La Corte internazionale di giustizia dell’Aia ha ordinato al Myanmar di fare tutto ciò che è in suo potere per evitare che i rohingya subiscano violenze
La Corte internazionale di giustizia dell’Aia ha ordinato al Myanmar di fare tutto ciò che è in suo potere per evitare che i rohingya, la minoranza musulmana che vive nel paese, subiscano violenze, mettendo in atto delle misure che il tribunale ha definito “provvisorie”. La decisione del tribunale è stata presa all’unanimità e, nelle intenzioni dei giudici, obbliga il governo del Myanmar a rispettare il diritto internazionale e la Convenzione sul genocidio del 1948; inoltre, entro i prossimi 4 mesi il Myanmar dovrà aggiornare la Corte sui provvedimenti presi, e successivamente fare rapporto ogni 6 mesi mentre proseguono gli accertamenti sulle accuse di genocidio nei confronti del Myanmar.
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L’inchiesta della Corte internazionale era stata avviata dopo un rapporto sulle violenze subite dai rohingya presentato dal Gambia, piccolo paese africano a stragrande maggioranza musulmana, che si era fatto portavoce di altri paesi a maggioranza musulmana. Aung San Suu Kyi, ministra degli Esteri del Myanmar, lo scorso dicembre aveva poi difeso il suo paese dalle accuse di genocidio di fronte alla Corte, definendo le accuse come «un quadro incompleto e fuorviante della situazione nel Rakhine», lo stato nell’ovest del paese, vicino al Bangladesh, dove avvennero gli scontri.