I fiori più grandi del mondo puzzano
Sono larghi più di un metro, somigliano a un fungo velenoso e vivono nel Sudest asiatico
Il 31 dicembre 2019 nella provincia della Sumatra Occidentale, in Indonesia, è sbocciato un fiore particolare, il più grande mai misurato della specie Rafflesia tuan-mudae: il genere a cui appartiene, Rafflesia, è quello dei fiori più grandi del mondo. Sono piante parassite che ricordano un po’ un fungo velenoso e se siete dei frequentatori del genere potrebbero farvi pensare al Pokémon Vileplume, dato che ne hanno ispirato l’immagine: hanno cinque petali spessi, rossi con macchie bianche.
Il fiore sbocciato l’ultimo giorno dell’anno scorso ha raggiunto un diametro di 111 centimetri, quattro in più rispetto al record precedente della sua specie.
I fiori del genere Rafflesia sono noti anche per il cattivo odore che emanano, simile a quello di carne in decomposizione. Dal punto di vista evoluzionistico è un vantaggio: grazie a quest’odore, i fiori attraggono gli insetti impollinatori che la loro specie usa per riprodursi.
L’aspetto più interessante di queste piante, comunque, è il modo in cui crescono. Non hanno foglie e neppure steli per i fiori, né radici: il “corpo” della pianta infesta radici e steli di altri tipi di piante, per esempio i rampicanti del genere Tetrastigma. Immaginatevi un fusto di una pianta al cui interno si sviluppano dei filamenti che sono il fusto di un’altra pianta.
Solo quando sono pronte per riprodursi, le Rafflesia fuoriescono dalla pianta che infestano: prima si forma un bocciolo, che come un’escrescenza esce dal rampicante. Nel corso di un anno il bocciolo cresce fino a quando non è pronto a schiudersi nel fiore, e comincia il processo attraverso cui il fiore sfiorisce: dura circa una settimana e spesso capita che topi o cinghiali se lo mangino.
L’odore dei fiori di Rafflesia migliora mentre i fiori stessi stanno marcendo, diversamente da quanto succede di solito.
Il fiore di Rafflesia tuan-mudae che in precedenza deteneva il record di diametro era stato trovato esattamente nello stesso punto di quello misurato il 31 dicembre: è possibile che appartenga alla stessa pianta.
Le piante di Rafflesia non sono conservate in nessun orto botanico al mondo: essendo piante parassite, il processo di conservazione sarebbe molto complicato, ha spiegato un articolo di Atlas Obscura: bisognerebbe prima crescere una pianta della specie di cui sono parassite e poi “infettarla” con la Rafflesia. Perché le cose funzionino, inoltre, bisogna conoscere a fondo le condizioni in cui sia la pianta parassitata sia la Rafflesia possano vivere bene, e crescere.
E poi controllare l’espansione del genere Tetrastigma, come nel caso di tanti altri rampicanti, non è semplice.
In molti orti botanici del mondo c’è un altro tipo di pianta che condivide con le Rafflesia il soprannome di “fiore cadavere”, per via dell’odore che emana, e per la grandezza dei suoi fiori: è l’Amorphophallus titanum, o aro titano, che a sua volta si può trovare nelle foreste del Sudest asiatico.
A guardarne le fotografie si potrebbe pensare che i fiori più grandi del mondo siano quelli di questa specie: non è così, perché tecnicamente queste piante non producono un singolo grosso fiore, ma tanti piccolissimi fiori su una più grande struttura, un’infiorescenza. Quella dell’aro titano può arrivare a 3 metri e mezzo di altezza e pesare più di 70 chilogrammi.