Pietro Anastasi aveva la SLA
Lo ha raccontato il figlio del grande ex calciatore, spiegando che negli ultimi giorni di vita aveva deciso di fare ricorso alla sedazione assistita
Pietro Anastasi, l’ex calciatore morto venerdì a 71 anni, aveva la sclerosi laterale amiotrofica o SLA, nota anche come morbo di Gehrig, e negli ultimi giorni di vita aveva deciso di fare ricorso alla sedazione assistita, per ridurre la percezione del dolore. Lo ha detto il figlio, Gianluca, parlando all’ANSA. La SLA è una malattia generalmente rara ma più comune e precoce tra ex atleti e sportivi, forse per l’attività fisica intensa o i traumi ripetuti. La malattia causa un progressivo deterioramento delle cellule nervose, portando alla perdita del controllo dei muscoli volontari e difficoltà respiratorie, fino alla paralisi. Non esiste una cura, anche se negli ultimi anni la ricerca ha fatto importanti passi avanti.
«Papà aveva la SLA», ha detto Gianluca Anastasi. «Gli era stata diagnosticata tre anni fa dopo essere stato operato di un tumore all’intestino. Gli ultimi mesi sono stati davvero devastanti e lui giovedì sera quando era ricoverato all’ospedale ‘di Circolo’ di Varese ha chiesto la sedazione assistita per poter morire serenamente. Ha scelto lui giovedì sera di andarsene. Ha chiamato mia mamma e ci ha detto di volerla subito».
Anastasi era siciliano ma si era trasferito in Lombardia negli anni Sessanta: esordì in Serie A con il Varese nel 1967, due anni prima di andare alla Juventus, che lo pagò 650 milioni di lire battendo la concorrenza dell’Inter. Anastasi giocò otto stagioni alla Juventus, segnando 78 gol e vincendo tre campionati. Nel 1968 fu tra i convocati della Nazionale che vinse i suoi primi e unici Campionati europei: nella finale ripetuta contro la Jugoslavia segnò il gol del definitivo 2-0. Negli ultimi anni di carriera giocò anche con Inter, Ascoli e Lugano. Dopo il ritiro allenò le giovanili del Varese e divenne opinionista televisivo. Nel 2018 gli era stato diagnosticato un tumore.
«Tutto era cominciato tre anni fa con dei dolori al braccio e alla gamba ma a lui all’inizio non abbiamo detto nulla. Abbiamo fatto altri esami ed è venuto fuori che aveva un tumore all’intestino, anche se persisteva il problema neurologico alle gambe. Comunque papà si è operato e il tumore è stato tirato via. Poi abbiamo fatto altre analisi e approfondimenti medici ed è venuto fuori il problema. Il medico ci ha detto che era SLA ma a papà abbiamo preferito tacerlo». Dopo tre mesi, ha detto il figlio di Anastasi, gli è stata detta la verità. «Ma lui lo aveva già immaginato, perché i problemi nei movimenti erano evidenti. Da allora la cosa è precipitata e gli ultimi mesi sono stati davvero devastanti, perché papà non riusciva più a muoversi e respirava a fatica e si aiutava con l’ausilio di una macchina da cui non riusciva più a staccarsi. Poi gli è stata consigliata anche la tracheotomia ma a quel punto lui ha detto “basta, seguirò il destino della mia malattia”».