Il libro di Benedetto XVI è diventato un caso (chi l’avrebbe mai detto)
Ieri erano usciti alcuni estratti molto critici con i progressisti (e quindi Papa Francesco), oggi i suoi collaboratori cadono dalle nuvole e ritirano la firma dal libro
Aggiornamento del 23 gennaio: Il papa emerito Benedetto XVI ha deciso di rimanere co-autore di Dal profondo del nostro cuore, il libro che nelle scorse settimane aveva causato una polemica interna alla Chiesa cattolica perché contiene critiche molto severe verso la fazione dei progressisti, a cui fa capo Papa Francesco. In un primo momento un suo collaboratore aveva detto che il papa emerito avrebbe chiesto alla casa editrice di rimuovere il nome del papa dalla copertina.
Le cose sono andate diversamente. Il Foglio ha pubblicato la copertina dell’edizione italiana del libro, che uscirà il 30 gennaio ed è stata curata da Cantagalli Editore, e su cui Benedetto XVI appare proprio come co-autore. In un’intervista data al Foglio, il direttore editoriale di Cantagalli ha spiegato che il libro contiene un saggio di Sarah e un saggio di Benedetto XVI, e che «l’introduzione e la conclusione sono state scritte dal cardinale Robert Sarah e sono state lette e condivise dal Papa emerito Benedetto XVI».
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Negli ultimi due giorni è nata una polemica – del tutto prevedibile – intorno a un libro in uscita nei prossimi giorni intitolatoDal profondo del nostro cuore che inizialmente era firmato dal cardinale cattolico Robert Sarah e dal papa emerito Benedetto XVI.
Dopo che alcuni giornali internazionali avevano pubblicato degli estratti del libro molto critici contro l’ala progressista della Chiesa, quella che attualmente fa capo a Papa Francesco, stamattina i collaboratori di Benedetto XVI hanno fatto sapere che chiederanno al cardinale Sarah di togliere il nome del papa emerito dalla copertina, smentendo che fosse a conoscenza del progetto di indicarlo come co-autore. Sarah ha replicato pubblicando su Twitter uno scambio di lettere con Benedetto XVI da cui sembra invece che il papa emerito gli avesse dato il permesso di farlo.
A prescindere da come siano andate le cose, analisti e commentatori delle cose vaticane ritengono che il pasticcio sia frutto di un tentativo – portato avanti da Sarah oppure dai collaboratori di Benedetto XVI – di mettere in difficoltà Papa Francesco. Gli estratti riguardano infatti un tema su cui Francesco dovrà prendere una decisione in queste settimane e su cui la fazione dei conservatori, molto legata a Benedetto XVI, si oppone da tempo: la possibilità di aprire il sacerdozio agli uomini sposati, in casi eccezionali e comprovati.
Negli estratti diffusi due giorni fa, Benedetto XVI scriveva che «lo stato coniugale riguarda l’uomo nella sua totalità, e dato che servire il Signore richiede tutte le risorse di una persona non sembra possibile che le due vocazioni si realizzino contemporaneamente». In un altro punto del testo, ribadisce che il celibato dei sacerdoti debba essere considerato «una necessità». Sono critiche molto precise e dal notevole peso, visto che provengono da un papa emerito e arrivano pochi mesi dopo che il Sinodo – l’assemblea mondiale dei vescovi – ha consigliato a Papa Francesco di permettere la nomina a sacerdoti di uomini sposati in contesti dove il cattolicesimo è emergente ma il personale del clero ancora scarso, come l’Amazzonia.
I contenuti del libro non sono stati smentiti, ma Monsignor Georg Gänswein – segretario particolare di Benedetto XVI e suo storico collaboratore – ha negato che il papa emerito fosse a conoscenza dell’intenzione di Sarah di indicarlo come co-autore del libro (che sembra contenga soprattutto riflessioni di Sarah stesso). In un comunicato diffuso ai giornali, Gänswein scrive che Benedetto XVI «non aveva approvato alcun progetto per un libro a doppia firma né aveva visto e autorizzato la copertina», e che in mattinata aveva contattato Sarah per chiedere agli editori «di togliere il nome di Benedetto XVI come coautore del libro stesso e di togliere anche la sua firma dall’introduzione e dalle conclusioni […] Il testo che Benedetto ha mandato al cardinale è un testo suo che rimane, è lui l’autore di questo testo e non degli altri testi».
Sarah, però, ha pubblicato uno scambio di lettere avuto con Benedetto XVI da cui sembra emergere una versione diversa. In un documento datato 25 novembre 2019, Benedetto XVI scrive a Sarah che «il testo può essere pubblicato nella forma da lei prevista». Poche ore dopo, ha fatto sapere che nell’edizione finale Benedetto XVI sarà indicato soltanto come l’autore di un contributo all’interno del libro. «A questo punto bisogna scegliere se credere alla parola di Gänswein o a quella di Sarah», ha sintetizzato Joshua McElwee, corrispondente vaticano per il National Catholic Reporter.
Attacks seem to imply a lie on my part. These defamations are of exceptional gravity. I give this evening the first proofs of my close collaboration with Benedict XVI to write this text in favor of celibacy. I will speak tomorrow if necessary.+RS pic.twitter.com/EjD9K0Uc0D
— Cardinal R. Sarah (@Card_R_Sarah) January 13, 2020
La possibilità che Benedetto XVI abbia scritto le pagine che appariranno nel libro Dal profondo del nostro cuore è verosimile: i libri di teologia ospitano spesso contributi e riflessioni del genere, scritte da persone diverse dall’autore. Va capito chi ha avallato la decisione di indicarlo come co-autore: se lo stesso Benedetto XVI – che quindi avrebbe cambiato idea dopo avere osservato le polemiche nate dagli estratti – se i suoi collaboratori, o Sarah stesso. Mentre le condizioni fisiche e mentali di Benedetto XVI non sono note, probabilmente sia i suoi collaboratori sia Sarah erano consapevoli delle polemiche che avrebbe causato un libro co-firmato dal papa emerito su un tema così delicato come il celibato nel sacerdozio.
Francesco Peloso, vaticanista che ha collaborato con Internazionale e Vatican Insider, ha scritto su Twitter che Gänswein «si è stufato di usare lo pseudonimo», un modo sarcastico per dire che la manovra sia opera dello storico collaboratore di Benedetto XVI (poche ore prima Peloso aveva scritto che dubitava che il papa emerito fosse «capace di intendere e di volere»). Matteo Matzuzzi, vaticanista del Foglio, ha lasciato intendere che se davvero Benedetto XVI fosse ostaggio di Gänswein, non si capisce perché sarebbe intervenuto per rimuovere il nome del papa emerito dagli autori del libro.