dei mercenari fu ucciso per sbaglio da un altro membro della spedizione. I combattimenti tra i golpisti e le forze di sicurezza delle Seychelles continuarono per diverse ore, finché un aereo Air India atterrò all’aeroporto e Hoare decise di negoziare una tregua per evitare una strage di civili.
Alla fine riuscì a salire con quasi tutti i suoi uomini sull’aereo e a farsi riportare in Sudafrica. Tre mercenari rimasero indietro e furono condannati per tradimento alle Seychelles, mentre gli altri furono processati e condannati in Sudafrica. Hoare ricevette una condanna a 20 anni di carcere, venendo poi liberato con la condizionale dopo meno di tre anni per via della sua età. Il fallito colpo di stato alle Seychelles fu ampiamente ridicolizzato sulla stampa internazionale, dove fu ribattezzato “il golpe pacchetto-vacanze”.