Che succede ora a Salvini

Il voto di ieri della Giunta per le immunità sul caso Gregoretti è stato importante ma non decisivo, e per arrivare al processo ci sono diversi altri passaggi

(ANSA / ELISABETTA BARACCHI)
(ANSA / ELISABETTA BARACCHI)

Ieri sera la Giunta per le immunità del Senato ha approvato l’autorizzazione a processare Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona perché mentre era ministro dell’Interno impedì per più di tre giorni lo sbarco di 116 persone soccorse nel Mediterraneo dalla nave della Marina militare Gregoretti. La Giunta ha approvato la richiesta grazie ai voti della Lega, il partito di Salvini, che ha auspicato l’avvio di un processo in modo da provare – a suo dire – la sua innocenza. In realtà non è così scontato che la vicenda si concluderà con un processo.

Il voto favorevole della Giunta ha permesso di fissare il passaggio successivo. Il 17 febbraio la richiesta di processare Salvini sarà discussa dall’aula intera del Senato. Se non ci saranno ricorsi, verrà dato per buono il risultato del voto in Giunta: Salvini verrà quindi processato. L’articolo 135 ter del regolamento del Senato, però, prevede che un gruppo di almeno 20 senatori possa «formulare proposte in difformità dalle conclusioni della Giunta». Secondo l’interpretazione dei principali giornali, significa che a quel punto il Senato dovrà tenere un nuovo voto sulla richiesta di processare Salvini arrivata dal Tribunale dei Ministri di Catania ormai diverse settimane fa.

Non è chiaro cosa potrebbe succedere, in quel caso. Nei giorni scorsi la maggioranza composta da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Italia Viva aveva cercato di rinviare il voto della Giunta per non offrire a Salvini la possibilità di descriversi come vittima di un processo politico in vista delle delicate elezioni regionali in Emilia-Romagna, previste per il 26 gennaio. Il loro sospetto era quantomeno fondato, visto che la Lega stessa in Giunta ha votato a favore del processo contro il proprio leader.

– leggi anche: Il caso Gregoretti, in breve

Al momento sia il PD sia il M5S sia la Lega – cioè i tre partiti con la delegazione parlamentare più ampia – si sono espressi a favore del processo contro Salvini. Dopo le elezioni in Emilia-Romagna, però, le cose potrebbero cambiare, almeno sulla carta.

La Lega potrebbe decidere di cambiare posizione e votare contro, per evitare a Salvini di essere processato. E lo stesso potrebbe fare il Movimento 5 Stelle per evitare guai più grossi: Salvini ha già fatto capire che in un eventuale processo tirerebbe in ballo sia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, indicato a inizio legislatura proprio dal Movimento 5 Stelle, sia il capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, con cui era al governo durante la vicenda Gregoretti.

Se anche il Senato dovesse approvare definitivamente l’autorizzazione per processare Salvini, non è detto che il processo vero e proprio si tenga davvero. Una volta ottenuta l’autorizzazione, il Tribunale dei ministri deve trasmettere tutti gli atti al tribunale ordinario del capoluogo competente per il territorio, che per il caso Gregoretti è quello di Catania.

A quel punto, come ha fatto notare Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera, «la procura di Catania dovrebbe quindi riproporre il capo d’imputazione formulato contro Salvini dal tribunale dei ministri e sottoporlo al giudice dell’udienza preliminare, che dovrà decidere sul rinvio a giudizio. Con una particolarità, che diventerebbe l’ennesimo paradosso di questa storia: la Procura etnea s’era già pronunciata per l’archiviazione del caso Gregoretti ritenendo (a differenza che nel caso Diciotti) che non esistano gli estremi del sequestro di persona».

La procura di Catania dovrà quindi portare avanti un’accusa – alla quale non crede – per poi sottoporla al giudice per le udienze preliminari, che a quel punto deciderà se rinviare a giudizio Salvini (cioè al processo vero e proprio) oppure proscioglierlo.