La Grecia vuole costruire una barriera galleggiante al largo di Lesbo per scoraggiare l’arrivo di migranti
Nikos Panagiotopoulos, ministro della Difesa greco, ha annunciato l’intenzione da parte del governo di costruire barriere galleggianti in mare, al largo delle coste di Lesbo, per scoraggiare l’arrivo di barconi di migranti. Lesbo è, soprattutto per i rifugiati siriani e afghani, una delle principali mete per cercare di arrivare in Europa dalla Turchia in modo irregolare. «A Evros [zona di confine con la Turchia] le barriere naturali hanno avuto risultati [buoni] nel contenere i flussi», ha detto Panagiotopoulos alla radio greca Skai, riferendosi al recinto di filo spinato che la Grecia ha costruito lungo il confine settentrionale con la Turchia nel 2012 per scoraggiare i richiedenti asilo. «Riteniamo che si possano ottenere risultati simili con queste barriere galleggianti. Stiamo cercando di trovare soluzioni per ridurre i flussi».
La barriera dovrebbe essere lunga 2,7 chilometri e sporgere per mezzo metro sopra il livello del mare. Sarà inoltre dotata di luci lampeggianti, in modo da essere notata anche da lontano. Panagiotopoulos ha detto che dovrebbe costare 500mila euro, un costo che comprenderebbe anche quattro anni di manutenzione. Nelle intenzioni del governo, la barriera potrebbe essere installata già per la fine di aprile.
Sulle isole greche di fronte alla Turchia ci sono più di 44mila migranti, che si trovano in campi profughi dove vivono in situazioni di grave sovraffollamento. La maggior parte di loro sta aspettando di sapere qualcosa della propria richiesta di asilo, ma a causa dell’alto numero di richieste, e di un sistema poco efficiente, in Grecia i migranti possono passare anche cinque o sei anni ad aspettare una risposta alle loro domande di protezione internazionale. Il governo di centrodestra guidato da Kyriakos Mitsotakis, entrato in carica lo scorso luglio, sta da mesi promuovendo politiche molto dure per scoraggiare l’immigrazione nel paese. A novembre ha approvato una legge che renderà più difficile ottenere l’asilo, e ha annunciato l’intenzione di sostituire i campi profughi nelle isole con strutture chiuse e controllate, una misura che secondo gli esperti di diritti umani violerebbe il diritto internazionale.