La redazione di Lettera43 e LetteraDonna ha proclamato tre giorni di sciopero
La redazione di Lettera43 e LetteraDonna ha proclamato tre giorni di sciopero dopo la decisione della società editoriale News3.0 di chiedere la Cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) a zero ore per una riorganizzazione aziendale. Il provvedimento, si legge nel comunicato della redazione, coinvolge 8 giornalisti sugli attuali 14 assunti, cosa che con le dimissioni di un altro lavoratore «ridurrebbe l’organico a sole cinque unità»:
«La redazione considera gravissime e sproporzionate le misure, che tra l’altro non sono stato oggetto di discussione o trattativa con l’azienda per cercare eventuali alternative possibili. In gioco, oltre al posto dei giornalisti, c’è anche la sopravvivenza delle testate Lettera43.it e LetteraDonna.it che dopo anni di lavoro vengono così di fatto smantellate o chiuse».
Le motivazioni che hanno portato alla decisione di chiedere la Cigs, si dice, sarebbero una scusa «per nascondere incapacità manageriali e per falcidiare in questa misura il corpo redazionale, che tra l’altro negli anni e tra diverse difficoltà, ripetute riduzioni di organico e licenziamenti improvvisi non ha mai fatto mancare il suo apporto e la sua professionalità, a ogni ora del giorno e della notte, in ogni giorno dell’anno e fuori dalle mansioni contrattuali».
E ancora: «Ora i redattori pagano sulla loro pelle le ripercussioni di vecchie esperienze fallimentari, come FreeJourn, Pagina99, Sextelling, ExpoNotizie e altri progetti abortiti negli anni che hanno portato allo sperpero di risorse e alla perdita di opportunità di investimenti, a cui si sono sommate le ultime scelte che si sono rivelate profondamente sbagliate, come la decisione di affidarsi a un inefficace restyling del sito e a un disastroso Content management system che ha impattato negativamente sulle prestazioni del quotidiano online, sul lavoro dei giornalisti e sui risultati in termini di traffico, mentre nessuno di chi ha preso le suddette decisioni ha subìto conseguenze».