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  • Lunedì 27 gennaio 2020

La morte di Kobe Bryant

Le ultime cose che sappiamo sull'incidente in cui è morto insieme alla figlia Gianna, e le foto e i video dei tanti ricordi commossi

È in corso un’indagine per stabilire se sia stato il brutto tempo a causare l’incidente in elicottero nel quale domenica è morto l’ex giocatore di basket Kobe Bryant insieme a sua figlia 13enne Gianna e ad altre sette persone, sulle colline tra Malibu e Los Angeles. Al momento dell’impatto c’era una fitta nebbia, tanto che la polizia di Los Angeles aveva deciso di tenere a terra gli elicotteri per alcune ore. Secondo TMZ, il sito che ha dato per primo la notizia della morte di Bryant, l’ultimo contatto radio con il pilota è avvenuto alle 9.30 di domenica mattina (ore locali), poco prima che l’elicottero cominciasse a girare intorno e a cambiare repentinamente quota, dirigendosi infine a grande velocità contro una collina nei pressi di Calabasas.

Il luogo dell’incidente. (AP Photo/Kelvin Kuo)

Lunedì tutti i passeggeri a bordo dell’elicottero sono stati identificati: sono l’allenatore di baseball universitario John Altobelli insieme alla moglie Keri e alla figlia 13enne Alyssa, compagna di squadra di Gianna, poi Christina Mauser, allenatrice e collaboratrice di Bryant, e Payton Chester, altra compagna di squadra di Gianna, insieme alla madre Sarah. La nona persona a bordo era il pilota Ara Zobayan.

Il gruppo stava andando alla Mamba Sports Academy, un centro sportivo di proprietà di Bryant a Thousand Oaks, per una partita di allenamento della squadra di basket di Gianna, allenata dallo stesso Bryant. L’elicottero, un Sikorsky S-76B del 1991, era partito dal John Wayne Airport, a sud est di Los Angeles, pochi minuti dopo le nove di mattina, ora locale. Sembra che al momento dell’incidente stesse andando molto forte, ed era probabilmente pieno di carburante che ha alimentato il grande incendio che è seguito all’impatto.

– Leggi anche: Chi era Kobe Bryant

La prima chiamata ai soccorsi è arrivata alle 9.47: i vigili del fuoco e i soccorritori medici hanno dovuto raggiungere a piedi il luogo dell’impatto, e secondo le autorità le operazioni di recupero dureranno ancora alcuni giorni, per le difficoltà a raggiungere i rottami.

Il ricordo di Kobe Bryant prima della partita di domenica tra Orlando Magic e Los Angeles Clippers. (AP Photo/Reinhold Matay)

La notizia della morte di Bryant è stata ricevuta con grande sorpresa e commozione dai media e dagli appassionati di sport di tutto il mondo. Bryant era stato un giocatore di fama e talento come pochissimi altri nella storia dello sport, ed era stato uno dei più grandi protagonisti – il più grande, secondo molti – della NBA del primo decennio degli anni Duemila. In quel periodo aveva vinto cinque titoli con i suoi Los Angeles Lakers, con i quali giocò per venti stagioni tra il 1996 e il 2016.

Domenica centinaia di fan hanno reso omaggio a Bryant davanti allo Staples Center, il palazzetto dei Lakers dove però era in programma la cerimonia di premiazione dei Grammy, i premi della musica americana, cosa che ha complicato la circolazione nella zona.

Il Los Angeles Times ha descritto un’atmosfera surreale a Los Angeles domenica, con gli schermi di tutti i luoghi pubblici che trasmettevano le notizie sull’incidente di Bryant e le persone in silenzio che le guardavano. L’aeroporto di Los Angeles, così come il grattacielo della U.S. Bank, sono stati illuminati con il giallo e il viola, i colori dei Lakers, mentre centinaia di persone hanno lasciato fiori e ricordi davanti alla Mamba Sports Academy, e altri ancora davanti alla scuola superiore di Bryant di Philadelphia, la città dove era nato.

https://twitter.com/rmayemsinger/status/1221555073253134337

Nonostante l’impatto della notizia sul mondo dello sport americano e soprattutto del basket, domenica si sono giocate regolarmente le molte partite di NBA previste. La prima è stata quella tra San Antonio Spurs e Toronto Raptors, giocata pochi minuti dopo la diffusione della notizia. I giocatori, dopo un minuto di silenzio prima del fischio di inizio, appena iniziata la partita hanno lasciato volontariamente scadere il cronometro dei 24 secondi, quello che indica la durata massima di ogni azione. 24 era stato infatti il numero di maglia di Bryant a partire dal 2006, dopo aver indossato per anni il numero 8. La scena si è ripetuta anche nelle altre partite, in alcune delle quali i giocatori hanno tenuto la palla per 8 secondi nella propria metà campo (un’altra violazione delle regole nel basket), ricordando l’altro numero di Bryant.

Tra i tantissimi, la morte di Bryant è stata ricordata anche da tre presidenti ed ex presidenti statunitensi, Donald Trump, Barack Obama e Bill Clinton. Sia Trump sia Obama hanno parlato di come Bryant stesse cominciando una nuova fase della sua vita, quella dedicata alla promozione del basket tra i giovani, e soprattutto di quello femminile.