Iniziano le primarie dei Democratici
Stanotte nel piccolo stato dello Iowa comincia il delicato e lungo processo che indicherà l'avversario di Donald Trump alle presidenziali del 2020
Nella notte fra lunedì e martedì 4 febbraio inizieranno le primarie del Partito Democratico statunitense, che nei prossimi mesi indicheranno l’avversario del presidente uscente Donald Trump, espresso dai Repubblicani, alle elezioni presidenziali di novembre. Il sistema delle primarie prevede che si voti perlopiù uno stato per volta; dagli anni Settanta sia le primarie Democratiche sia quelle Repubblicane iniziano dallo Iowa, un piccolo stato da circa tre milioni di abitanti nel nordest del paese.
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Diversi analisti ed esperti di campagne elettorali sono convinti che i primi stati in cui si vota, e l’Iowa in particolare, siano spesso decisivi per fare decollare (o sbriciolare) una candidatura. Nel 2008 Obama riuscì a battere Hillary Clinton alle primarie Democratiche nonostante partisse sfavorito anche grazie alla spinta che gli diede la vittoria nell’Iowa, mentre alle primarie Repubblicane del 2016 si capì che Trump faceva sul serio quando vinse in New Hampshire, in cui si vota una settimana dopo l’Iowa (dove era arrivato secondo). Il vincitore delle prime primarie, insomma, potrebbe ricevere una ulteriore spinta e guadagnare un vantaggio sugli avversari in vista delle prossime date.
I candidati ancora in corsa sono 11. Fra i più popolari ci sono soprattutto l’ex vicepresidente Joe Biden, i senatori Elizabeth Warren e Bernie Sanders e l’ex sindaco di South Bend (Indiana) Pete Buttigieg. Ci sono poi una serie di candidati un po’ più distanti nei sondaggi come l’imprenditore Andrew Yang, la senatrice Amy Klobuchar e la deputata Tulsi Gabbard. A detta di tutti gli osservatori, i candidati favoriti nello Iowa sembrano soprattutto i primi quattro.
Warren ha avuto un breve momento in cui è stata in testa ai sondaggi dopo l’estate. Buttigieg era in testa nello Iowa e in New Hampshire fino a dicembre. Biden ha sempre avuto un consenso piuttosto solido e rispetto a qualche settimana fa dovrebbe avere guadagnato qualche punto. La vera sorpresa è Bernie Sanders, l’anziano senatore che si definisce socialista e che alle primarie del 2016 fu sconfitto da Hillary Clinton. Nelle ultime settimane è risalito parecchio nei sondaggi e secondo le medie più affidabili è dato intorno al 24 per cento nello Iowa, seguito da Biden al 20 e da Warren e Buttigieg intorno al 15.
In realtà nello Iowa non sempre il consenso personale di un candidato si trasforma automaticamente in voti reali. Questo perché non si vota con il tradizionale meccanismo in vigore nella stragrande maggioranza dei paesi democratici – la scheda elettorale in cui viene indicata una preferenza per un certo candidato – ma col sistema dei caucus.
In estrema sintesi, in ogni seggio gli elettori che intendono partecipare vengono radunati in una grossa stanza e divisi a seconda del candidato che intendono sostenere. I gruppi dei candidati che ottengono meno del 15 per cento del totale dei presenti vengono sciolti, e quegli elettori possono decidere se lasciare la stanza oppure aggregarsi a un altro gruppo. Ciascun seggio elegge un certo numero di delegati – in tutto più di 11mila – che in seguito, dopo vari passaggi, vengono ridotti a 41, cioè il numero totale che il Partito Democratico dello Iowa spedirà a luglio alla convention nazionale a Milwaukee, in Wisconsin, dove verrà assegnata la nomination (per ottenerla, un candidato dovrà ottenere il sostegno di almeno 1.991 delegati).
Quattro anni fa, dopo complessi calcoli, si stabilì che Clinton aveva ottenuto un numero di delegati che in proiezione sarebbero diventati 23, mentre Sanders si fermò a 21 (quella volta lo Iowa esprimeva 44 delegati); per semplificare le cose, si disse che Clinton aveva ottenuto il 49,84 per cento dei voti e Sanders il 49,59.
Le modalità di voto nello Iowa premiano una categoria molto precisa di elettori: quelli molto motivati per andare a votare – a gennaio le temperatura in certe zone rurali possono scendere diversi gradi sotto zero – e sufficientemente entusiasti da convincere gli elettori dei candidati che non hanno raggiunto il 15 per cento dei consensi. È un profilo che nelle ultime settimane si adatta soprattutto agli elettori di Bernie Sanders.
I was just sent this photo of one of our field offices. This was around 9am. It’s not a rally. Just volunteers ready to knock doors for Bernie. #iacaucus pic.twitter.com/buw9ZS9IQx
— Stacey Walker (@swalker06) February 2, 2020
Il suo aumento di consensi sembra legato soprattutto al ritiro di Kamala Harris e al calo di Elizabeth Warren, le due principali candidate dell’ala sinistra del partito – e forse a una diffidenza misogina verso le candidate donne. Delusi dalle due senatrici, insomma, gli elettori più a sinistra potrebbero avere realizzato che la loro migliore scelta sia Sanders.
Galvanizzato dall’aumento dei consensi, il comitato di Sanders ha puntato moltissimo sul compattare il proprio elettorato insistendo molto, anche negli ultimi giorni, sul fatto che Sanders sia un candidato radicale e decisamente inviso all’establishment del partito. In un voto con così tante figure di primo piano, puntare su una minoranza rumorosa ed entusiasta può rivelarsi più decisivo che puntare su un messaggio più trasversale, cosa che invece stanno provando a fare diversi altri candidati fra cui Biden, Buttigieg e Warren.
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Sanders avrà anche un altro vantaggio competitivo: l’Iowa è uno stato più bianco e anziano della media nazionale, oltre che perlopiù rurale, e la tesi di molti è che tenda a premiare candidati maschi, bianchi e anziani. I funzionari locali del partito ribattono che alle ultime due primarie dei Democratici gli abitanti dello Iowa hanno premiato un afroamericano e una donna – Barack Obama nel 2008 e Hillary Clinton nel 2016 – ma negli ultimi anni si sono comunque moltiplicate le proposte per iniziare le primarie in uno stato più rappresentativo sia degli Stati Uniti sia dell’elettorato Democratico, composto in gran parte anche da membri di minoranze etniche.
Se Sanders riuscirà a vincere nello Iowa, avrà la strada in discesa almeno fino al Super Tuesday, cioè il giorno in cui 14 stati votano contemporaneamente alle primarie (che a questo giro cade il 3 marzo). La settimana prossima si voterà in New Hampshire, un altro stato tendenzialmente bianco e anziano in cui Sanders vinse già nel 2016, e poco dopo in Nevada e South Carolina, due stati dove al momento è dato al secondo posto, pochi punti dietro Biden.