Cosa ne è stato del progetto di riapertura dei Navigli?
Si è un po' arenato, anche se piace molto al sindaco, soprattutto perché mancano i soldi per finanziarlo
di Alice Velati
Sono ormai alcuni anni che si parla del progetto di riapertura di un tratto dell’originario percorso dei Navigli nella città di Milano, della sua fattibilità, dei suoi costi e anche delle sue problematiche. Il progetto vorrebbe riportare al suo originario tracciato il sistema di navigazione fluviale interno alla città, che Milano ha utilizzato per quasi quattrocento anni, dal Quindicesimo al Diciannovesimo secolo, per il trasporto di merci e persone.
È un progetto enorme, che avrebbe grossi effetti su tutta la città di Milano, tra cui la modifica alla viabilità del centro. Con un referendum, i milanesi si sono detti favorevoli alla riapertura dei Navigli, ma oggi sembra che il progetto si sia un po’ perso, nonostante sia sostenuto dal sindaco Beppe Sala.
Cosa sono i Navigli
Il sistema dei Navigli fu ideato con la finalità di creare dei canali interrati che, oltre a collegare tra loro i quartieri della città, dovevano permettere a Milano di commerciare più facilmente con i maggiori bacini idrici del Nord d’Italia: con il Lago Maggiore grazie al fiume Ticino, con il Lago di Como grazie all’Adda e con il Mare Adriatico grazie al Po.
La realizzazione del primo tratto navigabile fu completata nel Dodicesimo secolo, quando venne inaugurato il canale Ticinello, che permise poi la costruzione del Naviglio Grande in centro. Nel corso dei secoli molti ingegneri lavorarono al progetto dei Navigli; tra loro ci fu anche Leonardo da Vinci, che progettò il famoso sistema di chiuse necessario per superare i dislivelli del territorio lombardo e rendere possibile la navigazione.
Perché i Navigli sono stati chiusi
Il sistema dei trasporti fluviali subì un forte arresto a metà dell’Ottocento, dovuto in parte alla lentezza dei viaggi (le imbarcazioni viaggiavano alla velocità media di 3 chilometri all’ora) e alla concorrenza delle ferrovie, decisamente più veloci. Con l’avvento delle automobili, i Navigli vennero abbandonati uno dopo l’altro e i canali furono gradualmente interrati: al loro posto, oggi, si trovano alcune delle strade più importanti e trafficate di Milano.
Dei Navigli originali sono rimasti solo quello della Martesana, noto anche come Naviglio Piccolo, lungo il quale è stata realizzata una pista ciclabile, e i Navigli Grande e Pavese, che confluiscono nella Darsena e intorno ai quali si è sviluppato uno dei principali quartieri di bar e locali della città.
Il progetto di riapertura
Della riapertura dei Navigli si parla da quasi dieci anni. Essendo un progetto enorme che comporta un grosso investimento, nel 2011 venne indetto un referendum per capire quale fosse la volontà dei cittadini. Il risultato fu più che soddisfacente per i sostenitori della riapertura dei Navigli, poiché il progetto ottenne il voto favorevole di oltre il 90 per cento dei votanti, con un’affluenza pari a circa il 49 per cento degli aventi diritto.
Il progetto approvato prevede la riapertura di un breve tratto dei molti chilometri di corsi d’acqua che percorrono il sottosuolo milanese, per ricreare lo storico tracciato di fine Ottocento che proseguendo dal naviglio della Martesana, a nord, si snodava fino alla Darsena, a sud.
L’obiettivo è quello di creare un canale che riunisca le acque dei fiumi Adda e Ticino e faccia diventare Milano il centro di una rete idrica estesa anche oltre i confini della città. Il progetto, in un’ottica di sostenibilità ambientale, prevede anche la posa di microturbine idrauliche per produrre energia elettrica e illuminare il tratto dei nuovi Navigli. Il nuovo tracciato si estende per un totale di 7,7 chilometri, composto in parte da una nuova tubazione interrata (di due metri di diametro) e da tubazioni già esistenti e in parte da tratti di Naviglio di nuova apertura.
Il progetto prevede la riapertura di cinque tratti del tracciato complessivo.
A che punto siamo?
Nonostante il risultato del referendum, oggi sembra che il progetto si sia bloccato e che siano stati fatti alcuni passi indietro. Il problema principale riguarda la reperibilità dei fondi necessari per la sua realizzazione, stimati intorno ai 500 milioni di euro.
I fondi per la riapertura sono stati chiesti in un primo momento alla Regione Lombardia, la quale, dopo un iniziale slancio positivo e il tentativo di inserirli nel bilancio del 2018, si è tirata indietro. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, nonostante in passato fosse stato un convinto sostenitore del progetto, ha detto che non possono essere sacrificati progetti come la riqualificazione delle periferie della città per la riapertura della tratta dei Navigli. Sala ha però ribadito la sua volontà di portare a termine il progetto e ha promesso di occuparsene nuovamente se verrà rieletto sindaco nel 2021.
Questo e gli altri articoli della sezione Milano e l’acqua sono un progetto del corso di giornalismo 2019 del Post alla scuola Belleville, pensato e completato dagli studenti del corso.