15 film dello Studio Ghibli
Cioè quasi tutti: molti sono su Netflix da oggi, altri ancora – dovessero piacervi quelli che già ci sono – arriveranno tra un po'
Nel 1985 due registi giapponesi di cartoni e film d’animazione decisero di lasciare la società di produzione in cui lavoravano – che a loro dire faceva troppi cartoni a puntate e non abbastanza film – e fondarono un loro piccolo studio di animazione. I registi erano Isao Takahata e Hayao Miyazaki, e lo studio era lo Studio Ghibli. Volevano, avrebbero detto in seguito, storie che riuscissero a «immergere lo spettatore in profondità nella mente umana, e a trasmettergli in modo realistico le gioie e i dolori della vita». Negli anni lo Studio Ghibli – il cui nome ha a che fare con degli aerei da ricognizione italiani e un vento nordafricano – ha prodotto più di venti film, alcuni dei quali considerati tra i migliori mai fatti, non solo tra i film di animazione. Anche se deriva da una parola italiana, il nome si pronuncia gibli, senza “h”.
Da oggi alcuni film dello Studio Ghibli sono arrivati su Netflix e nelle prossime settimane arriveranno anche tutti gli altri. Qui avanti ci sono un po’ di cose da sapere su un po’ di loro, per chi ne sapeva poco o niente. All’inizio ci sono quelli disponibili da oggi, poi una selezione degli altri.
I film saranno disponibili – come succede su Netflix – in diverse lingue e con possibilità di sottotitoli. E la maggior parte dei fan dello Studio Ghibli consiglierebbero ai profani la visione in lingua originale, perché non è per niente apprezzata la traduzione dal giapponese all’italiano che negli anni è stata fatta dei film.
Il mio vicino Totoro
Uscì nel 1988, diretto da Miyazaki, e parla di due bambine che, mentre la madre è in ospedale, vanno a vivere in campagna con il padre. È una campagna popolata da una serie di strane creature, compreso Totoro, uno dei più noti personaggi dello Studio Ghibli (fa parte del suo logo): sembra un grosso animale, a metà tra un orso e un procione, ma in realtà è un essere magico. Il film è semplice nella trama, per bambini, ma da adulti si ha un punto di vista diverso sulla storia delle due sorelline.
Laputa – Castello nel cielo
È del 1986 ed è il primo film fatto dopo la fondazione dello Studio Ghibli. Dentro c’è un po’ di tutto, compreso un cristallo magico, dei pirati volanti e dei robot steampunk, il tutto cercando l’isola fluttuante di Laputa. È diretto da Miyazaki, che tra le altre cose è un grande appassionato di aviazione. Per le ambientazioni, c’entra un viaggio che Miyazaki fece in Galles un paio di anni prima.
Kiki – Consegne a domicilio
Ancora di Miyazaki, con protagonisti una giovane apprendista strega un po’ goffa e il suo gatto. Il film parte tranquillo ma poi arrivano complicazioni che Kiki deve provare a risolvere. Il sito italiano sullo Studio Ghibli spiega che la città in cui vive e “lavora” Kiki «si compone di elementi tratti da numerose città del mondo: Napoli, Parigi, Saint-Tropez, Lisbona, Amsterdam e persino San Francisco sono state ipotizzate da coloro che credono di riconoscere uno dei loro angoli cittadini preferiti in alcune delle scene del film. Tuttavia, la principale fonte di ispirazione resta senza dubbio Stoccolma».
Porco Rosso
È ambientato in Italia – nei cieli sopra l’Adriatico, e anche un po’ a Milano – e ha per protagonista Marco Pagot, un “asso dell’aeronautica” (di nuovo, la passione di Miyazaki per il volo) che è stato trasformato in un maiale (però antropomorfo) e chiamato appunto Porco Rosso. È noto, tra le tante altre cose, per una frase: «Piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale».
I racconti di Terramare
È del 2007, è diretto da Goro Miyazaki, figlio di Hayao, ed è molto liberamente ispirato ai romanzi del Ciclo di Earthsea, scritti dalla statunitense Ursula K. Le Guin, oltre che da un manga di Hayao Miyazaki. Non è una storia semplice perché, come scrive Studio Ghibli Italia, ha a che fare con la «ricerca della causa che provoca i mali del mondo». Non è tra i più noti film dello Studio Ghibli, e nemmeno tra i più apprezzati. Ma ha comunque i suoi estimatori.
Pioggia di ricordi
Su Esquire, Gabriele Niola ne ha parlato come di «un lungometraggio d’animazione sull’amore, il tempo e la vita» e ha spiegato che è un ottimo esempio di film d’animazione che non ha nulla di fantastico o soprannaturale, perché è solo una storia drammatica, che potrebbe essere stata girata senza problemi anche con attori in carne e ossa. Parla di una donna non ancora trentenne che ripensa alla sua vita e alle scelte che l’hanno portata a essere quel che è. L’ha diretto Isao Takahata.
Si sente il mare
Uscì nel 1993, diretto da Tomomi Mochizuki (i film dello Studio Ghibli non sono tutti di Takahata o Miyazaki), e diversamente dagli altri fu fatto direttamente per la tv, senza previsione di un passaggio nei cinema, e fu un modo per dare a molti giovani animatori la possibilità di lavorare a un loro film, una piuttosto semplice commedia romantica. «Ha pezzi un po’ da soap opera», ha scritto BBC, «ma vale la pena guardarselo».
E con questo, sono finiti i film dello Studio Ghibli già su Netflix. Ma ce ne sono diversi altri che arriveranno più avanti, e sui quali, già che ci siamo, vale la pena dire qualcosa.
Nausicaä della Valle del vento
Uscì nel 1984, quando ancora non esisteva lo Studio Ghibli, ma conta a tutti gli effetti come suo film (anche perché, probabilmente, se non ci fosse stato questo film non ci sarebbe poi stato nemmeno lo Studio Ghibli). È diretto da Miyazaki ed è ambientato in uno strano mondo post-apocalittico popolato da insetti giganti e che già conteneva molti dei temi e degli stili che sarebbero poi stati ricorrenti in diversi film dello Studio Ghibli. La protagonista Nausicaä è l’unica figlia de re della Valle del Vento e vuole provare a capire se c’è modo di conviverci pacificamente, con quegli insettoni giganti.
La città incantata
È probabilmente il film più famoso dello Studio Ghibli, quello che conoscono e magari hanno visto anche quelli che non sanno che faccia abbia Miyazaki (questa). L’ha diretto proprio lui e nel 2003 vinse l’Oscar per il miglior film di animazione, avendo la meglio su film come L’era glaciale, Lilo & Stitch, Spirit – Cavallo Selvaggio e Il pianeta del tesoro. Parla di una bambina di 10 anni che, mentre i genitori si abbuffano come dei maiali, finisce per sbaglio in un luogo popolato da spiriti e creature sempre più strane, e deve provare a uscirne per tornare dalla sua famiglia. Niola ha scritto che è «forse il più grande film d’animazione di sempre (sì, inclusi quelli Disney)».
Pom Poko
È diretto da Isao Takahata, è del 1994 e ha per protagonisti dei tanuki, cioè la versione fantastica dei cani procioni, un animale selvatico giapponese. Hanno la capacità di cambiare aspetto e devono lottare per riconquistare una collina. È certamente un film inconsueto, e come molti altri dello Studio Ghibli ha un forte messaggio ecologista.
Il castello errante di Howl
La storia di una ragazza di 18 anni che conosce un mago, Howl, e di una strega che trasforma la ragazza in una donna di 90 anni. C’è di mezzo, ovviamente, anche un castello errante e una guerra tra due regni. È una grande fiaba, strapiena di elementi fantastici ed è ispirata (con alcune differenze) all’omonimo romanzo del 1986 della scrittrice britannica Diana Wynne Jones, primo di una serie.
Si alza il vento
Un film biografico, l’unico dello Studio Ghibli, perché racconta (seppur con un po’ di modifiche) la storia di Jiro Horikoshi, che progettò aerei poi usati dai giapponesi durante la Seconda guerra mondiale. È del 2013 ed è l’ultimo, per ora, di Miyazaki. Dopo averlo fatto disse che sarebbe stato l’ultimo, ma poi ha cambiato idea e sta lavorando a un altro.
Una tomba per le lucciole
Un film tristissimo, uscito nel 1988, che racconta una storia di sopravvivenza di due bambini che non vuole nessuno, durante la Seconda guerra mondiale, in Giappone. L’ha diretto Takahata, e secondo molti è il suo film migliore.
La principessa Mononoke
Nonostante il titolo, è un raro caso di film dello Studio Ghibli con un protagonista maschile: un guerriero, che finisce in mezzo a una complicata guerra, ambientato nel Giappone feudale.
Ponyo sulla scogliera
È una fiaba su un bambino che salva una pesciolina che poi vuole diventare umana (e lo diventa, più o meno). Ci sono anche uno tsunami e un padre stregone. Miyazaki ne ha detto: «È anche la storia di come un bambino di cinque anni riesce a mantenere una promessa solenne».